sabato 16 dicembre 2017

Il trofeo di acconciature maschili e femminili Trinacria dell'ANAM a Catania



IL TROFEO DI ACCONCIATURE MASCHILI E FEMMINILI TRINACRIA DELL’ANAM A CATANIA


Si è svolta nei giorni scorsi a cura dell’Accademia Nazionale Acconciatori Misti Centro di Catania, la IX edizione del Trofeo Trinacria, il concorso regionale di acconciatura maschile e femminile.

Si è svolta nei giorni scorsi a cura dell’Accademia Nazionale Acconciatori Misti Centro di Catania, la IX edizione del Trofeo Trinacria, il concorso regionale di acconciatura maschile e femminile. Vi è stata anche la tradizionale presentazione della collezione moda ANAM capelli 2017/18 ad opera dei maestri acconciatori A.N.A.M, in apposito salone  del Catania International Airport Hotel su iniziativa del presidente dell’A.N.A.M Salvo Ruffino. Fra gli ospiti, Floriana Franceschini, presidente provinciale della Confederazione Nazionale dell’Artigianato di Catania e Alberto Montecroci, amministratore delegato di Parruchierando.com. Guest star della manifestazione Daniela Sperotto, campionessa mondiale e trainer del team A.N.A.M Italia. Sul palco anche i noti Violinisti in Jeans, Angelo Di Guardo e Antonio Magrì, hanno condotto la seconda parte della manifestazione le sorelle Vanessa e Manuela Melita. Questi i vincitori: 1° Giovanni Bellavia; 2°Daniele Zummo; 3° Domenico Cirino. Per la prova Urban Style Uomo sette calassificati: 1° Carmelo Grasso; 2° Massimo Crisafulli; 3° Salvatore Genio; 4° Michele Matarazzo; 5° Andrea Ganci, 6° Federico Cirami; 7° Francesco Gagliano. E infine per la provaBrushing Donna: 1° Alessandro Centamore; 2° Serena Calcagno; 3° Lorena Maccarrone.

Se è un dato di fatto incontrovertibile che le acconciature maschili e femminili, sin dai tempi primevi, sono oggetto di attenzione, “culto” in certo senso e bellezza, specie da quando il mondo occidentale si è universalizzato con la cultura ellenica e romana (si pensi alla mitica Cleopatra che doveva avere fior di acconciature, oltre al resto, per avere ai suoi piedi due uomini eccezionali del calibro di Giulio Cesare e Marco Antonio…), oggi tale celebrazione della immagine, si fa sostanza. Per cui, facendo una capatina personale all’evento, abbiamo potuto renderci conto, sbirciando anche nel cosiddetto “backstage”, ben accolti dal Presidente Ruffino e dall’entourage, di quanto sia importante tale settore anche per chi non vi fa caso o lo vive alla lontana, nella società contemporanea, che ha -a differenza dei tempi precristiani e della fine settecento: prima vi fu, si sa, un immenso “corto circuito” per quanto concerne questi temi- la forza propulsiva e impressionante della telecomunicazione di internet e dei telefonini, i quali amplificano massimamente ciò che in epoche diverse era solo tramandato oralmente od al più, dipinto.   Per cui è necessaria la giusta riflessione intorno a  tali eventi, plaudendo alle associazioni, come l’ANAM, che portano avanti positivamente il buon nome della Sicilia e dell’Italia, nel mondo.

lunedì 11 dicembre 2017

La prima di "Vedova Allegra" al Bellini di Catania


INTENSA E PARTECIPATA PRIMA DI “VEDOVA ALLEGRA” CON LA REGIA DI SGARBI AL BELLINI DI CATANIA


Allestimento che rispetta la classicità dell’Ars Decò al cui tempo nacque, pubblico delle grandi occasioni alla première dell’ultima opera della stagione 2017 del teatro Bellini di Catania, sera del 10 dicembre, con “Vedova Allegra” di Franz Lehar, l’operetta più conosciuta e rappresentata del repertorio del compositore austriaco. 


