martedì 16 febbraio 2010

Rassegna di marionette e burattini e spettacoli teatrali 2010 al Teatro Erwin Piscator di Catania







Per concessione dell'amico Carmelo Failla, Direttore del Teatro Erwin Piscator di Catania, pubblichiamo la locandina della 31° rassegna mediterranea di marionette, pupi e burattini attualmente in corso, nonché il manifesto di alcune produzioni di queste settimane.

mercoledì 10 febbraio 2010

Restaurato il fossato del castello Ursino di Catania


Opera importante per il prestigio della città


Restaurato il fossato del castello Ursino


I fondi POR dell'Unione Europea ben spesi dal governo Lombardo che ha investito con intelligenza nella valorizzazione
del nostro patrimonio artistico - Visibili le fortificazioni cinquecentesche -
 
Finalmente, dopo anni di incuria, quel monumento glorioso della storia di Sicilia che è il castello Ursino, il quale fu sede dei Sovrani dell'Isola e dove si amministrò, nel secolo XIV e XV poiché nelle sue vetuste sale ebbe sede il Parlamento, il governo di Trinacria, vede la non superficiale attenzione della politica: oltre le feste, le mostre pur necessarie e doverose, il maniero necessitava di un intervento che riprenda quel risorgimento laico verso il nuovo suo splendore. L'assessorato alla Cultura della Regione, diretto da Lino Leanza, con lo sprone indispensabile del Presidente Raffaele Lombardo, ha colmato ale grave lacuna, dando incarico alla sezione tecnica della Soprintendenza di Catania, la quale -nei mesi scorsi- ha ultimato i lavori, finanziati dai fondi POR dell'Unione Europea, restaurando ed aprendo al pubblico nella seconda decade di novembre il fossato -parte est e sud- del castello Ursino di Catania, che mette a nudo, dal travasamento lavico del 1669, le antiche fortificazioni del XVI secolo, opera del Viceregno di Spagna per arginare le incursioni dei pirati barbareschi, che circondavano il maniero prima della colata che le sommerse, nonché fa emergere una curata garitta secentesca, detta della Vela (nome della vicina via). Le opere di restauro sono state inaugurate dall'Assessore Leanza, e consegnate successivamente alla città, con la partecipazione di alcune scolaresche.
Siamo stati, come sempre, di persona a verificare: è un bel lavoro. Anche se la stampa locale non diede, a nostro avviso, il meritevole risalto. Forse sarà l'invidia di coloro i quali, disastrando l'antica e splendida Villa Bellini, si dovrebbero vergognare innanzi a chi invece riesce nei fatti e senza chiacchiere a raggiungere evidenti risultati. Il cittadino può giudicare anche da tale operazione come l'intiero quartiere che ruota attorno al castello, benefici delle opere di restauro del fossato, in quanto esso può essere mèta non solo dei ragazzi del rione che hanno un ulteriore luogo di ricreazione, ma anche piacevole 'gita' domenicale per coloro, e son molti con meraviglia di alcuni, che poco o punto conoscono i segreti od hanno visitato il glorioso monumento. Molto altro v'ha da fare: informare meglio e densamente il pellegrino con pubblicazioni ad hoc che non siano solamente testi accademici nè succinti resoconti scopiazzati da veccchie mappe; incrementare il personale del castello e la vigilanza. Festina lente, ma con estremo giudizio. Senza dimenticare mai il passato, il quale ci narra che la prima sistemazione completa del fossato, nonché il completamento e la cura perfetta della piazza Federico di Svevia -i cui aggiustamenti successivi non fanno testo- furon svolti per mera volontà del governo Fascista negli anni 1930-34, raggiungendo i risultati di bellezza ancor ora visibili; in quel contesto venne creato e formato il Museo Civico del castello -poi le note vidende-, e solennemente inaugurato dal Re Vittorio Emanuele III, giunto a Catania il 20 ottobre 1934: sotto una fitta pioggia, la piazza, scrivono i cronisti dell'epoca, era gremita di ombrelli. Recita la lapide dell'evento, che può leggersi nella quadrata corte: "Questo castello, eretto da Federico II di Svevia a difesa della città, offre sicuro asilo alla corte aragonese nelle tempestose lotte di parte; reggia fortezza caserma nei sette secoli di sua vita, conobbe l'ira degli elementi, gli oltraggi degli uomini e del tempo; il Comune di Catania auspice il Ministro dell'Educazione restaurava il vetusto edificio per custodirvi cimeli di storia, celebrandone la rinascita all'augusta presenza di S.M. Vittorio Emanuele III addì 20 ottobre MCMXXXXIV, duce Benito Mussolini, anno XII e.f."
Le opere che si disvelano all'occhio del passeggiero, come si evince anche dalla istantanea qui publicata, sono importanti per la storia cinquecntesca di Catania: le mua infatti vennero erette nel 1541 su ordine del Viceré spagnolo Giovanni De Vega, e vennero 'censite', insieme alle porte d ai bastioni civici, nel 1621 in una relazione dell'ingegnere Lucadello. Sommerse, come cennavasi, dalla distruttiva colata lavica del XVII secolo che trasformò il castello da baluardo sul mare a fortilizio cittadino, riemergono da un oblìo durato secoli, per esser conservate quale testimonianza bellica di sublime valore. Non solo: esse evidenziano la srietà del egio Governo di Sua Maestà il Re delle Spagne, nel provvedere alla guarentigia dei propri domini, anche se le spese per l'erezione delle mura furono affrontate dai siciliani, in ogni cità ove si provvide a tale atto. Quindi in certo qual senso oprava già all'epoca l'autonomìa viceregia, come gli storici coevi e successivi dimostrano. Ben sarebbe anche illminare quei secoli che non furono per nulla di silnzio, almno sotto il rispetto culturale, per la Sicilia: sia bastevole il nome del sommo scienziato Giovan Battista Hodierna, che da Palma di Montechiaro dissertando sulle ottiche al pari di Galilei, era tra le intelligenze di spicco del periodo, pur senza mai muoversi dal suo paese.
La Sicilia, da Catania a Palermo a Siracusa e Trapani, è come si sa oltremodo ricca di tali testimonianze storiche, che è assaj bene riprendere, quel minimo di opera conservativa che rimane senza stravolgerne il senso (come a volte è stato fatto) e le intenzioni degli antichi costruttori, ai fini di elevazione morale del popolo siciliano. Il quale ne ha, oggi forse più di jeri, estremo bisogno.


