giovedì 11 novembre 2010

La Destra a Taormina, tra Berlusconi, Storace, e... quel che resta di una certa idea


A Taormina la festa nazionale del movimento storaciano


Quella certa idea di Destra, che circola in Italia…


Coronata dall’intervento di Berlusconi, la manifestazione è stata specchio di intendimenti
e lettura di realtà per il piccolo movimento – Prossima presenza in Parlamento -

Si è svolta nelle settimane scorse, entro la bella e scenografica cornice della cittadina turistica di Taormina, la festa nazionale de "La Destra", il partito politico nato dalla scissione, nel 2007, della allora Alleanza Nazionale, capeggiato da Francesco Storace già Ministro della Sanità e Presidente della Regione Lazio, Teodoro Buiontempo e Nello Musumeci, tutti ex deputati nazionali o europei. Abbiamo partecipato alla tre giorni di manifestazioni, intorno alla metà di settembre, per alcune ragioni: la vicinanza geografica, la bellezza del luogo e la volontà di render contezza, a noi ed al lettore, su quella certa idea di ‘destra’ italiana, che ancor circola, nel confusionario e magmatico panorama politico nazionale. La presenza centrale, sabato pomeriggio del 18 settembre, alle assise del piccolo movimento (il quale nelle elezioni nazionali del 2008, in base alla legge sullo ‘sbarramento’ del 5%, non ha superato tale limite e non ha rappresentanti in Parlamento), del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha conferito alla manifestazione importanza che altrimenti sarebbe stata confinata a dibattiti interni, interessanti solo i simpatizzanti e gli addetti ai lavori. Vero è che, nel suo discorso al palazzo dei Congressi, in una Taormina assolutamente blindata (i disagi per i turisti, a cui dopo un certo orario è stato impedito di circolare e persino di immettersi per porta Catania, a causa delle auto blu della imponente scorta del Premier), ove le misure di sicurezza, per noi che abbiamo avuto accesso al luogo della riunione, sono state più apparenti che reali (nessuno, tanto per fornire esempio concreto di come sia diversa la propaganda dalla TV alla realtà, sia tra i giornalisti che fra i simpatizzanti de La Destra all’interno del Palacongressi, è stato perquisito, né vi erano mezzi e uomini per farlo, sicché se qualcuno, come è già accaduto, avesse voluto attentare alla vita del Presidente, sarebbe senza dubbio stato immediatamente arrestato, ma avrebbe potuto raggiungere il proprio delittuoso scopo…), Berlusconi ha ricantilenato le trite e stratrite autolodi del proprio governo, oramai usuale ritornello, e nessun accenno ha neppure ventilato al fatto che egli si sia trovato in una terra, la Sicilia, densa di innumerevoli problemi di vario genere (sicché il luogo, Taormina o Cortina d’Ampezzo, nella sua visione poteva essere intercambiabile); vero è altresì che unico accenno al frangente particolare è stato il fatto di aver promesso, indirettamente e con una ellissi di termini, la poltrona di parlamentare (e di essere ivi "per un dovere e per riparare ad un torto", quel "veto" che il tanto vituperato Presidente della Camera Fini impose nel 2008 alla candidatura nel PDL dei vertici de La Destra) a Storace, Buontempo ed a Nello Musumeci (di cui, studiatamente, ha vezzeggiato l’oratoria…), nella cornice di una festa, appellata dagli organizzatori "Italia in Movimento", svoltasi fra la Villa comunale ed appunto il palacongressi, ove abbondarono il verbosismo dialettico, e concentrazioni di evidente sentore pre elettorale. Dappoiché, tale era anche in quel contesto l’impressione oramai diffusa sebbene i politicanti si affrettino a smentirla, nonostante le presenze anche di governo e strategicamente studiate (in quel contesto, ma a margine di esso, mentre dava del "violento" a La Russa, l’ineffabile Sottosegretario con delega al CIPE Gianfranco Micciché, di cui il lettore è pregato di rammentare la frequentazione, giovanile ed adulta, pur per soli fini