Allestimento che rispetta la classicità dell’Ars Decò al cui tempo nacque, pubblico delle grandi occasioni alla première dell’ultima opera della stagione 2017 del teatro Bellini di Catania, sera del 10 dicembre, con “Vedova Allegra” di Franz Lehar, l’operetta più conosciuta e rappresentata del repertorio del compositore austriaco. A Catania mancava da anni, e questo grande ritorno, per la regìa di Vittorio Sgarbi (presente all’opera nella duplice veste di neo Assessore regionale ai beni Culturali della giunta di Nello Musumeci) si è rivelato all’altezza delle aspettative di un pubblico qualificato il quale, dalla platea al loggione, non ha mancato, in una fredda serata semi invernale, di far sentire il proprio calore agli interpreti attori cantanti e tutta la compagnia, che ha voluto rappresentare la notissima operetta inno all’amore nella sua forma più tradizionale, infarcita da intrecci e giravolte ove si notava non tanto l’esprit dell’epoca (la prima rappresentazione di Vedova è del dicembre 1905, diretta dallo stesso autore), quanto la universalità di certe situazioni, amori e “menàge a trois” che non hanno tempo né barriere sociali.
È chiaro che la storia del Pontevedro fallito che aspetta come una mànna i milioni della ricca vedova Anna Glawari che si dà bel tempo coi molti corteggiatori, anche se ha nel cuore il Conte Danilo, è eco di giorni in cui le Monarchie erano al centro del tessuto sociale europeo con ciò che comporta: Pontevedro per noi italiani vuol dire il piccolo Montenegro da cui provenne la Regina Elena di Savoia, dama della Carità e benefattrice del popolo. Ma anche appare evidente che le potenzialità vocali della soprano splendida Silvia Dalla Benetta, risultarono trasparenti e senza sbavature, sia nelle arie conosciute come la canzone della Vijlna, che in altre parti dell’opera, la quale originariamente in tre atti, qui si è “letta” in due coi suoi tempi e adattandola agli anni post duemila, nel libretto almeno. Il testo tedesco è stato trasposto in italiano (con dei sottotitoli in lingua inglese a nostro parere superflui sopra il palco; scorreva anche il testo italiano non sempre eguale al recitativo degli attori); voce maschile bellissima quella del Conte Danilo, in questo caso interpretato dal grande tenore Fabio Armiliato, qui nelle vesti operettistiche, dopo i suoi innumerevoli successi in tutto il mondo, sia da solista che accompagnato, sino alla immatura dipartita, dalla compagna d’arte e di vita Daniela Dessì, le cui doti umane e sopranistiche non rimpiangeremo mai abbastanza. Armiliato fu un Danilo perfetto, seppure proprio la parte del Conte non consente al massimo l’espressione delle qualità vocali del nostro artista, le quali tuttavia chi conosce, non può che superbamente apprezzare (basti pensare ai suoi ruoli in opere sia belliniane che di Giordano e altri).   Il personaggio di Danilo afferma di “innamorarsi sempre, fidanzarsi raramente, sposarsi… mai!”, ed è filosofia di vita anche se alla fine, sia per motivi strategici che sentimentali, cede all’agognato matrimonio con Anna: metafora dell’Essere ove, ieri come oggi, se alcuni non hanno pazienza di attendere i tempi giusti e immaturamente scappano via prima, tale connubio -che Armiliato tracciò sapientemente- non può che intonare l’imenèo della Vita immortale, nelle armonie dei ritrovati cuori di chi prima si amò, si è ritrovato e non più si lascerà.


La novità in versione sicula, anzi catanese, la diede l’estroso Sgarbi nella figura del servo Njegos, in cui vedemmo un Tuccio Musumeci, attore conosciutissimo dal pubblico locale per i suoi ruoli nel teatro dialettale allo Stabile e in lingua, da oltre sessanta anni (l’ultra ottantenne Tuccio saltò e ballò con grande serenità)  sui palcoscenici, recitare in inserzioni di lingua dialettale che avrebbero fatto rabbrividire il povero Meilhac (e provocato l’irruzione delle SS hitleriane, il Fuhrer amava alla follìa quest’opera), ma in una città che ha bisogno di indugiare a certa “catanesità spicciola”, chiamiamola così, è stata ben accetta, anzi premiata da intensi applausi.
Da registrare l’ottima esibizione canora e recitativa del nostro tenore etneo Riccardo Palazzo nel ruolo del Visconte di Cascada, che fece bellissima impressione di scioltezza vocale ed aglità scenica, perfetto “serafino” della bella Anna, e del mezzosoprano Sabrina Messina, anche lei bella voce siciliana, che fu all’altezza delle aspettative in Praskovia.  Bravo e spigliato Armando Ariostini nel ruolo del Barone Zeta, incisivo Emanuele d’Aguanno in Rossillon, ottima la nostra soprano Manuela Cucuccio nel ruolo di Valencienne, lode al direttore Andrea Sanguineti, attenta la Maestra del Coro Gea Garatti (l’allestimento è della fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, voluto proprio da Sgarbi), cast bene organizzato, finale con lancio di fiori uso nordico, hanno suggellato la chiusura dell’operetta, ove l’aria più applaudita fra Armiliato e Dalla Benetta, “Tace il labbro…”, venne a sigillare il cerchio di quei palpiti dell’anima che se vi si crede mai tramontano; se nella malinconia della sera, “il valzer è un sentimento che si balla”, come recita il testo di Vedova, si augura che qualche sprazzo di umanità sia rimasto nei partecipanti (e in coloro che seguirono in diretta l’opera dal maxischermo allestito in piazza Università per amplificare l’evento), poiché in tempi avari di sentimento e densi di ipocrite maschere, si ha estrema necessità di intonare novellamente inni di purezza, che il messaggio intimo di Vedova Allegra contiene.
    http://www.globusmagazine.it/124027-2/#.Wi6IuUribIU

lunedì 4 dicembre 2017

Concerto organistico di musica sacra, chiesa di San Nicolò l'Arena, Catania 7 dicembre 2017 ore 20,30


Riceviamo e pubblichiamo:









mercoledì 22 novembre 2017

"Giovani e musica sacra", coinvolgente concerto a San Nicola l'Arena






“GIOVANI E MUSICA SACRA”, COINVOLGENTE CONCERTO A SAN NICOLA L’ARENA


Nell’ambito della rassegna culturale offerta dalla Rettorìa della monumentale chiesa di San Nicola l’Arena di Catania, che fu centro della religiosità benedettina, si svolse la sera del 16 novembre un notevole concerto dal titolo “Giovani e musica sacra”