Barone di Sealand


(pubblicato su Sicilia Sera n°325 del 7 febbrajo 2010; l'istantanea è dell'autore del blog)
 
 
 

Pannelli solari in Sicilia: un bene per il popolo?


A breve partirà in Sicilia la produzione industriale


Pannelli solari, nell’isola la più grande fabbrica: quali benefici per i siciliani ?


Oltre a soddisfare le necessità dell’uso fotovoltaico verso le nazioni mediterranee, il governo
Regionale sia determinato ad imporne la diffusione fra la nostra gente -
 
Con la firma, nei primi giorni di gennaio, ad Agrate del protocollo che prevede la nascita a Catania della più grande fabbrica di pannelli fotovoltaici in Italia, una delle più grandi d’Europa, siglato dall’italiana Enel Green Power, dalla giapponese Sharp e dalla svizzera StMicroelectronics, il quale prevede che la produzione della fabbrica catanese, operativa dall’inizio del 2011, sarà destinata a soddisfare i mercati del solare della cosiddetta regione "Emea", Europa, Medio Oriente ed Africa, si è certamente raggiunto un importante obiettivo per lo sviluppo della economia siciliana. Non a caso il Presidente della Regione On. Lombardo ha dichiarato: "Il governo ha seguito fin dal suo nascere questo importante progetto, assicurando tutto il supporto necessario alla realizzazione dell’iniziativa.La Sicilia, regione baricentrica nel Mediterraneo è il luogo ideale per la realizzazione di questo tipo di impianti energetici, potendo usufruire di condizioni climatiche e ambientali particolarmente favorevoli e di tecnici specializzati nella lavorazione del silicio". Sarà stata anche l’iniziativa personale del fondatore e capo del MPA, movimento federale che propugna una diretta gestione autonoma dell’Isola, in consonanza con quanto avviene in altre regioni d’Europa e del mondo, a ‘spingere’ per la realizzazione del progetto: in ogni caso, la produzione di pannelli solari ‘made in Sicily’ ha un notevole significato politico.
Che tuttavia sia il risultato limitato solo a questo ambito, cioè non possa appieno soddisfare le esigenze inderogabili di una popolazione, quella sicula, di oltre cinque milioni di abitanti, la quale –caso assai raro nel panorama meteorologico mondiale- gode del benefizio del Sole dieci mesi su dodici l’anno, lo si verificherà nei prossimi anni. Come si sa, dalla svolta di Natale del 2009, allorché il nostro Presidente (è in ogni caso improprio storicamente, anche se usuale, appellarlo governatore) regionale ha impresso un indirizzo nuovo alla compagine governativa, abbiamo deciso di dàrgli ampia credibilità come e più che nel passato. Questa fiducia da lui personalmente riscossa da parte di gran parte dei siciliani, deve essere certamente guadagnata ogni dì palmo per palmo –secondo una espressione agreste cara alle nostre tradizioni-, poiché come la storia insegna, i siciliani non donano mai nulla a gratis. Pertanto produrre le cellule silicee destinate alla componentistica solare è perfettamente giusto nel nostro territorio, ove codesta opera non solo soddisfi i mercati mediterranei, ma in primis sia venduta a prezzi concorrenziali (qui sta il potere della Regione che può imporsi ai privati proprietari della fabbrica, ovvero imponendo ampi sgravi fiscali) in Sicilia, assicurando la copertura, almeno nel prossimo decennio, del cinquanta per cento degli impianti elettrici privati, di conseguenza abbattendo i costi del fabbisogno di energia petrolifera e realizzando in tal modo una autentica, concreta indipendenza dalle fonti di approvigionamento oggi in uso. E’ tale, grandissima, la sfida che Raffaele Lombardo ed il suo governo possono e a nostro parere, debbono affrontare e vincere.
