mercoledì 10 febbraio 2010

Lavavetri abusivi a Catania


Mentre aumentano le iniziative repressive dei Sindaci


Lavavetri abusivi, a Catania si estirpino come a Roma


Il primo cittadino dell’Urbe emana una ordinanza che multa e costringe all’oscurità i lavavetri: Catania
si immetta nella linea di tale gesto - Un segnale ulteriore di sicurezza dopo quelli già notati -


E’ in vigore dal primo novembre l’ordinanza del Sindaco di Roma Alemanno, che còmmina una multa di cento euro ai cosiddetti lavavetri, gente che con sovente modi impositorii, staziona agli incroci per tale ufizio: per coloro che offrono "mercanzia varia, sostando od indugiando su sedi stradali ad uso pubblico, con pregiudizio alla sicurezza della circolazione dei veicoli", così recita l’ordinanza, estesa quindi ai venditori di fazzolettini e chincaglierie, e pure ai giocolieri, che nella capitale abbondano. Un provvedimento importante, in linea con i molti segnali che vedono, nei recenti mesi, i sindaci di parecchie città italiane trasformarsi in "sceriffi", come scrivono volgarmente molti colleghi dei quotidiani, mentre meglio sarebbe il precisare che, in seguito all’acuirsi della degenerescenza della società, i vertici dei comuni son costretti finalmente a svolgere il loro dovere di ufficiali primarii di pubblica sicurezza. A Catania la situazione, sotto codesto profilo, ha nelle ultime settimane dato segni di un certo rilievo, sconosciuti prima.
Le multe e le identificazioni non solo di coloro che esercitano la prostituzione lungo i viali del lungomare, ma anche dei ‘clienti’, in virtù di apposita ordinanza del Sindaco Stancanelli, costituiscono un deterrente se non proprio efficace –per l’ampiezza del fenomeno, ben più consistente forza di PP.UU. ci vorrebbe…- almeno di evidente importanza.
Pertanto non si vede il motivo per cui il nostro solerte Senatore della Repubblica, il quale da primo cittadino della comunità etnea "ove il sapere alberga" (frese della Gerusalemme conquistata del Tasso che egli, sfoggiando una non comune conoscenza del retaggio culturale degli avi, ha citato nei giorni scorsi inaugurando una mostra ai Benedettini) tiene sovente a precisare, nonostante il bilancio del Comune sia al fallimento, di essere uomo del fare e non delle chiacchiere, non dovrebbe adottare una iniziativa similare in Catania, come ognun sa negli incroci principali invasa da immigrati che con fare quantomeno tracotante, e violento nei confronti delle donne, impongono la pulizia del vetro dell’automobile, pretendendo un pagamento che può essere definito mini estorsione.
Vero è che molti catanesi, come abbiamo spesso osservato, quasi con diligenza e frammisti a rassegnazione, sborsano quelle monete che costoro richiedono: vero è altresì che vi sono anche coloro, tra cui chi vèrga codeste note, che nonostante il loro ‘lavoro’ perfettamente illegale ed abusivo, ignorano le richieste di denaro, apostrofandoli verbalmente, ma invano. E se l’andazzo manifesto, dal Ministero dell’Interno ai comuni della Nazione, è di severo contrasto, così sia: ciò rappresenta indubbiamente una testimonianza di difesa del cittadino, già vessato e timoroso per la pericolosità sociale aumentata negli ultimi anni, delle pubbliche vie.
Anche il nuovo Questore di Catania Pinzello, ha mostrato sensibilità attenta per codesto fenomeno deleterio: nell’ultima decade di ottobre infatti, come è stato poi comunicato alla stampa, una operazione classica di ‘cinturamento’ e di repressioone dei lavavetri è stata effettuata, con l’arresto di alcuni bengalesi, nell’incrocio viario tra le vie Sanzio e Giuffrida. Il problema nasce soprattutto dal fatto che costoro, dopo le pratiche identificative e di là dalla tariffa risibile della multa decisa a Roma (se vi si fa caso, questi individui incassano cento euro in poche ore, a fronte di lavoratori regolarmente assunti che tale cifra percepiscono, e con enormi fatiche, in giorni e giorni di onesto lavoro…) , poco tempo dopo tornano nei luoghi ‘del delitto’ e riprendono la loro attività, fino a nuova repressione. E’ il classico cane che si morde la coda. Qui tuttavia si esamina il cuore del problema, che nei suoi aspetti imprescindibili è politico, né si può chiedere ad un qualsivoglia Sindaco di affrontarlo, poiché esula dalle proprie competenze. Il primo cittadino deve attivarsi non solo per rappresentare al meglio, ma anche per proteggere i suoi amministrati.
Il Senatore Stancanelli ha dato in questo senso la sua disponibilità, coi provvedimenti prima accennati: lo invitiamo a fare ancor di più, avviando come nell’Urbe latina, una ordinanza che stronchi se non in via definitiva, almeno senza tentennamenti teorici, la piaga purulenta dei cosiddetti lavavetri, nel contempo estendendo la repressione ai sempre più frequenti accattoni non solo di etnìa zingara, ma anche locali, i quali infastidiscono l’automobilista come il passante. In una città all’ombra del vulcano (o di due, come si scopre di recente…) già prostrata da problemi economici gravissimi, eppur viva, pulsante di belle iniziative e comunque appassionata, tale piccola ma significativa azione è necessaria e sarebbe laudevole.


Bar.Sea.


(pubblicato su Sicilia Sera n°324 del 31 dicembre 2009)

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