Nell’ambito della rassegna culturale offerta dalla Rettorìa della monumentale chiesa di San Nicola l’Arena di Catania, che fu centro della religiosità benedettina, si svolse la sera del 16 novembre un notevole concerto dal titolo “Giovani e musica sacra”, cui hanno partecipato la Link Young Orchestra, formata dai più virtuosi elementi dell’Istituto Turrisi Colonna di Catania. Introdotto dall’eccellente Monsignor Gaetano Zito, Vicario pastorale per la Cultura della Diocesi di Catania e rettore della Chiesa, il concerto, egli precisò  con attenta passione, “ha sempre un carattere pastorale e vuole elevare lo spirito verso la visione religiosa della vita”, così educando grandi e piccoli, attraverso l’amore per la musica, classica e sacra, a quella specie divina che è in noi ma a volte viene perduta. Lo scopo dei concerti a San Nicola, oltre a ciò, è anche pratico, ha spiegato Monsignor Zito: chi vuole può contribuire al pranzo per i poveri, che a Natale vengono ospitati sotto la navata centrale del tempio, per quel gesto di solidarietà e amore che l’insegnamento cristiano legge come essenziale.
Il programma del concerto fu articolato e composito: dal canto scritto dal Maestro Paolo Cipolla e da lui diretto, all’Ave Verum di Mozart;  la cantante Laura Sfilio ha interpretato un testo tratto dalle Confessioni di Sant’Agostino, il soprano Martina Scalia ha cantato Martirio e Gloria di Sant’Agata di Antonio Macri’, Maria Cristina Litrico, Antonella Leotta, Grace Previti hanno eseguito il Magnificat di Frisina; il gruppo degli insegnanti, tra cui i violinisti Angelo Di guardo e Antonio Macrì, hanno donato brevi pezzi di colonne sonore famose, i ragazzi si sono distinti nella danza ungherese di Brahms. Il tutto diretto dal musicista e compositore Franco Lazzaro che ha curato l’orchestrazione e che assieme alla prof.ssa Mariella Milone coordina le iniziative artistico-musicali della rettoria di San Nicola.  Un foltissimo pubblico ha tributato calorosi applausi agli artisti, e con la partecipazione straordinaria della compagnia del Teatro Ambasciatori (fra cui l’attore Emanuele Puglia), la quale ha donato alcuni brani in anteprima della commedia musicale “I promessi sposi, amore e provvidenza”  in scena dal 24 novembre, la serata è stata intensa e molto gradevole, confermando la positiva scelta di San Nicola nell’aprire alla comunità il tempio, sempre ad ingresso gratuito in ossequio al Vangelo (“gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”) e alle virtù dell’Armonia che solo la musica può donare a chi possiede gentilezza di cuore.   Le attività musicali sacre a San Nicola proseguiranno a dicembre con intenso fervore, in preparazione del Santo Natale.

lunedì 13 novembre 2017

Link Young Orchestra, Concerto, Chiesa San Nicolò la Rena Catania 16 novembre 2017 ore 20,30


Riceviamo e pubblichiamo:

Carissimi amici siete tutti invitati 

al concerto presso la Chiesa di San Nicola la Rena della 

           Link Young Orchestra

giovedì 16 novembre 2017 ore 20,30

          
          Ospiti della serata la corale polifonica Doulce Mémoire, la Compagnia del Teatro Ambasciatori 
   
          e le voci di Laura Sfilio, Maria Cristina Litrico, Antonella Leotta, Grace Previti e Martina Scalia


Immagine incorporata 1

venerdì 3 novembre 2017

Intensa cerimonia a San Nicola l'arena in onore dei Caduti


INTENSA CERIMONIA IN ONORE DEI CADUTI A SAN NICOLA L’ARENA


Nella monumentale chiesa di San Nicola l’Arena di Catania che, sin dal maggio 1930, quando venne inaugurato alla presenza augusta di Sua Mestà il Re Vittorio Emanuele III, ospita il Sacrario dei Caduti locali delle guerre mondiali, si svolse la mattina del 2 novembre, la Santa Messa di precetto per commemorare quanti  immolarono la loro vita per la Patria.




Nella monumentale chiesa di San Nicola l’Arena di Catania che, sin dal maggio 1930, quando venne inaugurato alla presenza augusta di Sua Mestà il Re Vittorio Emanuele III, ospita il Sacrario dei Caduti locali delle guerre mondiali, si svolse la mattina del 2 novembre, la Santa Messa di precetto per commemorare quanti  immolarono la loro vita per la Patria. Quest’anno la funzione fu particolarmente intensa e partecipata, celebrata dall’Arcivescovo Metropolita di Catania Monsignor Salvatore Gristina, coadiuvato dal Rettore di San Nicola e Vicario per la Cultura, Monsignor Gaetano Zito; vi presero parte il Sindaco di Catania avv.Enzo Bianco, con fascia tricolore, il Questore  Gualtieri, le massime autorità militari (anche perchè la cerimonia da qualche tempo è organizzata dal Comando del Presidio Marittimo unitamente alla Prefettura), le Associazioni d’Arma. Fra queste, presenti l’Istituto per il Nastro Azzurro, l’Associazione Carabinieri, l’Associazione Polizia di Stato (col Commissario Chiapparino), l’associazione Bersaglieri, l’Associazione Aeronautica, l’Associazione Nazionale del Fante (col Commissario per Catania Cav.Dott. Francesco Giordano), l’associazione Arma di Cavalleria, l’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon Delegazione etnea (col Delegato Cav.Uff. Salvatore Caruso).
Dopo l’omelia ove Monsignor Gristina ha voluto ricordare quanto sia stato importante il sagrifizio dei giovani  eroi per il suolo patrio, la foltissima comunità dei convenuti (tra i presenti, il professor Giuseppe Adernò responsabile per Catania UNCRI e UCSI, Suor Maria Trigila FMA della Comunità di Sant’Egidio già direttrice dell’Istituto Maria Ausiliatrice di Catania), ascoltando il gruppo di voci bianche dei ragazzi dell’Oratorio San Filippo Neri “vecchio” di via Teatro greco, con all’Organo monumentale il Maestro Paolo Cipolla, si è recata all’interno del Mausoleo, ove innanzi all’altare è stato suonato il silenzio d’ordinanza e impartita dall’Arcivescovo Gristina, la solenne benedizione ai Caduti, molti decorati di medaglie al valore, tutti accomunati dal silente eroismo di coloro che compirono unicamente il loro dovere. Nel sacro frangente, si ricordarono anche i Dispersi, coloro che non abbero la gioia dell’urna e che più non tornarono, tragedia nella tragedia e massimo olocausto: a loro, simboleggiati dal Milite Ignoto, si è involato il pensiero devoto della comunità catanese che non dimentica i suoi eroi, i quali negli immani e sanguinosi due conflitti del XX secolo, caddero per donare ai posteri, la Libertà la Civiltà e l’Onore, valori oggi in parte dimenticati e da riscoprire: in ciò, il senso di attualità di tali cerimonie.