Senza dimenticare gli altri ‘concorrenti’. Nelle scorse settimane infatti in quel di Caltanissetta ai confini con la provincia di Agrigento, l’imprenditore siculo Moncada (detto il ‘re’ dell’eolico) ha inaugurato una fabbrica di pannelli solari: l’evento ha veduto la presenza del Presidente della Camera Fini e dei suoi accoliti. Sono entrambe, quelle descritte, iniziative private, naturalmente supportate dalla politica, ma che private rimangono. Qualora non vi sia un riscontro positivo per il popolo siciliano, lo ribadiamo, in termini innanzi tutto di costi (quindi imporre o quanto meno ‘consigliare’ un prezzo abbordabile per gli impianti ed i pannelli); poi pretendere che essi , come già sperimentato (da ricercatori italiani a proposito della cosiddetta ‘bicicletta solare’ in America), siano di misura tale da poter essere esposti o appesi persino nei balconi delle abitazioni in condominio (i quali agglomerati abitativi, nelle città in specie, sono come è noto sovente refrattari ad adottare soluzioni tali), collegandoli alle caldaie di riscaldamento quale primo utilizzo per poi passare al fabbisogno almeno parziale di elettricità nel singolo appartamento, naturalmente tali risultati ottenibili in qualche anno (ma non decenni, riscontrato che le sperimentazioni avanzate già da qualche tempo si sono effettuate): qualora tali fossero i termini del progetto, lo si dovrebbe non solo pubblicizzare ampiamente, ma anche accogliere, e sarebbe senza dubbio alcuno accolto dalla maggioranza dei siciliani, con giubilo ed entusiasmo. Sempre con la massima trasparenza e chiarezza, senza ‘intrallazzi’ di nessun genere e senza ammiccamenti e zone grigie, di cui bisogna, e se ne è intravveduta da parte del governo regionale la volontà, spazzar via l’orizzonte.
Inutile qui prospettare quel che nelle nostre condizioni climatiche o strategico-politiche farebbero l’Islanda o la Scozia, due stati sovrani o semi sovrani che hanno ben altre logiche e diversa struttura caratteriale dei siciliani: stando con i piedi in terra, senza mai obliare la lezione del Gattopardo ("vengono ad insegnarci l’educazione, ma non ci riusciranno, perché noi siamo dèi!…"), il governo regionale e codesti investitori privati, ma fermamente spronati dalla politica con il pugno di ferro ed il guanto di velluto, possono finalmente dar l’inizio a quella stagione di risanamento che la nostra gente da troppo tempo aspetta, mentre continua l’esodo verso altri lidi dei nostri giovani, ed i vecchi assistono silenti al tramonto delle proprie comunità. Il futuro della Sicilia è nel sole, ma sovratutto nelle mani operose di quei siciliani che la nostra terra desiderano far risorgere e prosperare. I politici regionali, ben remunerati attraverso le nostre tasse, dimostrino di esser degni del loro ruolo. Non avremo rimpianto invano le spese che per i loro appannaggi mensili dobbiamo affrontare, qualora, sapientemente guidati, mettano a frutto positivamente i ruoli che hanno avuto in temporaneo affidamento, dalla sovranità popolare.
 
Barone di Sealand


(pubblicato su Sicilia Sera n°325 del 7 febbrajo 2010)

Raffaele Lombardo, una grande occasione per la Sicilia

Nuova compagine di governo siciliana

La grande occasione del Presidente Lombardo

Si può dare in questo contesto una svolta decisa ed irreversibile agli annosi problemi dell’Isola
Da parte del suo responsabile – Oltre è il tòcco di campane della celebre melodìa -
 
 
Si potrebbe dire cesarianamente che ‘alea jacta est’, per definire la nuova compagine governativa siciliana guidata da Raffaele Lombardo, meglio per intravederne il significato. I nodi, specie nella politica che è arte difficile ma necessaria, sono tollerabili fino ad un certo limite: oltre, bisogna scioglierli, tagliarli se necessita. E’ quel che l’uomo coi baffi ha fatto. Non sia ciò una ironia, qui inutile: nel 2003, alla assunzione della Provincia etnea da parte di Lombardo, scrivemmo su queste colonne di ‘politica coi baffi’, auspicando una gestione forte e decisa. Così è in qualche modo accaduto e, dopo un anno e mezzo dalla coalizione di centrodestra che vinse trionfalmente le elezioni all’ARS, si scompaginano i ruoli e risorge dalle ceneri un governo-fenice con l’appoggio esterno di quel partito che nella Nazione tutta è opposizione, ossia il PD. Lo riteniamo un atto di estremo coraggio, da parte del Presidente –poiché è indubbio che l’intiera regìa dell’operazione, come l’espressione dei componenti della nuova giunta, sono diramazioni del suo pensiero-, nonché una manifestazione del forte suo carattere. "I siciliani sono orgogliosi, e non è un difetto; sono anche un po’ vanitosi, ed è un difetto piccino. Il governo di allora avrebbe dovuto conoscere un proverbio isolano e tenerlo a mente: Ama l’amico col vizio suo", scriveva Luigi Capuana nel 1914 ne "L’Isola del Sole", cercando di contemperare il divario creatosi fra nord e sud dell’Italia, e proponendo timide soluzioni. Il dramma è che siamo ancora fermi a quel punto. Peggio: con la tecnologia del XXI secolo, e lo stravolgimento provocato dall’invasione del denaro in ogni coscienza, ove si stanno anche nelle nostre plaghe a causa di ciò sgretolando i fondamentali rapporti umani, un tempo asse portante della convivenza civile e, per noi siciliani, tèrra fertile e madre solidale, siamo quasi necessitati ad affidarci al ‘dominus’ di turno, che ci liberi dai pesi e ci risolva i problemi. Oggi è l’uno, domani sarà l’altro. L’atteggiamento del Presidente del Consiglio Berlusconi in tutta la vicenda insegna.
Con tutto ciò, l’attuale governo nazionale niun provvedimento serio ha intrapreso od intende intraprendere per evitare l’emorragìa sociale della giovane forza lavoro sicula, preparata còlta assolutamente di prestigio, che sceglie con amara consapevolezza di lasciare la propria terra per altri più convenevoli lidi, ove vi siano possibilità di lavoro che non si pieghino al compromesso di stampo mafioso del ricatto, dello sfruttamento, del ‘nero’, degli accordi a sfondo sessuale o psicologico. E non è, a voler esser chiarissimi, che il ministero che ha preceduto l’attuale abbia poi fatto granché: tutt’altro. Pertanto in Sicilia si delinea, almeno nell’ultimo lustro con adamantina tristezza e semplicità, un quadro devastante ove chi può, ed ha le possibilità economiche garantite dalle famiglie d’origine (la famiglia, pure mutata allargata e trasformata ma indenne nel suo originario nucleo, questa immensa ricchezza che nel nostro Sud è il vero deposito, l’autentico granajo che permette ancora la sopravvivenza del tessuto connettivo del popolo), rimane quasi còlle mani legate ad assistere al declino della propria piccola Patria; mentre i più intraprendenti e motivati, per fortuna non con la valigia di cartone degli avi ma con diplomi e lauree e specializzazioni utili, vàrcano i cieli ed i mari, a vantaggio proprio e gettandosi alle spalle un futuro che non esiste. Mentre chi rimane, quasi gòde, filosoficamente, del fòsco declino che già avvolge le generazioni degli ‘over cinquanta’, rassegnati ma non dòmi, innanzi al teatrino di marionette d’avanspettacolo di quarta categoria che ci si è posto innanzi negli ultimi mesi.
Acquista quindi valenza particolarmente significativa il nuovo corso del Presidente Lombardo, che può cogliere nei prossimi mesi, se vuole, la sua grande occasione (un segno della svolta è anche l’apertura, nei giorni delle feste natalizie, del blog personale suo), rivolgendosi meglio e più di prima, direttamente alla popolazione siciliana. Ad essa, e specie ai più bisognosi che nell’Isola raggiungono il trenta per cento dei più che cinque milioni di abitanti, il Presidente deve dare delle urgenti e concrete risposte: dal reddito fisso, magari minimo ma garantito, di disoccupazione di cui ha fatto cenno il Governatore della Banca d’Italia Draghi (la Sicilia ha già l’autonomìa necessaria ad operare in tal senso), alla cooptazione di nuovi investitori stranieri che garantiscano la continuità del polo automobilistico di Termini Imprese, in dismissione dalla Fiat; dalla vertenza dei rifiuti a quella della Sanità, dalla privatizzazione dell’acqua ad una serie di proposte diversificate ad ampio raggio che, in modo assolutamente rivoluzionario –ora che vi è anche il margine del PD- non risolvano drasticamente, ma propongano soluzioni pratiche alle varie qualifiche di giovani e meno giovani, che versano senza una occupazione adeguata al loro ruolo. E’ un compito titanico, in poco tempo. La storia, e Raffaele Lombardo è cultore della materia, tuttavolta dona esempi confortanti. Non vorremmo soffermarci su Agatocle, che nel III secolo a.C. portò financo la guerra in Africa, per liberare la Sicilia dal dominio cartaginese, facendosi infine incoronare re; sia sufficiente la lirica La Carestia, che il gran poeta Giovanni Meli dedicava nel 1793 al Viceré Francesco D’Aquino Principe di Caramanico, meritevole per aver provveduto, munifico signore, a sfamare i siciliani afflitti dalla mancanza di grano (ed a proprie spese, anticipando quelle pubbliche): "Visti delusi e invalidi \ li vrazza in cui confida, \ st’imprisa memorabili \ supra sé sulu affida… Vincisti, eccelsu principi, \ tua generosa cura \ salvata à la Sicilia \ da l’ultima sciagura. \ Mentri sarrà a li populi \ la società gradita, \ la sussistenza pubblica, \ e l’ordini e la vita. \ Vivrà, principi egregiu, \ to nnomu e tua virtuti \ in pettu a li tardissimi \ ed ultimi niputi. \ Di l’immortali tempiu \ sculputu ‘ntra li cimi, \ sarai mudellu, esempiu \ di l’animi sublimi". Le allusioni frequenti, nelle allocuzioni del Presidente Lombardo, alla Scozia ed alla ancor presente unità d’Italia, sono ben palesi a chi sa intendere. Bisogna solo che sia chiaro, come narra quella melodia struggente che è "Vitti nà crozza", chi morirà senza tòcco di campane rimanendo muto teschio, innanzi alla abbacinante luce del crepuscolo mattinale dell’Isola del sole.