personali quindi non certo un reato, con l’uso di droghe, annunciava la nascita del fantasmagorico ‘partito del popolo siciliano’, legato a Berlusconi ma anche, e vedremo che cosa sarà, interessato ad un certo allucinogeno Sud, di cui egli narra dalle pagine del suo blog…) si avvicina la scadenza elettorale per il Parlamento nazionale prima del suo termine naturale –alcuni affermano anche di quello regionale siciliano- , pertanto gli interventi, in appositi dibattiti ai quali, beninteso, intervennero non oltre una cinquantina di persone, tutte facenti parte del ‘giro interno’ della militanza politica de La Destra sicula e nazionale, dibattiti animati da note ed a volte sfinite voci della politica locale, da Enzo Trantino ad Enzo Bianco, da Burtone a Lino Lenza, pure coadiuvati dal presidente siculo di Confindustra Lo Bello ed a quello della Camera di Commercio catanese Agen (la cui presenza ivi ci pàrse più rappresentativa che altro), lasciarono il tempo che trovarono, cicalandosi addosso in un concione che in altri tempi si sarebbe definito, con espressione tratta da un celebre romanzo vittoriano, ‘la fiera delle vanità’.
Per quel che concerne l’aspetto estetico, se così può definirsi, della manifestazione, che vedemmo sia in fieri che in progressione, constò di alcuni, pochi, gazebo di carattere dimostrativo: e se brillò per presenze quello gastronomico di un noto punto di ristoro catanese, i cui arancini consolarono di molto taluni, altri s’evidenziarono per l’assoluta loro inanità e pochezza, eccettuato il narcisismo: la piccolissima esposizione libraria metteva infatti in bella mostra il libro del ras locale, mentre del tanto –a parole, non certo nei fatti- compianto Giorgio Almirante, a cui i capi de La Destra affermano di ricondurre il proprio cammino politico, era presente un volume-intervista alla sua seconda moglie, la tanto nota ‘vedova’ detta donna Assunta, quasi celebrata in cartapecora come icona vivente di un uomo, il quale chi lo conobbe e udì non ebbe, per sua fortuna, mai bisogno di interpreti, men che meno di donne per cotal ruolo. Purtroppo in questo contesto non possiamo esimerci da una certa memoria storica, provenendo –chi scrive- da area missina, come un tempo era uso dirsi, in epoca appunto almirantiana: e dobbiamo affermare pertanto la distanza siderale di cotal piccolo movimento (seppure dato, dai molto discutibili sondaggi, in crescita dall’uno al due e mezzo per cento su scala nazionale) dal quel che fu l’MSI di quel tempo. Con moti di tenerezza infatti incontrammo al palacongressi, presente all’ascolto di Berlusconi, l’anziano Benito Paolone, già fra i capi storici del partito a Catania, da tempo fuori dall’agone della militanza, che tanto più rammenta un’epoca, quanto oggi il suo disconoscimento. Certo non vedemmo l’altra, forse più grande, figura del Movimento Sociale etneo ed isolano, quel Vito Cusimano di Camporotondo, la cui passione rara rimane nel ricordo indelebile, accanto all’Almirante che nelle sicule piazze arringava la folla con irripetbile verve, mentre al chiuso delle riunioni ci appellava ‘camerati’ e senza tentennamenti s’alzava la mano nel saluto romano; Almirante che nella "Autobiografia di un fucilatore", libro culto per una generazione (ovviamente ignoto a La Destra, nel luogo taorminese) scriveva: "non sono mai stato disponibile e non lo sarò mai, qualunque cosa accada e mi accada, per coniugare il verbo rinnegare" (pag.139). Si badi che i quel frangente parlava Almirante delle proprie responsabilità politiche nella RSI, pur predicando, si era negli anni Settanta, la pacificazione nazionale e la concordia di là, egli lo ripeté sempre, delle fruste categorie di destra-sinistra identificate a torto come fascismo-antifascismo. Tutto finito nel dimenticatojo, purtroppo per loro, da parte dei capataz de La Destra (tranne alcuni pur timidi accenni di Teodoro Buontempo, l’unico che serba una certa sincerità ideale nella vita privata ed in quella pubblica, le fondamentali filiere ove si scevera l’uomo, o la donna, di carattere e di spirito, di concezione assoluta…), un movimento politico che ha nella indubbia sincerità dei militanti e delle militanti (molti erano in camicia nera… quasi nostalgici di un passato che, se è logico non potrà più esservi, appare indegno, almeno quello missino, scancellare ex abrupto, magari inveendo contro coloro che almeno più coerentemente e senza ipocrisie, svolsero la medesima operazione) il suo forse unico punto di forza, e nella chiara visione a-fascista dei suoi leader tracciato il proprio cammino. L’inneggiare quasi come fosse un ‘messìa laico’ a Silvio Berlusconi –il quale per il vero, non lo incontravamo da vicino da qualche anno, è sempre più somigliante ai suoi personaggi televisivi- spiega molto più di dottrine elucubrate, la assoluta sete di potere di codesti uomini, la loro avidità di denaro mascherata dietro il desiderio di rappresentare quel che nei fatti, nella loro attività pubblica come in quella privata, smentiscono ogni dì, ossia ciò che colui il quale fu assolutamente vietato sia nominare che in ogni modo ricordare, ovvero Benito Mussolini fondatore del Fascismo e Duce d’Italia (nonché, in virtù della verità storica, beneficatore della Patria come responsabile della sua disfatta nella disastrosa e mai dimenticata seconda guerra mondiale… di cui invero pagò di persona còlla vita, sua e della famiglia, il prezzo) , ribadiva sovente"andare verso il popolo". E’ questo popolo italiano, che era presenza tangibile e palpabile nel MSI di Almirante, vanìto nei fatti ed anche nelle parole de La Destra; è la "concezione religiosa, in cui l’uomo è veduto nel suo immanente rapporto con una legge superiore, con una Volontà obiettiva che trascende l’individuo particolare e lo eleva a membro consapevole di una società spirituale" (voce Fascismo, idee fondamentali, par.5), che mòstrasi del tutto assente in costoro; è l’idea che "tutto sarà nello Stato e niente fuori dello Stato, perché oggi non si concepisce un individuo fuori dello Stato se non sia l’individuo selvaggio che non può rivendicare per sé che la solitudine e la sabbia del deserto" (Mussolini Discorsi, 1928 vol.6 pag.173); a codeste concezioni si è sostituito, ed è una scelta legittima dal loro punto di vista, fors’anche comprensibile nella visione dei "ludi politicanti" del XXI secolo, il ‘verbo’ berlusconiano, il quale ha comunque il merito di affermare "una visione religiosa della Libertà" (parole del Presidente a Taormina), definizione echeggiante certi aspetti latomistici di cui ultimamente si disvelano i contorni attuali, riferiti al capo del governo ed a suoi presunti amici fraterni (del che nulla s’ha pertanto a lui da rimproverare, anzi… mentre in certi ambienti detti ‘di destra’ queste amicizie sono duramente contestate e violentemente avversate…), nonché una interpretazione della vita più simile a quella dei personaggi del Satyricon di Petronio, che alle alte idealità di Julius Evola, altro filosofo dell’idea imperiale della Nazione, evidentemente sconosciuto o dimenticato nell’ambiente de "la Destra". Insomma uno dei tanti partitelli che ha perduto, laddove mai avesse avuto intenzione di averla, prima del suo sorgere la propria identità, il quale finalmente ha trovato un ‘ducetto’ ed una sponda. Nulla di grave, è la politica italiana d’oggidì. E di tutti i tempi, forse: così nel ‘Dizionario antiballistico’ di Pitigrilli, si riporta il pensiero del grande Helvétius: "Gli uomini non sono affatto cattivi, ma sottomessi ai loro interessi: gli strilli dei moralisti non cambieranno mai questa molla dell’universo morale".


Bar.Sea.

(Pubblicato su Sicilia Sera n°333 del 3 novembre 2010)

La Regione Siciliana attui un rapido programma per il lavoro


Una soluzione al passo con i tempi


Piano regionale per risolvere il dramma del lavoro in Sicilia


Il governo Lombardo attui tempestivamente le attività necessarie di sorveglianza e supervisione
al fine di ‘obbligare’ i privati ad assorbire i disoccupati- Etica contro clientelismo -



Qualche settimana fa, andando a trovare una tipica famiglia della ‘middle class’ americana –il padre in sedia a rotelle e disoccupato, la madre tornata per necessità a lavorare, i figli adolescenti-, il Presidente degli USA Barack Obama, nel giardino della casa che lo ospitava, ha scandito innanzi ai microfoni una tremenda verità, che in genere (particolarmente in Italia, men che meno in Sicilia) i politici d’Europa stentano ad ammettere, o negano: "vivere alla Casa Bianca è come stare dentro una bolla di sapone, non si riesce a comprendere i veri problemi della gente". Qualcuno potrà pensare che tali affermazioni son frutto della propaganda per le imminenti elezioni di ‘midtime’, epperò scattano una veritiera istantanea della situazione di lontananza siderale fra il politico (il Presidente americano è la massima espressione del ruolo) e la gente. E’ un grave problema, il quale tuttavolta nel mondo anglosassone è meglio sentito con desiderio di affrontarlo: lo sanno bene in Gran Bretagna, ove da anni l’attuale Premier ha scelto, pur scortato similarmente, di recarsi quotidianamente al lavoro in bicicletta, onde porgere un segnale visibile della propria presenza tra il suo popolo. Da noi, è emblematico –come si è notato in questa estate di veleni e polemiche, infine stigmatizzate dal Presidente della Repubblica nella dichiarazione del 14 settembre a Salerno- come la grande garanzia di democraticità della Costituzione del 1948 e la conseguente eguaglianza sancita dalla carta, siano col passare dei decenni (anche e forse soprattutto in virtù delle ultime riforme della legge elettorale che hanno scisso definitivamente l’elettore dall’eletto, ormai nominato dai partiti) disgregatesi nella formazione di una élite, detta anche da qualche interessato la casta, per cui sin dagli anni Ottanta politici illuminati (da Enrico Berlinguer a Giorgio Almirante, senza dimenticare la lezione ed il sacrificio di Aldo Moro e la dirittura di Amintore Fanfani) han messo in chiaro la cosiddetta "questione morale".
La quale, e nel nostro meridione e in Sicilia precipuamente, si riduce ad un solo grande, immenso dilemma: il problema del lavoro. Assistiamo infatti, dal cambiamento della maggioranza avvenuto a dicembre 2009 da parte del governo regionale, ad una volontà da parte dell’esecutivo guidato da Raffaele Lombardo di avviare una concreta attività riformista: osteggiata, grandemente combattuta anche con armi di infamia e di cattiveria senza pari, da parte degli ex alleati (del PDL). Prescindendo da quel che è il risultato delle trattative e del nuovo governo di queste settimane, possiamo affermare che riuscita nelle linee essenziali appare la riforma del risparmio nella Sanità siciliana, avviata dall’Assessore Russo; mentre per le modifiche nel settore rifiuti, dovremo attendere ancora qualche tempo. IL Presidente Lombardo, in numerose sue interviste nonché in interventi spontanei sul suo blog, ove tra l’altro è a volte accusato di tacciare di "questuanti" coloro che, come ad ogni importante uomo politico, gli si rivolgono per chiedere aiuti (sarebbe utile a questo riguardo che si spiegasse che fa bene il Presidente a tacciare in tal guisa coloro che hanno già un reddito, e pretendono di essere agevolati: a fronte non solo di un principio di eguaglianza che egli intende promuovere, ma anche, e crediamo sia nel suo pensiero, di molti altri che non dispongono di nessun cespite che non sia la buona volontà e l’onestà per mettersi a lavorare al servizio della propria famiglia, e della comunità siciliana), ha spesso negli ultimi tempi stigmatizzato il grave problema del lavoro, precisando che da parte della Regione si devono attuare tutti gli strumenti per fare in modo che il rinnovato flusso di emigranti, specie giovani e qualificati, dalla Sicilia verso il nord e l’estero, sia non solo interrotto ma invertito. Come alla fine dell’Ottocento infatti, nei versi di Mario Rapisardi: "Eppure essi abbandonano il natio paradiso, \ il ciel chiaro, i pescosi lidi, la terra antica \ dell’aurea libertà, \ perché tu, cielo azzurro, non hai per loro un riso, \ perché voi, pingui campi, non crescete una spica, \ per chi il sudor vi dà" (in Emigranti, dalla raccolta "Giustizia").