venerdì 6 ottobre 2017

AssoFante Catania ricorda il grandissimo attore Angelo Musco ad ottanta anni dalla morte




AssoFante Catania ricorda il grandissimo attore Angelo Musco  ad ottanta anni dalla morte

Il 6 ottobre 1937 moriva a Milano, alla fine dell'ennesima rappresentazione teatrale, il "maestro del riso" (come lo chiamò D'Annunzio) Angelo Musco, all'età di 66 anni, improvvisamente.   Era davvero il beniamino del pubblico nazionale dopo il debutto milanese del 1915, dalla nascita nella calda Catania del 1871 nel quartiere popolare del fortino, in quella via Fortino Vecchio angolare a via Garibaldi che ancora lo ricorda con una lapide nella casa natale, ultimo di numerosissima prole. Catania, Messina, la Sicilia, l'Italia tutta, varie nazioni del mondo, furono il palcoscenico ove esplicò l'immesa arte mimica e scenica, degno erede del grandissimo attore tragico Giovanni Grasso, anche lui catanese, di cui fu allievo (e del quale divenne parente). Musco è stato un autentico genio della comicità mondiale, anche se oggi un po' se ne è persa la memoria; per fortuna i pochi films che girò negli anni Trenta, tratti dalle commedie che lo resero famoso scritte appositamente per lui da quei luminosi scrittori che furono Nino Martoglio e Luigi Pirandello, ne serbano in eterno il ricordo visivo e consentono di rendersi conto della grandezza della sua Arte, appassionante per i gusti del pubblico dell'epoca.
La sezione di Catania della Associazione Nazionale del Fante, per l'amore di Angelo Musco verso la Patria e le tante testimonianze della sua vicinanza al popolo, in occasione degli ottanta anni dalla dipartita, intende così degnamente ricordarlo.
Fra l'altro nessuno rammenta, ma egli lo ha scritto orgogliosamente nel volume autobiografico "Cerca che trovi...", vergato dal Serretta ed edito nel 1929 da Cappelli, la sua devozione ed amicizia per la Real Casa di Savoja, che lo tenne sempre in grandissima considerazione: dedicò Musco un intiero capitolo del libro all'amore intenso per i Reali, che lo invitarono a Corte a rappresentare le commedie, nonché ai matrimoni delle Principesse Jolanda e Mafalda; Musco fu anche insignito delle onorificenze di Commendatore della Corona d'Italia e di Grande Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, di cui andava orgogliosissimo, come si vede dalla foto che qui riproduciamo, ove le decorazioni sono in bella mostra. "Presentarsi davanti al Re e alla Regina... pareva un sogno. Signori miei, dovete pensare che cosa vuol dire per noi siciliani il concetto di Re. Si sa bene che tutta l'Italia è monarchica e dà magnifici esempi di attaccamento e di devozione alle loro Maestà; ma in Sicilia questi sentimenti sono radicati in maniera così tradizionale e profonda che i Sovrani vengono considerati come al di fuori della comune umanità, come personaggi talmente elevati che non si immagina neppure di potere avere con essi rapporti che non siano di sudditanza e di ammirazione": così Musco scrive a pagina 149 di "Cerca che trovi...".  Doveroso ricordarlo perchè per troppo tempo questo aspetto del Musco monarchico e insignito degli Ordini di Savoia, è andato in oblio.
Angelo Musco è sepolto nel Cimitero di Catania in fondo al viale degli uomini illustri, nella cappella di famiglia ove anche riposa l'omonimo figlio Angelo jr, noto musicista che fu direttore artistico del Teatro Bellini di Catania negli anni '60, scomparso prematuramente. Il giardino Bellini della città dell'elefante ha nel viale dei personaggi celebri, un busto che lo ricorda; necesse est, perpetuarne la memoria, perché la gioia del sorriso che ci donò, è immortale. Così diremo ancora una volta: Angelo Musco, catanese: Presente, Presente, Presente!

