sabato 16 dicembre 2017

Il trofeo di acconciature maschili e femminili Trinacria dell'ANAM a Catania



IL TROFEO DI ACCONCIATURE MASCHILI E FEMMINILI TRINACRIA DELL’ANAM A CATANIA


Si è svolta nei giorni scorsi a cura dell’Accademia Nazionale Acconciatori Misti Centro di Catania, la IX edizione del Trofeo Trinacria, il concorso regionale di acconciatura maschile e femminile.

Si è svolta nei giorni scorsi a cura dell’Accademia Nazionale Acconciatori Misti Centro di Catania, la IX edizione del Trofeo Trinacria, il concorso regionale di acconciatura maschile e femminile. Vi è stata anche la tradizionale presentazione della collezione moda ANAM capelli 2017/18 ad opera dei maestri acconciatori A.N.A.M, in apposito salone  del Catania International Airport Hotel su iniziativa del presidente dell’A.N.A.M Salvo Ruffino. Fra gli ospiti, Floriana Franceschini, presidente provinciale della Confederazione Nazionale dell’Artigianato di Catania e Alberto Montecroci, amministratore delegato di Parruchierando.com. Guest star della manifestazione Daniela Sperotto, campionessa mondiale e trainer del team A.N.A.M Italia. Sul palco anche i noti Violinisti in Jeans, Angelo Di Guardo e Antonio Magrì, hanno condotto la seconda parte della manifestazione le sorelle Vanessa e Manuela Melita. Questi i vincitori: 1° Giovanni Bellavia; 2°Daniele Zummo; 3° Domenico Cirino. Per la prova Urban Style Uomo sette calassificati: 1° Carmelo Grasso; 2° Massimo Crisafulli; 3° Salvatore Genio; 4° Michele Matarazzo; 5° Andrea Ganci, 6° Federico Cirami; 7° Francesco Gagliano. E infine per la provaBrushing Donna: 1° Alessandro Centamore; 2° Serena Calcagno; 3° Lorena Maccarrone.

Se è un dato di fatto incontrovertibile che le acconciature maschili e femminili, sin dai tempi primevi, sono oggetto di attenzione, “culto” in certo senso e bellezza, specie da quando il mondo occidentale si è universalizzato con la cultura ellenica e romana (si pensi alla mitica Cleopatra che doveva avere fior di acconciature, oltre al resto, per avere ai suoi piedi due uomini eccezionali del calibro di Giulio Cesare e Marco Antonio…), oggi tale celebrazione della immagine, si fa sostanza. Per cui, facendo una capatina personale all’evento, abbiamo potuto renderci conto, sbirciando anche nel cosiddetto “backstage”, ben accolti dal Presidente Ruffino e dall’entourage, di quanto sia importante tale settore anche per chi non vi fa caso o lo vive alla lontana, nella società contemporanea, che ha -a differenza dei tempi precristiani e della fine settecento: prima vi fu, si sa, un immenso “corto circuito” per quanto concerne questi temi- la forza propulsiva e impressionante della telecomunicazione di internet e dei telefonini, i quali amplificano massimamente ciò che in epoche diverse era solo tramandato oralmente od al più, dipinto.   Per cui è necessaria la giusta riflessione intorno a  tali eventi, plaudendo alle associazioni, come l’ANAM, che portano avanti positivamente il buon nome della Sicilia e dell’Italia, nel mondo.

lunedì 11 dicembre 2017

La prima di "Vedova Allegra" al Bellini di Catania


INTENSA E PARTECIPATA PRIMA DI “VEDOVA ALLEGRA” CON LA REGIA DI SGARBI AL BELLINI DI CATANIA


Allestimento che rispetta la classicità dell’Ars Decò al cui tempo nacque, pubblico delle grandi occasioni alla première dell’ultima opera della stagione 2017 del teatro Bellini di Catania, sera del 10 dicembre, con “Vedova Allegra” di Franz Lehar, l’operetta più conosciuta e rappresentata del repertorio del compositore austriaco. 


