venerdì 26 marzo 2010

Stagione estiva 2010 teatro Erwin Piscator terrazza Ulisse Catania

Fornita dall'amico Carmelo Failla, direttore della struttura, pubblichiamo la locandina degli spettacoli estivi che il Teatro Erwin Piscator si accinge a presentare, quest'estate, nella terrazza Ulisse di Catania. In seguito saranno comunicate le date

lunedì 8 marzo 2010

Indecenza e mancata vigilanza al parco Gioeni di Catania

Una situazione disastrosa

Indecenza ed assenza di vigilanza al parco Gioeni

Situazioni che hanno dell’immorale a fronte di bimbi che ivi giocano, non possono essere contestate per l’assenza di Vigili Urbani – Il sindaco inaugura centri benessere… -
 
Non c’è catanese che oramai non conosca la cronica situazione delle casse del Comune, e l’operatività del Sindaco Stancanelli nel risparmiare sui servizi, che egli ritiene non indispensabili ai fini di pubblica utilità. Peccato che, come si è notato di recente dalle pagine del quotidiano locale, la sua faccia sorridente tagli nastri di "centri di relax e ristoro", installati nella fattispecie nella piscina comunale di Nesima (vedremo fra qualche mese l’utilizzo che se ne farà da parte degli abitanti del rione, i quali ben diversi bisogni hanno…), mentre altri e ben più frequentati luoghi di socialità versano nel vergognoso abbandono, da parte di quelle forze di Polizia Municipale, od altre appositamente adibite, che dovrebbero garantire la pubblica incolumità e decenza. L’elenco dei siti trascurati o meglio, abbandonati, sarebbe lungo: l’ultimo di cui ci viene data notizia, nei giorni scorsi, è la stradina da tempo pedonalizzata di via Biblioteca, attigua all’ingresso della Biblioteca Civica ed innanzi all’istituto Ingrassia di Anatomia, ove il vigilante privato, non essendo possibile al Comune pagarlo per il giornaliero servizio, non è più presente. Con le conseguenze deleterie del caso, per chi conosce la situazione locale. Qui tuttavolta si stigmatizza con forza l’assenza, da mesi almeno, dei Vigili Urbani al parco Gioeni, luogo –in particolare la domenica- di ritrovo di molti catanesi con prole: anche per l’inagibilità in gran parte del giardino Bellini (sulla cui situazione indegna già scrivemmo, e torneremo a sottolinearne l’abbandono prossimamente). Eppure l’attuale amministrazione comunale si è l’anno scorso attivata per ristrutturare il luogo, con risultati lusinghieri: dimenticandosi però, come è ovvio purtroppo a Catania, di sorvegliarlo (eccettuate le telecamere).
Un episodio di cui ébbimo personale contezza, può illuminare al riguardo delle condizioni non solo di indecenza, ma anche della assoluta inanità del cittadino, innanzi a qualsivoglia sopruso, ove questi desideri, come la civiltà suggerisce, rivolgersi alle forze dell’ordine in caso di bisogno. Una domenica di metà dello scorso dicembre, l’assolato piazzale del parco Gioeni è meta di gruppi di adulti e bambini festanti: alcuni di essi fanno, illegalmente e senza guinzaglio, scorazzare ivi dei cani i quali, come la natura a volte suggerisce, decidono di accoppiarsi pubblicamente. E mentre i proprietarii di essi, uomini e donne, sogghignano quasi compiaciuti, v’ha un papà che protesta con questa gentaglia, facendo notare l’indecenza dell’atto e come non sia stato stroncato, a causa della presenza di molti bimbi di pochissimi anni di età, nel cui immaginario ancor fragile lo spettacolo può avere conseguenze inimmaginabili (ma che la psicologìa dell’età evolutiva ben stabilisce). In altri tempi ciò sarebbe stato lodato: mentre è accaduto che colui il quale segnala l’indecorosità, venga fatto oggetto di improperii e minacce da parte dei proprietari dei cani, persino tentati di aggredirlo fisicamente per aver fatto notare la loro, si dica metaforicamente, negligenza. Constatata l’assenza di vigilanza, la vittima telefona ai Carabinieri: la pattuglia di militari tuttavia, impegnata in varii servizi, giunge nel luogo solo tre quarti d’ora dopo il fatto, quando i responsabili (im)morali dell’atto, resisi conto del pericolo, si son dileguati. Niuna colpa deve naturalmente attribuirsi ai fedeli operatori dell’Arma, che hanno comunque espletato il loro servizio in garanzia del cittadino: è il responsabile Comune che invece, lasciando totalmente sguarnito di Vigili Urbani, che almeno la domenica ivi dovrebbero esser presenti, emerge quale colpevole complice della situazione di inaccettabile decadimento. La video sorveglianza ivi installata e strombazzata da cartelli, funzioni o meno, poco o nulla può nel reprimere le varie situazioni di pericolo o di indecenza, come in tal frangente: il che dimostra con lampante evidenza quanto sia funesta la troppa libertà, a popoli che ancor dell’educazione hanno solo la facciata superficiale.
Ma nelle dorate sale di palazzo degli Elefanti e negli Assessorati competenti, si pensa evidentemente a tagliar nastri, ad inaugurare luoghi del benessere… mentre la società crolla, e gli emolumenti per i reggitori assunti con contratto privato dall’amministrazione comunale gònfiasi di cifre esorbitanti, che ben più utile sarebbe stornare per incrementare gli appannaggi, o creare ex novo nuovi posti di lavoro per gli agenti di quella polizia municipale, in Catania ridottasi a vero e proprio ectoplasma. E non certo a causa dei suoi dirigenti, o del personale .
Bar.Sea.