                                                                                                       FGio

http://assofantecatania.blogspot.it/2017/10/assofante-catania-ricorda-il.html

lunedì 2 ottobre 2017

Intensa cerimonia al Capitolo degli Ordini Dinastici di Savoia 2017 a Ginevra






               Intensa cerimonia al Capitolo degli Ordini Dinastici di Savoia 2017 a Ginevra

Una cerimonia intensa e di grande coinvolgimento fideistico ed emotivo, è stata quella svoltasi  sabato 30 settembre all'Hotel Intercontinental di Ginevra, in occasione del capitolo degli Ordini Dinastici di Casa Savoja, quest'anno in Svizzera, terra da sempre ospitale per la Famiglia Reale sabauda.  Oltre 250 partecipanti di altissimo livello, giunti da ogni continente, riuniti nel salone prestigioso con le luci della italica bandiera, hanno dato lustro all'evento che ha visto la rimessa dei diplomi dell'Ordine al Merito Civile di Savoja, rifondato da SAR il Principe Vittorio Emanuele nel 1988, nonché delle decorazioni dello stesso e dei diplomi ed avanzamenti dell'Ordine dei santi Maurizio e Lazzaro.
Le milizie di Casa Savoja, nell'ottica del rinnovamento e della Tradizione, si sono riunite sulle Alpi ginevrine in clima di gaja festa, come accade ogni anno, per stringersi sempre più vicino alla Real Famiglia, in questa occasione rappresentata dal Principe Vittorio Emanuele, Gran Maestro degli Ordini, da SAR il Principe Emanuele Filiberto, dal Gran Cancelliere SE Johannes Niederhauser che consegnò direttamente i diplomi, nonché dalla presenza molto gradita di SAR la Principessa Maria Pia di Savoja, sorella maggiore del nostro Principe, e di SAR Sergio di Iugoslavia, figlio della Principessa Maria Pia. 
La consegna dei diplomi, secondo un perfetto protocollo, è stata semplice ma molto suggestiva: tra gli insigniti siciliani,  Delegazione  molto attiva capitanata dall'avv. Francesco Atanasio di Siracusa e dal Vicario per Catania Avv.Giovanni Vanadia, i presenti furono i proff. Bellinghieri e Savica di Messina, lo stesso Vanadia insignito del grado di Commendatore OMS, il signor Giuseppe Campanella della provincia etnea Cavaliere OMS e il Dottor Francesco Giordano di Catania, Cavaliere OMS, per le loro fattive e concrete benemerenze verso la Real Casa.   L'Ordine al Merito di Savoia, istituito "in seno" all'Ordine Civile secondo lo Statuto, è di esso la forma moderna e merita ampia conoscenza: si pensi che Cavalieri dell'Ordine Civile di Savoja, istituito da Re Carlo Alberto, furono nominati, tanto per fare tre nomi, Gioacchino Rossini, Giuseppe Verdi e Giovanni Pascoli. sicchè è grande la degnazione per esser, col poeta, "tra cotanto senno".
Molte le soavi ed elegantissime signore e signorine intervenute, non citiamo nessuna per non far torto alla muliebre bellezza di ciascuna, che è universale; fra i presenti quasi tutti i Delegati italiani, tra cui Stefano Di Martino della Lombardia, l'attivissimo Alessandro Santini della Toscana; tra gli altri insignito Cavaliere OMS  Marco Lovison  e del grado di Gran Croce del Maurizio e Lazzaro il Capitano di vascello Dott. Ugo D'atri, Presidente dell'Istituto per la Guardia d'Onore per le Reali Tombe del Pantheon, del quale almeno la metà degli insigniti fa già parte: D'Atri si è detto entusiasta e soddisfatto per la presenza delle Guardie all'evento, che dà la misura del grandissimo legame di ciascuno dei presenti, verso Casa Savoja.  Le Guardie sono l'ossatura dei monarchici e col loro servizio militare alle tombe dei Sovrani italiani in Roma nel sacro Pantheon, garantiscono che il tricolore sabaudo non sia mai ammainato.
Dopo l'importante l'intervento, alla fine della cerimonia, con la benedizione prestigiosa di Monsignor Paolo De Nicolò, Priore degli Ordini Dinastici (ai quali sono stati ammessi o promossi molti esponenti del clero cattolico), a testimoniare come la Chiesa Cattolica Apostolica Romana veda nell'opera benefica e tradizionale di Casa Savoia e dei suoi insigniti, un baluardo ed un vessillo per la salvaguardia dei valori cristiani, ha preso la parola SAR il Principe di Piemonte Emanuele Filiberto, che ha innanzitutto ringraziato il papà, chiamandolo col titolo della tradizione Principe di Napoli, per l'impegno da sempre profuso verso gli Ordini... e qui l'assemblea si è sciolta nel più commovente degli applausi verso un uomo ormai di età, il Principe quest'anno ha compiuto ottanta anni, provato da ingiuste e vergognose vicissitudini giudiziarie  conclusesi tutte per lui positivamente, ma che per ciascuno di noi (specie se si è nella generazione per cui può avere la stessa età del nostro genitore..) rappresenta la tradizione, il simbolo della Famiglia che ha unito la Patria nostra, e perciò gli si vuole un gran bene, come lo si può volere ai nostri papà, con tutti i loro lati. Come ha scritto quel principe del giornalismo che fu Ugo Ojetti (maestro fra l'altro di Indro Montanelli), nel celebre articolo del maggio 1937, "Battesimo al Quirinale", descrivendo l'evento storico, "così lo seguiremo fedelmente, finchè Dio vorrà".
Emanuele Filiberto ha precisato che il traguardo raggiunto quest'anno, cioè 800 mila euro donati dagli Ordini in beneficenza -tra gli atti, la ricostruzione del centro anziani e bambini a Norcia, il dono di un veicolo ai Pompieri tramite la delegazione di Montecarlo- dovrà essere superato per l'anno venturo, fissandosi l'obiettivo di oltre un milione di euro da donare a chi più ne ha bisogno: "è questo", ha detto con passione il Principe di Piemonte, "l'obiettivo degli insigniti, non tanto mettersi la rosetta o la medaglia", precisando come la veste di Cavaliere nel XXI secolo sia quella di defensor degli ultimi, di coloro che più meritano, nella visione sabauda e monarchica. Vi sono anche i momenti di cerimonia e ufficialità che servono a socializzare ma al presente, la Milizia è tra la gente e per la gente, verso quel popolo che ha sempre veduto in Casa Savoia il riferimento essenziale, anche dopo il referendum discusso del 1946, riferendosi agli italiani. E ancora oggi è così.
Il contributo delle Delegazioni americane alle attività di beneficenza è stato forte e massiccio, come delle altre, senza dimenticare che ogni contributo anche piccolo è sempre bene accetto.     Erano presenti insigniti dalla Russia e molti come ovvio, da Francia, estremo Oriente e numerosissime nazioni.   Il saluto finale del Principe Vittorio Emanuele ha coinvolto i presenti in una ovazione degna, composta ma vibrante di pathos, specie durante le note dell'Inno Sardo e della Marcia Reale: "Il nostro pensiero è sempre rivolto all'Italia perchè siamo Italiani...Vi ringrazio tutti per essere qui, siete e sarete la mia Famiglia", ha detto commosso l'erede al Trono d'Italia, e in questo anelito di fede l'assemblea si sciolse, suggellando legami nuovi ed antichi, nello spirito gagliardo dei tempi passati e dell'avvenire, col grido che fu delle nostre gloriose truppe e del popolo unito : sempre avanti, Savoja!
                                                                                                                   F.G.