Allestimento che rispetta la classicità dell’Ars Decò al cui tempo nacque, pubblico delle grandi occasioni alla première dell’ultima opera della stagione 2017 del teatro Bellini di Catania, sera del 10 dicembre, con “Vedova Allegra” di Franz Lehar, l’operetta più conosciuta e rappresentata del repertorio del compositore austriaco. A Catania mancava da anni, e questo grande ritorno, per la regìa di Vittorio Sgarbi (presente all’opera nella duplice veste di neo Assessore regionale ai beni Culturali della giunta di Nello Musumeci) si è rivelato all’altezza delle aspettative di un pubblico qualificato il quale, dalla platea al loggione, non ha mancato, in una fredda serata semi invernale, di far sentire il proprio calore agli interpreti attori cantanti e tutta la compagnia, che ha voluto rappresentare la notissima operetta inno all’amore nella sua forma più tradizionale, infarcita da intrecci e giravolte ove si notava non tanto l’esprit dell’epoca (la prima rappresentazione di Vedova è del dicembre 1905, diretta dallo stesso autore), quanto la universalità di certe situazioni, amori e “menàge a trois” che non hanno tempo né barriere sociali.
È chiaro che la storia del Pontevedro fallito che aspetta come una mànna i milioni della ricca vedova Anna Glawari che si dà bel tempo coi molti corteggiatori, anche se ha nel cuore il Conte Danilo, è eco di giorni in cui le Monarchie erano al centro del tessuto sociale europeo con ciò che comporta: Pontevedro per noi italiani vuol dire il piccolo Montenegro da cui provenne la Regina Elena di Savoia, dama della Carità e benefattrice del popolo. Ma anche appare evidente che le potenzialità vocali della soprano splendida Silvia Dalla Benetta, risultarono trasparenti e senza sbavature, sia nelle arie conosciute come la canzone della Vijlna, che in altre parti dell’opera, la quale originariamente in tre atti, qui si è “letta” in due coi suoi tempi e adattandola agli anni post duemila, nel libretto almeno. Il testo tedesco è stato trasposto in italiano (con dei sottotitoli in lingua inglese a nostro parere superflui sopra il palco; scorreva anche il testo italiano non sempre eguale al recitativo degli attori); voce maschile bellissima quella del Conte Danilo, in questo caso interpretato dal grande tenore Fabio Armiliato, qui nelle vesti operettistiche, dopo i suoi innumerevoli successi in tutto il mondo, sia da solista che accompagnato, sino alla immatura dipartita, dalla compagna d’arte e di vita Daniela Dessì, le cui doti umane e sopranistiche non rimpiangeremo mai abbastanza. Armiliato fu un Danilo perfetto, seppure proprio la parte del Conte non consente al massimo l’espressione delle qualità vocali del nostro artista, le quali tuttavia chi conosce, non può che superbamente apprezzare (basti pensare ai suoi ruoli in opere sia belliniane che di Giordano e altri).   Il personaggio di Danilo afferma di “innamorarsi sempre, fidanzarsi raramente, sposarsi… mai!”, ed è filosofia di vita anche se alla fine, sia per motivi strategici che sentimentali, cede all’agognato matrimonio con Anna: metafora dell’Essere ove, ieri come oggi, se alcuni non hanno pazienza di attendere i tempi giusti e immaturamente scappano via prima, tale connubio -che Armiliato tracciò sapientemente- non può che intonare l’imenèo della Vita immortale, nelle armonie dei ritrovati cuori di chi prima si amò, si è ritrovato e non più si lascerà.


La novità in versione sicula, anzi catanese, la diede l’estroso Sgarbi nella figura del servo Njegos, in cui vedemmo un Tuccio Musumeci, attore conosciutissimo dal pubblico locale per i suoi ruoli nel teatro dialettale allo Stabile e in lingua, da oltre sessanta anni (l’ultra ottantenne Tuccio saltò e ballò con grande serenità)  sui palcoscenici, recitare in inserzioni di lingua dialettale che avrebbero fatto rabbrividire il povero Meilhac (e provocato l’irruzione delle SS hitleriane, il Fuhrer amava alla follìa quest’opera), ma in una città che ha bisogno di indugiare a certa “catanesità spicciola”, chiamiamola così, è stata ben accetta, anzi premiata da intensi applausi.
Da registrare l’ottima esibizione canora e recitativa del nostro tenore etneo Riccardo Palazzo nel ruolo del Visconte di Cascada, che fece bellissima impressione di scioltezza vocale ed aglità scenica, perfetto “serafino” della bella Anna, e del mezzosoprano Sabrina Messina, anche lei bella voce siciliana, che fu all’altezza delle aspettative in Praskovia.  Bravo e spigliato Armando Ariostini nel ruolo del Barone Zeta, incisivo Emanuele d’Aguanno in Rossillon, ottima la nostra soprano Manuela Cucuccio nel ruolo di Valencienne, lode al direttore Andrea Sanguineti, attenta la Maestra del Coro Gea Garatti (l’allestimento è della fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, voluto proprio da Sgarbi), cast bene organizzato, finale con lancio di fiori uso nordico, hanno suggellato la chiusura dell’operetta, ove l’aria più applaudita fra Armiliato e Dalla Benetta, “Tace il labbro…”, venne a sigillare il cerchio di quei palpiti dell’anima che se vi si crede mai tramontano; se nella malinconia della sera, “il valzer è un sentimento che si balla”, come recita il testo di Vedova, si augura che qualche sprazzo di umanità sia rimasto nei partecipanti (e in coloro che seguirono in diretta l’opera dal maxischermo allestito in piazza Università per amplificare l’evento), poiché in tempi avari di sentimento e densi di ipocrite maschere, si ha estrema necessità di intonare novellamente inni di purezza, che il messaggio intimo di Vedova Allegra contiene.
    http://www.globusmagazine.it/124027-2/#.Wi6IuUribIU

lunedì 4 dicembre 2017

Concerto organistico di musica sacra, chiesa di San Nicolò l'Arena, Catania 7 dicembre 2017 ore 20,30


Riceviamo e pubblichiamo: