mercoledì 10 febbraio 2010

Restaurato il fossato del castello Ursino di Catania


Opera importante per il prestigio della città


Restaurato il fossato del castello Ursino


I fondi POR dell'Unione Europea ben spesi dal governo Lombardo che ha investito con intelligenza nella valorizzazione
del nostro patrimonio artistico - Visibili le fortificazioni cinquecentesche -
 
Finalmente, dopo anni di incuria, quel monumento glorioso della storia di Sicilia che è il castello Ursino, il quale fu sede dei Sovrani dell'Isola e dove si amministrò, nel secolo XIV e XV poiché nelle sue vetuste sale ebbe sede il Parlamento, il governo di Trinacria, vede la non superficiale attenzione della politica: oltre le feste, le mostre pur necessarie e doverose, il maniero necessitava di un intervento che riprenda quel risorgimento laico verso il nuovo suo splendore. L'assessorato alla Cultura della Regione, diretto da Lino Leanza, con lo sprone indispensabile del Presidente Raffaele Lombardo, ha colmato ale grave lacuna, dando incarico alla sezione tecnica della Soprintendenza di Catania, la quale -nei mesi scorsi- ha ultimato i lavori, finanziati dai fondi POR dell'Unione Europea, restaurando ed aprendo al pubblico nella seconda decade di novembre il fossato -parte est e sud- del castello Ursino di Catania, che mette a nudo, dal travasamento lavico del 1669, le antiche fortificazioni del XVI secolo, opera del Viceregno di Spagna per arginare le incursioni dei pirati barbareschi, che circondavano il maniero prima della colata che le sommerse, nonché fa emergere una curata garitta secentesca, detta della Vela (nome della vicina via). Le opere di restauro sono state inaugurate dall'Assessore Leanza, e consegnate successivamente alla città, con la partecipazione di alcune scolaresche.
Siamo stati, come sempre, di persona a verificare: è un bel lavoro. Anche se la stampa locale non diede, a nostro avviso, il meritevole risalto. Forse sarà l'invidia di coloro i quali, disastrando l'antica e splendida Villa Bellini, si dovrebbero vergognare innanzi a chi invece riesce nei fatti e senza chiacchiere a raggiungere evidenti risultati. Il cittadino può giudicare anche da tale operazione come l'intiero quartiere che ruota attorno al castello, benefici delle opere di restauro del fossato, in quanto esso può essere mèta non solo dei ragazzi del rione che hanno un ulteriore luogo di ricreazione, ma anche piacevole 'gita' domenicale per coloro, e son molti con meraviglia di alcuni, che poco o punto conoscono i segreti od hanno visitato il glorioso monumento. Molto altro v'ha da fare: informare meglio e densamente il pellegrino con pubblicazioni ad hoc che non siano solamente testi accademici nè succinti resoconti scopiazzati da veccchie mappe; incrementare il personale del castello e la vigilanza. Festina lente, ma con estremo giudizio. Senza dimenticare mai il passato, il quale ci narra che la prima sistemazione completa del fossato, nonché il completamento e la cura perfetta della piazza Federico di Svevia -i cui aggiustamenti successivi non fanno testo- furon svolti per mera volontà del governo Fascista negli anni 1930-34, raggiungendo i risultati di bellezza ancor ora visibili; in quel contesto venne creato e formato il Museo Civico del castello -poi le note vidende-, e solennemente inaugurato dal Re Vittorio Emanuele III, giunto a Catania il 20 ottobre 1934: sotto una fitta pioggia, la piazza, scrivono i cronisti dell'epoca, era gremita di ombrelli. Recita la lapide dell'evento, che può leggersi nella quadrata corte: "Questo castello, eretto da Federico II di Svevia a difesa della città, offre sicuro asilo alla corte aragonese nelle tempestose lotte di parte; reggia fortezza caserma nei sette secoli di sua vita, conobbe l'ira degli elementi, gli oltraggi degli uomini e del tempo; il Comune di Catania auspice il Ministro dell'Educazione restaurava il vetusto edificio per custodirvi cimeli di storia, celebrandone la rinascita all'augusta presenza di S.M. Vittorio Emanuele III addì 20 ottobre MCMXXXXIV, duce Benito Mussolini, anno XII e.f."
Le opere che si disvelano all'occhio del passeggiero, come si evince anche dalla istantanea qui publicata, sono importanti per la storia cinquecntesca di Catania: le mua infatti vennero erette nel 1541 su ordine del Viceré spagnolo Giovanni De Vega, e vennero 'censite', insieme alle porte d ai bastioni civici, nel 1621 in una relazione dell'ingegnere Lucadello. Sommerse, come cennavasi, dalla distruttiva colata lavica del XVII secolo che trasformò il castello da baluardo sul mare a fortilizio cittadino, riemergono da un oblìo durato secoli, per esser conservate quale testimonianza bellica di sublime valore. Non solo: esse evidenziano la srietà del egio Governo di Sua Maestà il Re delle Spagne, nel provvedere alla guarentigia dei propri domini, anche se le spese per l'erezione delle mura furono affrontate dai siciliani, in ogni cità ove si provvide a tale atto. Quindi in certo qual senso oprava già all'epoca l'autonomìa viceregia, come gli storici coevi e successivi dimostrano. Ben sarebbe anche illminare quei secoli che non furono per nulla di silnzio, almno sotto il rispetto culturale, per la Sicilia: sia bastevole il nome del sommo scienziato Giovan Battista Hodierna, che da Palma di Montechiaro dissertando sulle ottiche al pari di Galilei, era tra le intelligenze di spicco del periodo, pur senza mai muoversi dal suo paese.
La Sicilia, da Catania a Palermo a Siracusa e Trapani, è come si sa oltremodo ricca di tali testimonianze storiche, che è assaj bene riprendere, quel minimo di opera conservativa che rimane senza stravolgerne il senso (come a volte è stato fatto) e le intenzioni degli antichi costruttori, ai fini di elevazione morale del popolo siciliano. Il quale ne ha, oggi forse più di jeri, estremo bisogno.


Barone di Sealand


(pubblicato su Sicilia Sera n°325 del 7 febbrajo 2010; l'istantanea è dell'autore del blog)
 
 
 

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