Dalla svolta del suo governo, da parte nostra abbiamo deciso di dare credito all’uomo Lombardo ed alle sue scelte. Ma è ora il tempo di imprimere una volontà decisionista massiccia, imponente, al fine di scavare non solamente un solco con le inveterate, spesso incancrenite, abitudini del passato, ma anche di lasciare il segno per il futuro, con atti concreti e non chiacchiere. E se per un verso, sempre udendo le affermazioni di Raffaele Lombardo, la Regione non può più fare assunzioni (così i comuni e le altre P.A.), venendo meno a quella funzione di ammortizzatore sociale che per decenni ha assolto, appare indispensabile –nella inderogabile e decisiva riforma della mastodontica burocrazia regionale- che essa si impegni con i privati e con gli enti partecipati, in quello che intendiamo come un grande piano regionale per il Lavoro, il quale sia strutturato almeno per il prossimo decennio, con i partiti della coalizione che sostengono il governo regionale, il quale abbia la forza etica (laddove codesta alberga nel cuore di chi è preposto al timone del governo: l’Etica di Aristotile e del Voltaire, la cui Legge è nel cuore, il cui Dio è nei cieli), da parte dell’ente pubblico regione Sicilia, di ‘imporre’ ai privati la assunzione di personale, nelle varie specialità del settore. Ci spieghiamo meglio, in breve.
Il deputato regionale del PD Nino Di Guardo, la cui trasparenza politica ci pare al di sopra delle parti, ha in una recente intervista rammentato, come poco prima aveva detto il medesimo Presidente Lombardo (mentre non notammo lo stesso fervore né nei deputati regionali del PDL, né nella UDC, sensibilità al problema espressero i deputati detti ‘finiani’ ed alcune frange degli storaciani de La Destra, da non confondere con AS di N.Musumeci), dei 40 mila lavoratori dell’edilizia che i fondi FAS, allorché e se arriveranno, potranno finanziare attraverso l’apertura di molti cantieri, nell’isola. Precisando che l’elenco di cotali lavoratori, trasmesso dalla Regione attraverso i centri per l’impiego delle città provinciali ai Comuni, è in questi ultimi, almeno in alcuni, arenatosi fra le spire della burocrazia ovvero nelle fanghiglie degli amministratori locali che per pura nemicizia verso Raffaele Lombardo, ma danneggiando molti poveri cristi, hanno intenzione di soffocare tale proposito concreto (così ci risulta da informazioni assunte, in particolare a Messina), è bene aggiungere che non tutti i disoccupati in Sicilia, aventi diritto ed in cerca di un impiego, sono carpentieri, muratori od edili, né intendono diventarlo. Occorre quindi una visione d’insieme che esca dalle logiche del corporativismo oramai frusto, e veda complessivamente il problema. Sempre in una intervista di fine agosto, dal Presidente Lombardo abbiamo saputo che i suoi due figli sono in Roma, uno iscritto alla LUISS e l’altro medico: ove accada che tornino a dedicarsi ad attività lavorative nella regione nativa, saranno senza dubbio di esempio ai molti coetanei che desiderano impegnarsi per il riscatto etico della propria Patria sicula. Concretamente: mentre vediamo il Presidente con giustezza, giorni fa, inaugurare una nuova tratta della Ferrovia Circumetnea, che è ente partecipato dalla Regione ma di nomina governativa, rammentiamo che mesi fa nella trasmissione Report fu sollevato il caso delle nomine con determina del Commissario della FCE Tafuri, senza alcuna graduatoria né concorso, di personale in quell’ente: il Presidente Lombardo se ne adontò, ma poi la realtà del