venerdì 25 agosto 2017

Garibaldi a Catania, 24 agosto 1862 - 2017: la Legione Garibaldina ricorda l'Eroe dei due mondi





         Garibaldi a Catania, 24 agosto 1862 - 2017: la Legione Garibaldina ricorda l'Eroe dei due mondi

Al fine di consolidare la appena raggiunta Unità italiana mercé l'opera dei volontari in camicia rossa e della Monarchia di Casa Savoja, Giuseppe Garibaldi sbarcava nuovamente in Sicilia nell'estate del 1862, dopo appena due anni dalla spedizione "dei Mille". Stavolta l'impresa era la conquista di Roma: si concluderà tragicamente, come sappiamo, col ferimento dell'Eroe ad Aspromonte, in Calabria, da parte delle truppe regolari dell'Esercito unitario che aveva ordini dal governo Rattazzi di bloccare il Generale, non giudicando opportuna in quel frangente l'impresa.   Il governo Rattazzi cadrà per questo motivo pochi mesi dopo.  A 155 anni di distanza, Catania nella persona del suo Coordinatore Comandante della Legione Garibaldina, Cav.Dott. Francesco Giordano, ha ricordato la presenza del Generale Giuseppe Garibaldi nella città etnea -dove non era stato nel 1860- , dal cui centro lanciò il celebre grido: "O Roma o morte!".
Entrato accolto da una fiumana di popolo in Catania, la notte del 19 agosto dalla porta fino ad allora detta Ferdinanda e in suo onore ribattezzata Garibaldi, e sceso dalla medesima via che da allora porta il suo nome, il Generale giungeva all'incrocio con via dei quattro cantoni con via Etnea alloggiando al Circolo degli Operaj, ove veniva accolto dal suo presidente Pizzarelli: da lì, come ricorda una lapide apposta nell'anniversario, lanciava come già a Marsala e Palermo, il celebre grido "O Roma o Morte", arrigando la folla.
Le autorità catanesi si dileguavano alla presenza dei garibaldini: il Prefetto Tholosano si rifugiava su una delle due navi da guerra della Regia Marina ancorate al largo del porto di Catania, i nobili conservatori andavano nelle ville di campagna con la scusa dell'estate: le truppe regolari avevano lasciato passare il Generale e i suoi 4 mila uomini, dopo un abboccamento a Misterbianco ove pare egli mostrasse, come in altre parti dell'Isola, un salvacondotto speciale: lettera autografa di Re Vittorio Emanuele con cui aveva avuto segreti colloqui, che lo autorizzava all'impresa? Non si saprà mai, il Re ufficialmente aveva deplorato le sommosse e le truppe di Cialdini e navali di Persano erano in movimento. Garibaldi stesso però ricorda nelle Memorie, "coprendo" Casa Savoia, che era venuto in Sicilia onde evitare conati di separatismo, di antica radice: bastò la sua presenza per acquietare le masse.  
A Catania totalmente devota al garibaldinismo più che altre città siciliane, "degna di Palermo e della Sicilia intera, trovammo vulcano di patriottismo, uomini denaro vettovaglie per la mia gente": così ricordò il Generale nelle Memorie, perchè solo qui ebbe la totalità dei consensi e finanziamenti abbondanti.
Dopo aver girato la città onde fraternizzare coi catanesi, egli alloggiava nel Monastero dei Benedettini, la fortezza secolare, arca regia del potere dai tempi del Viceregno spagnolo, érta sulla sommità della collina civica, da cui si vede il mare: l'Abate Giuseppe Benedetto Dusmet, apostolo dei poveri che poi diveniva Cardinale di Catania e oggi Beato di santa Chiesa, lo ospitava ma non alloggiava col suo comando: solo il monaco Pantaleo, "ribelle" e per giunta cappuccino, non era ammesso dai nobili padri di San Benedetto.  Dal balcone del monastero, Garibaldi pronunziava il discorso che qui trascriviamo integralmente:

Proclama agli Italiani di Giuseppe Garibaldi 
  Catania 24 agosto 1862
Italiani! 
Il mio programma è sempre lo stesso – Voglio per quanto da me dipende, che il Plebiscito del 21 ottobre 1860 sia una verità, che il patto segnato dal Popolo e Re riceva piena esecuzione. 
Io m’inchino alla Maestà di Vittorio Emanuele Re Eletto dalla Nazione, ma sono ostile ad un ministero che d’italiano ha solo il nome, d’un ministero il quale per compiacere alla Diplomazia ordinò nel mese di maggio gli arresti ed il processo di Sarnico, come oggi provoca la guerra civile del mezzogiorno d’Italia per assicurarsi le buone grazie dell’Imperatore Napoleone. 
Un ministero siffatto non può, non deve essere più oltre sopportato – Inganna il Re, lo compromette come fece col proclama del 3 agosto, coll’ostinato municipalismo spinge al distacco le province meridionali, tradisce la Nazione. 
La livrea di padrone straniero non sarà mai titolo di stima, di onore per alcun ministero fra noi. 
Quand’io sbarcai in Sicilia. La generosa Isola stava sul punto si far sentire lo scoppio della sua disperazione – le provincie napoletane, niuno lo ignora, sono contenute solo da sorverchianti forze militari. 
L’amore e la buona amministrazione dovevano essere i fattori dell’Unità Italiana – I municipali prefersero l’opposta via – Odio seminarono e odio in larga parte raccolsero. 
Insensati! Vogliono, lo so, la guerra civile per aver campo di spegnere nel sangue l’avvenire della libertà e offrir vittime accette sull’ara del dispotismo. 
Io non consentirò per altro che si compiano gli immani desiderii – La formula del Plebiscito salvi un’altra volta l’Italia – Cessi ogni preoccupazione locale di fronte al gran concetto unitario – Si unifichi il cuore e la mente delle genti italiche nel gran fine del nostro Risorgimento – Il pensiero e l’azione di tutti i patrioti s’hanno da volgere esclusivamente alla impresa liberatrice di Roma – Il resto a poi. 
A Roma dunque, a Roma – Su, prodi del 48 e del 49, su gioventù ardente del 59 e 60 – Correte alla Crociata Santa – Noi vinceremo dacché per noi sta la ragione, il diritto nazionale, la coscienza universale. 
Grandi speranze suscitammo nel mondo colla nostra rivoluzione – Bisogna più e più sempre giustificarle. 
Son certo che il popolo italiano non mancherà al suo dovere – Così fosse fin da ora a noi compagno il prode Esercito nostro! 
Italiani! Se qualche cosa io feci per la Patria, credete alle mie parole – Io sono deliberato o di entrare a Roma vincitore o di cadere sotto le sue mura – Ma in questo caso stesso ho fede che voi vendicherete degnamente la mia morte e compirete l’opera mia. 
Viva l’Italia! Viva Vittorio Emanuele in Campidoglio! 
  G. Garibaldi

Erano intanto giunti due vapori e il Generale, scrive nelle Memorie, "dall'alto della torre" (in realtà la cupola: da allora in poi fino a non molti anni fa, dal lucernario di essa si levava una luce tricolore...) "del convento dei benedettini che domina Catania, salutai quelle navi con lo sguardo appassionato di un amante".  Il giorno successivo egli e oltre 2500 uomini si imbarcavano al porto catanese su due piroscafi, Dispaccio ed Abatucci, uno italiano l'altro francese, di cui il Generale prese possesso giustificandosi pel fatto che, occupando Napoleone III Roma, egli ben poteva usare "un suo legno per una notte". Stipati gli uomini, non ne contennero le navi oltre duemila: le fregate della Regia Marina salpate, non impedirono il passaggio dei garibaldini. Dai documenti oggi pubblicati, la rabbia del Capo del Governo Urbano Rattazzi è evidente dai telegrammi in cui, corrispondendo coi Prefetti di Messina ed Acireale, non si capacita come le Regie navi abbiano potuto non fermare gli insorti: i comandanti avevano però ricevuto un telegramma, ove si invitava sibillinamente da Roma a pensare al "bene del Re e della Patria": Vittorio Emanuele II coprì fin che poté il Generale e probabilmente agirono anche altre entità. Non fu così purtroppo sbarcati i garibaldini in Calabria, ove la volontà di Rattazzi ebbe la meglio e le Regie navi bombardarono i rivoluzionari, che si inerpicavano sui monti, sino a Gambarie d'Aspromonte: il resto è noto. L'Eroe era condotto alla "disciplina" dalla ragion di Stato!
Catania che mai ha dimenticato l'amore verso Garibaldi e ne serba gelosamente la memoria, ricorda con questo evento di 155 anni fa ed il provlama agli italiani sopra riportato, attraverso il Coordinatore etneo Cav.Dott. Francesco Giordano, le eroiche gesta di libertà del Generale, sempre in prima linea contro ogni forma di tirannide, del pensiero e dell'azione, e intende promuovere ogni iniziativa culturale e sociale àtta a rendere feconda la nostra Storia, che ci fece uniti e grandi dall'Alpe a capo Passero.
Viva Garibaldi, viva la Legione, viva l'Italia!

Catania 24 agosto 2017
Legione Garibaldina Coordinamento di Catania
 
http://www.legionegaribaldina.org/

lunedì 24 luglio 2017

Quando Bellini era Catania...