(pubblicato su Sicilia Sera n°326 del 7 marzo 2010)

Venditori extracomunitari e locali in corso Sicilia a Catania

Da parte dei Vigili Urbani e della Polizia

Cacciare i venditori extracomunitari dal corso Sicilia ? Si sanzionino i commercianti locali

Invece di procedere a stroncare il traffico di minuterie nel colorito suk cittadino, le forze dell’ordine
verifichino le innumerevoli irregolarità ed illegalità dei venditori catanesi – La trave e la pagliuzza -
 
Nelle scorse settimane, anche in seguito alle note situazioni di ampiezza nazionale, si sono intensificate le repressioni del commercio illegale, da parte dei Vigili Urbani di Catania coadiuvati dalla Polizia, contro gli extracomunitari i quali, da diversi anni, stazionano offrendo le loro mercanzie (orologi di marche famose ‘clonati’, vestiario della medesima provenienza, eccetera) sotto i portici di Corso Sicilia. E se, dopo pochissimo tempo, i giovani di colore, la più gran parte provenienti dall’Africa equatoriale, ritornano a svolgere silenziosamente il loro commercio in loco, è aumentata la frequenza dei controlli, con il conseguente fuggi fuggi da parte degli interessati, ed il sequestro del materiale.
E’ una situazione la quale, constatati i fatti recenti di Rosarno, ha delle possibilità, benché minime in una città massimamente tollerante come Catania, di degenerare. Già delle avvisaglie vi sono state –scontri fisici tra forze dell’ordine e stranieri, come dichiarazioni feroci da parte di alcuni-; quindi è bene non sottovalutare la situazione. Si legge che il Console onorario del Senegal ha chiesto alle autorità comunali uno spazio apposito ove gli extracomunitari possano svolgere il loro commercio di mercanzie: è una soluzione già trovata per città come Firenze, ove i venditori abusivi di colore dallo storico ponte Vecchio e strade limitrofe, son da qualche anno stati ‘dirottati’ in una vicina piazzetta. Se tale opzione può avere, psicologicamente, una giustificazione antropologica nel nord dell’Italia, qui il loro significato potrebbe leggersi quale ulteriore ghettizzazione: risulta infatti che, in molti quartieri del centro storico, pacifica e silente è la convivenza, ove vi sia rispetto e tolleranza da ambo le parti, fra extracomunitari e nativi. Pertanto, il volere ad ogni costo imbrigliare i venditori ambulanti, certamente abusivi, in una piazza –al fine senza dubbio di ottenerne il controllo poliziesco e, non ultimo, di impedirne la fuga- sèmbraci quasi la costruzione di una gabbia, ove dei feroci e pericolosi animali possano essere confinati, onde non nuocciano a qualcuno. Bisogna invece indagare sulla vera identità dei ‘mandanti’ etici di codesta repressione. Non sono costoro assolutamente la più gran parte dei catanesi, i quali ogni dì si intrattengono a comperare, a volte scambiare, merce con i venditori di colore –lo si può verificare con molta facilità- in quel ‘suk’, sia detto ciò senza alcuna accezione negativa, anzi come nota di positivo colore ed integrazione in quella città la quale, durante la plurisecolare dominazione degli Arabi in Sicilia (secoli IX e X), venne chiamata "Medinat el-fil", città dell’elefante (o Balad el-fil, secondo il geografo Idrisi), che da qualche lustro è il corso Sicilia: catanesi che sono ben lieti di intrattenere rapporti commerciali con i venditori ‘neri’.
Dunque da chi lo spunto per la repressione di questi giovani, venuti nella nostra isola con aspirazioni di miglioramento? Dai comunicati dalle associazioni di categoria emessi, come da rapide verifiche, si evince che lo stimolo a colpire gli ambulanti extracomunitari proviene dai commercianti locali, specie quelli gravitanti nell’area incriminata. Sono loro che, attraverso i rappresentanti politici che provvedono a fare eleggere in Consiglio comunale, esigono una maggiore stroncatura di queste vendite, le quali –a loro avviso- infliggono gravi danni al già ferito commercio dei ‘regolari’ negozianti di Catania.
Invitiamo qui le autorità comunali e di polizia, che sappiamo nei loro vertici perfettamente consci della autentica realtà, a procedere sì ai dovuti controlli, ma verso in primis i commercianti locali, iniziando dai cosiddetti ‘bancarellari’ del mercato quotidiano di piazza Carlo Alberto: le irregolarità e le illegalità che ivi si riscontrano ogni giorno, dalla mancata emissione dello scontrino fiscale (per costoro, la macchina obbligatoria è oramai un fantasma…) agli innumerevoli abusi di cui l’Annona si dovrebbe far carico, sono troppo evidenti e lampanti, perché da parte di questo gruppo di rivenditori si possa pretendere legalità verso gli extracomunitari, le cui storie tutti sanno. Inoltre, si verifichino i bilanci giornalieri dei negozianti viciniori, e si potrà agevolmente scoprire, comparando il loro volume d’affari, quale ammanco per le casse del pubblico erario si nasconde. Solo dopo aver dato, da parte degli allogeni, il cosiddetto buon esempio, si potrà procedere a sopprimere la vendita delle mercanzie degli abusivi di colore.
Riguardo i quali, a loro vantaggio, bisogna riconoscere una diffusa educazione e gentilezza, che sovente i venditori catanesi, qualora l’avessero di base, dimenticano di manifestare, obliando che il cliente ha quasi la necessità di essere blandito, corteggiato, persino convinto a quella sorta di mercanteggiamento assolutamente orientale nello spirito, carattere che il venditore ‘nero’ conosce assaj bene e mette in pratica con passione, attraverso scene quasi teatrali che poi spesso si concludono con la transazione sul prezzo, possibilità scomparsa sia nei negozi che nelle bancarelle. Per non dire della autentica situazione economica dei soggetti: laddove è noto che molti commercianti, i quali molti hanno un reddito annuo dichiarato di poche migliaia di Euro, posseggono case ville ed automobili di lusso ed altri cespiti: mentre non ci risulta allo stato dei fatti, che anche qualcuno di codesti beni –facilmente verificabili dalla Guardia di Finanza, per segnalare un esempio- sia nell’uso e nella disponibilità degli extracomunitari, le cui condizioni sociali sono a tutti note.
"Perché osservi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, mentre non consideri la trave che è nel tuo occhio? O come puoi dire a tuo fratello: lascia che io ti levi la pagliuzza dal tuo occhio, mentre c’è la trave nel tuo occhio? Ipocrita, leva prima la trave dall’occhio ed allora vedrai di cavare la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello" (Mt. 7, 3-5). Le parole sacrate del Maestro Gesù sono estremamente chiare in proposito, come quelle del santo Corano, secondo cui "annunzia agli ipocriti che per essi è preparato un castigo doloroso" (Sùra IV, 137). Così stanno le cose: coloro i quali, in ogni caso, agiscono secondo gli impulsi della convenienza interessata e non della ragione, ove anche la religione (se si vuole riferirsi al pensiero kantiano) rimane in tali limiti, hanno già ipso facto la loro ricompensa. Che sarà adeguata alle loro azioni.
Bar.Sea.




(pubblicato su Sicilia Sera n° 326 del 7 marzo 2010)