silenzio tornava a prevalere. Emblematico il caso dell’Aeroporto di Comiso (ove ci risulta Amministrtatore Delegato Pietro Ivan Maravigna, già per molti anni consigliere comunale di Catania nonché alto dirigente della Polizia, persona nota per le sue battaglie in difesa dei diritti umani): quali criteri, ora che la vertenza per il suo sviluppo è stata sbloccata, la Regione intende adottare per eventualmente verificare con trasparenza, in un ruolo che non può essere che di supervisione, sulle assunzioni del personale in base a principii di trasparenza, di credibilità pubblica e di assoluta correttezza, lasciando alle spalle il clientelismo e l’anticostituzionale scelta degli "amici degli amici", a cui i principii e la volontà del Presidente Lombardo si oppongono, negli ultimi tempi, con invidiabile fermezza? Medesimamente la riforma del Consorzio Autostrade di Sicilia dovrà avere un similare sviluppo; così come dopo la soluzione della vendita della Tirrenia ai privati ("La flotta che fu dei Florio, e che dovrà tornare nella sua sede centrale a Palermo", ha precisato con giusta enfasi storica Lombardo), intende la Regione Siciliana, in virtù della sua quota di proprietà, intervenire per fare adottare agli investitori privati dei criteri di scelta del personale, di là dagli schemi del clientelismo e del politicume? Proprio per queste ragioni, come tutti sanno, i giovani qualificati –e che non hanno ‘sostegni’ ed amicizie nel mondo della politica- scelgono di emigrare fuori dalla propria terra, dove viene gradito il talento più che la cosiddetta ‘segnalazione’.
Il piano regionale strutturato per il Lavoro che intendiamo, dovrebbe articolarsi verso l’agricoltura, ove alle aziende private attraverso i centri regionali per l’impiego verrebbero sottoposti degli elenchi di lavoratori da cui attingere; nel settore dei Beni Culturali e del Turismo, ove innanzi alla sovrabbondante ricchezza di monumenti laici e religiosi, la più gran parte chiusi od in stato di abbandono e misconosciuti (quelli religiosi non sono della Chiesa, molti, ma del Fondo edifici di Culto del Ministero dell’Interno: con la cessione in atto di molti beni dallo Stato alla Regione, si intravvede una soluzione), sarebbe indispensabile –anche attraverso le Soprintendenze- che la Regione provvedesse all’espletamento, passando per la filiera degli enti privati constatati i problemi finanziari, e dopo che la medesima Regione avrà ‘subappaltato’ i monumenti agli investitori che li gestiranno, di un onesto elenco di lavoratori disponibili (da reclutarsi, dopo la modifica mentale necessaria… bisognerebbe infatti spiegare ai precari della scuola che è meglio avere cinquecento euro quale custode di una vecchia chiesa, che milleduecento euro da maestra in una scuola statale che è praticamente fallita, e non li potrà mai più assumere!) a custodire, ed i più preparati ad illustrare, tali beni architettonici. Questo già avviene in molti luoghi, attraverso cooperative private (magari in silenzio finanziate dagli enti pubblici): sono i criteri del reclutamento, che vanno del tutto ridisegnati, come sa una comune cittadina che, chiedendo se può lavorare in quel settore, oggi si vede cacciare in malo modo se non è ‘segnalata’ dal politico di turno o, alla meglio, le è offerto un lavoro gratis, senza ricompensa.
Questa è la realtà, che i nostri politici regionali sanno bene, anche se alcuni fingono di ignorarla. In Gran Bretagna (ah perfida Albione di un tempo, come sei ancor maestra di Civiltà e di Luce dai Tre punti dell’Etica sublime!) nei recenti giorni della crisi finanziaria, le aziende sostituiscono i fiori veri con quelli finti, la tovaglia di stoffa con quella di carta: il risparmio (da noi usa dire razionalizzazione) è per tutti, dal dirigente all’usciere: ed i prezzi al consumo diminuiscono. Qui è all’incontrario, e chi si azzarda a tentare tale manovra, è quasi linciato. Pure, occorre insistere. Gutta cavat lapidem, è assioma autentico ed alfine foriero di intemerata giustizia.

Bar.Sea.

(pubblicato su Sicilia Sera n°333 del 3 novembre 2010)