lunedì 9 settembre 2013

Lo sbarco in Sicilia nel 1943 nelle foto di Phil Stern




Lo sbarco in Sicilia nel 1943 nelle foto di Phil Stern

Abbiamo visitato, l'ultimo giorno utile, scelto non a caso (l'otto settembre del 1943 il governo italiano, dopo che radio Algeri aveva trasmesso l'annuncio nel pomeriggio, comunicava l'attuazione dell'armistizio con le potenze alleate), la mostra fotografica "Sicily 1943" di Phil Stern nei locali del Credito Siciliano in piazza Duomo ad Acireale; Stern era all'epoca sergente dell'esercito USA e divenne fotografo di fama nel dopoguerra: le immagini documentano lo sbarco degli americani a Gela e Licata, i passaggi a Comiso e Priolo, nonchè Palermo e altre località siciliane. Completò l'esposizione una scelta di fotografie dell'Imperial War Museum di Londra, documentanti varie fasi dell'avanzata anglo-americana e dell'occupazione, in quella torrida estate.

E' stata una mostra curata con gradevolezza, le immagini nel meraviglioso bianco e nero dell'epoca, furono ingrandite abbastanza per consentire l'ottima visione ai visitatori. Molto importante la comprensione tecnica, poichè erano esposti due degli apparecchi fotografici usati dal ventiquattrenne Stern (oggi a 93 anni e malandato, non è mancato all'inaugurazione, il 10 luglio, della mostra, tornando in Sicilia dopo 70 anni) nella campagna: una Kodak Bantam (con rulino 828, cioè il 35 mm senza le forature: ma questo non era specificato nella mostra) e una Kodak da 35 mm in uso alle forze Armate USA. Stern usò anche, non si sa con che macchina, il negativo 6x9: fu esposta una striscia di tali fotogrammi fabbricati dalla Agfa (evidentemente materiale recuperato qui in Sicilia, poichè l'odiata Germania che era, ed è, l'eccellenza nell'ottica e nel materiale fotografico, non doveva figurare che negativamente).

Ciò che concerne l'aspetto visivo testimonia della già cresciuta abilità del fotografo, nell'inquadrare situazioni particolari con al centro o l'uomo, o la scena fuggevole. Su tutto, il valore del documento, che è assolutamente asettico. Così le due o tre foto di soldati tedeschi carbonizzati, ingrandite senza scrupolo di pietà (noi pensavamo ai parenti di quei ragazzi che non tornarono più...) per la loro nudità corporale avvampata dalle bombe alleate, contrastavano con l'allegra nudità del corpo fresco del giovane Stern in Tunisia e in Sicilia, evidentemente pago della vittoriosa avanzata delle truppe statunitensi.

Gli assolati paesaggi della Sicilia, in quell'estate che chi ha vissuto non dimenticherà più, sono emblematici: carretti per le vie di Palermo e nelle strade sterrate dell'entroterra, volti tesi, nessun sorriso (la fame è fame...). Sorride diverse volte Stern che si autoritrae con una famigliola sicula, donne rigorosamente nerovestite: ma essi non sorridono, mai. Anche l'ossessione del fascismo nella ripetizione, in tutti i paesi, del termine "Duce" scritto quasi ovunque, documenta di un martellamento mediatico ante litteram, che diede tutt'altro che i frutti sperati.

La guerra in Sicilia, dopo tre anni di bombardamenti a tappeto contro le popolazioni civili principalmente (anche se sulla carta gli obiettivi erano militari), fu un'infamia. La responsabilità è certo di chi la scatenò. Lo chiariscono bene le foto, piccole, dell'Imperial War Museum: ove si vedono diverse scene di paesi e citta siciliane, l'Etna dall'alto, e momenti di colore locale (in una, due ragazze succinte mostrano le cosce agli occhi avidi dei soldati alleati... facile immaginare il resto...). Le didascalie furono spesso approssimative e imprecise, sia nelle foto di Stern (a Palermo fotografandone la statua, Ruggero Settimo è appellato "re"...) che in quelle britanniche (Catania, da noi ben riconosciuta, non è citata, ma lo sono Scordia e Paternò...); mancò un catalogo e persino una brochure, che avrebbero reso tangibile la testimonianza del passaggio dell'esposizione in Sicilia. Manchevolezze degli organizzatori, evidentemente. Il vantaggio fu l'ingresso libero a coloro i quali vollero rivedere momenti fondamentali per la storia della Sicilia, e d'Europa. In ogni caso, rendere permanente anche una parte della collezione fotografica di Stern in Sicilia, alla pubblica fruizione, sarebbe una idea apprezzabile.
(F.Gio)