Quando Bellini era Catania...

Leggiamo dalle cronache di questi giorni che si assegna, in occasione del trentesimo anniversario, il premio "Bellini d'oro" (evento che fu importante per la nostra etnea città, ora culturalmente decadente) a... Berlino!   No comment. Anzi sì, perchè in certe circostanze è bello indugiare sui tempi che furono i quali, se hanno una utilità, come ci insegnarono i Saggi, è quella di indicare la Via verso l'avvenire. Mario Rapisardi "il precursore" secondo l'Hugo, Bellini il "Cigno" , dimenticati a casa propria?... Ecco come la Catania del 1951, popolo soprattutto non circoli plutocratici avulsi dalla realtà, lo celebrava in occasione del 150° dalla nascita. Rivediamo il video della Settimana Incom del 7\11\1951: notare le folle nonché il teatro massimo gremito fino all'ultimo ordine... "e il tacere è bello".

lunedì 19 giugno 2017

Intensa esibizione di Alfio Patti ricordando i Cantastorie a San Gregorio (Ct)





     Intensa esibizione di Alfio Patti ricordando i Cantastorie a San Gregorio (Ct)

Un breve ma estremamente intenso intervento canoro, quello dell'Aedo Alfio Patti, scrittore studioso delle tradizioni popolari siciliane nonché da diversi ani cantore delle stesse, in Italia e nel mondo, nei locali dell'auditorium di San Gregorio (Ct), in occasione della due giorni "Cantastorie anima della identità siciliana", col supporto del comune etneo e della Regione Sicilia, svoltasi il 17 e 18 giugno.
Con enfasi e densità, curando i toni, Patti ha sapientemente ricordato, accompagnato dalla immancabile chitarra, la storia umana e professionale di Ignazio Buttitta e delle sue visioni laiche ove baluginava potentemente una notevole lettura religiosa cristiana: il poeta di Bagheria, già combattente nella grande guerra poi seguace di una idea socialisteggiante fra il cristianesimo e l'anarchismo, è stato con grande acume descritto coi suoi versi, dalla voce bella e intonata di Alfio Patti che, nel dare l'immagine del povero che non ha voce e che, come nel lessico siculo privo dei verbi al futuro, non ha questo per diverse motivazioni storico antropologiche, ha ulteriormente ri-svelato, anche in senso exoterico, la identità controversa e travagliata del popolo siciliano, sovente sordo perchè non vuol sentire ma quando si sveglia, vedi i Vespri (seppure con influenze esterne), feroce e anche spietato.  Tutto ciò, col dramma conosciutissimo della "morte di Turiddu Carnivali" che è anche un inno contro ogni forma di crimine organizzato o singolo, fu ben cantato da Alfio Patti, anche direttore artistico dell'evento: ciò coronato da vasto pubblico e riscontrante notevole successo.
                                                                                                            F.G.

giovedì 1 giugno 2017

Il Coordinatore di Catania della Legione Garibaldina alla Messa per i Caduti nella città etnea, 24 maggio 2017


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sabato 27 maggio 2017

Il Commissario dell'Associazione Nazionale del Fante di Catania onora i Caduti e Dispersi in guerra in occasione della cerimonia del 24 maggio







Il Commissario dell'Associazione Nazionale del Fante di Catania onora i Caduti e Dispersi in guerra in occasione della cerimonia del 24 maggio

Nella ricorrenza di Maria Ausiliatrice, Regina del Cielo per i cristiani cattolici,  e nel rammentare l'inizio della prima guerra mondiale che vide il compiersi della Unità Nazionale col sagrifizio di tantissimi fanti, il Commissario di Catania della Associazione Nazionale del Fante, Dottor Francesco Giordano, ha partecipato alla S.Messa officiata da Monsignor Gaetano Zito, Vicario per la Cultura della Diocesi etnea, svoltasi il 24 maggio u.s. nella monumentale chiesa di San Nicola la Rena di Catania. Hanno partecipato diverse associazioni d'arma, fra cui la Cavalleria, i Finanzieri, i Bersaglieri, i Carabinieri, la Polizia di Stato. La Messa è stata organizzata dalla Delegazione catanese dell'INGORTP, guidata dall'Ing.S.Caruso.
La stessa chiesa ospita il Mausoleo- Sacrario dei Caduti della grande guerra e del secondo conflitto, ove si è deposta una corona d'alloro ed intonata "La leggenda del Piave", in ricordo dei Caduti.
Il Commissario della Associazione Nazionale del Fante per la città metropolitana di Catania, Dottor Francesco Giordano, ha voluto altresì onorare il monumento che trovasi nel vestibolo del Sacrario-Mausoleo dei Caduti, inaugurato come complesso monumentale il 5 maggio 1930 dall'allora Capo dello Stato Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele III.  "I caduti ed i dispersi nella prima come nella seconda guerra mondiale", ha egli dichiarato, "sono nel cuore di tutti gli italiani, nella nostra Catania onorati e ricordati come deve essere non solo in queste circostanze ma anche oltre, per cui è essenziale divulgare la storia della Patria nostra, chi fummo e perchè siamo un popolo unitario all'ombra del sacro tricolore. I caduti della prima e seconda guerra ed i dispersi, i senza nome, dal Milite Ignoto in poi, ci hanno lasciato codesta consegna che,  in quanto Associazione del Fante, è per noi suprema missione".

http://assofantecatania.blogspot.it/2017/05/il-commissario-dellassociazione.html