Barone di Sealand

(pubblicato su Sicilia Sera n° 325 del 7 febbrajo 2010)

Lavavetri abusivi a Catania


Mentre aumentano le iniziative repressive dei Sindaci


Lavavetri abusivi, a Catania si estirpino come a Roma


Il primo cittadino dell’Urbe emana una ordinanza che multa e costringe all’oscurità i lavavetri: Catania
si immetta nella linea di tale gesto - Un segnale ulteriore di sicurezza dopo quelli già notati -


E’ in vigore dal primo novembre l’ordinanza del Sindaco di Roma Alemanno, che còmmina una multa di cento euro ai cosiddetti lavavetri, gente che con sovente modi impositorii, staziona agli incroci per tale ufizio: per coloro che offrono "mercanzia varia, sostando od indugiando su sedi stradali ad uso pubblico, con pregiudizio alla sicurezza della circolazione dei veicoli", così recita l’ordinanza, estesa quindi ai venditori di fazzolettini e chincaglierie, e pure ai giocolieri, che nella capitale abbondano. Un provvedimento importante, in linea con i molti segnali che vedono, nei recenti mesi, i sindaci di parecchie città italiane trasformarsi in "sceriffi", come scrivono volgarmente molti colleghi dei quotidiani, mentre meglio sarebbe il precisare che, in seguito all’acuirsi della degenerescenza della società, i vertici dei comuni son costretti finalmente a svolgere il loro dovere di ufficiali primarii di pubblica sicurezza. A Catania la situazione, sotto codesto profilo, ha nelle ultime settimane dato segni di un certo rilievo, sconosciuti prima.
Le multe e le identificazioni non solo di coloro che esercitano la prostituzione lungo i viali del lungomare, ma anche dei ‘clienti’, in virtù di apposita ordinanza del Sindaco Stancanelli, costituiscono un deterrente se non proprio efficace –per l’ampiezza del fenomeno, ben più consistente forza di PP.UU. ci vorrebbe…- almeno di evidente importanza.
Pertanto non si vede il motivo per cui il nostro solerte Senatore della Repubblica, il quale da primo cittadino della comunità etnea "ove il sapere alberga" (frese della Gerusalemme conquistata del Tasso che egli, sfoggiando una non comune conoscenza del retaggio culturale degli avi, ha citato nei giorni scorsi inaugurando una mostra ai Benedettini) tiene sovente a precisare, nonostante il bilancio del Comune sia al fallimento, di essere uomo del fare e non delle chiacchiere, non dovrebbe adottare una iniziativa similare in Catania, come ognun sa negli incroci principali invasa da immigrati che con fare quantomeno tracotante, e violento nei confronti delle donne, impongono la pulizia del vetro dell’automobile, pretendendo un pagamento che può essere definito mini estorsione.
Vero è che molti catanesi, come abbiamo spesso osservato, quasi con diligenza e frammisti a rassegnazione, sborsano quelle monete che costoro richiedono: vero è altresì che vi sono anche coloro, tra cui chi vèrga codeste note, che nonostante il loro ‘lavoro’ perfettamente illegale ed abusivo, ignorano le richieste di denaro, apostrofandoli verbalmente, ma invano. E se l’andazzo manifesto, dal Ministero dell’Interno ai comuni della Nazione, è di severo contrasto, così sia: ciò rappresenta indubbiamente una testimonianza di difesa del cittadino, già vessato e timoroso per la pericolosità sociale aumentata negli ultimi anni, delle pubbliche vie.
Anche il nuovo Questore di Catania Pinzello, ha mostrato sensibilità attenta per codesto fenomeno deleterio: nell’ultima decade di ottobre infatti, come è stato poi comunicato alla stampa, una operazione classica di ‘cinturamento’ e di repressioone dei lavavetri è stata effettuata, con l’arresto di alcuni bengalesi, nell’incrocio viario tra le vie Sanzio e Giuffrida. Il problema nasce soprattutto dal fatto che costoro, dopo le pratiche identificative e di là dalla tariffa risibile della multa decisa a Roma (se vi si fa caso, questi individui incassano cento euro in poche ore, a fronte di lavoratori regolarmente assunti che tale cifra percepiscono, e con enormi fatiche, in giorni e giorni di onesto lavoro…) , poco tempo dopo tornano nei luoghi ‘del delitto’ e riprendono la loro attività, fino a nuova repressione. E’ il classico cane che si morde la coda. Qui tuttavia si esamina il cuore del problema, che nei suoi aspetti imprescindibili è politico, né si può chiedere ad un qualsivoglia Sindaco di affrontarlo, poiché esula dalle proprie competenze. Il primo cittadino deve attivarsi non solo per rappresentare al meglio, ma anche per proteggere i suoi amministrati.
Il Senatore Stancanelli ha dato in questo senso la sua disponibilità, coi provvedimenti prima accennati: lo invitiamo a fare ancor di più, avviando come nell’Urbe latina, una ordinanza che stronchi se non in via definitiva, almeno senza tentennamenti teorici, la piaga purulenta dei cosiddetti lavavetri, nel contempo estendendo la repressione ai sempre più frequenti accattoni non solo di etnìa zingara, ma anche locali, i quali infastidiscono l’automobilista come il passante. In una città all’ombra del vulcano (o di due, come si scopre di recente…) già prostrata da problemi economici gravissimi, eppur viva, pulsante di belle iniziative e comunque appassionata, tale piccola ma significativa azione è necessaria e sarebbe laudevole.


Bar.Sea.


(pubblicato su Sicilia Sera n°324 del 31 dicembre 2009)

mercoledì 3 febbraio 2010

Carrozza del Senato a Catania piazza Stesicoro festa di Sant'Agata: il cocchiere grida "dài, livàtivi davanti...!"

Presentiamo un video filmato (da noi) questa mattina, 3 febbrajo, in Catania piazza Stesicoro, ove si nota la processione per l'offerta della cera al tempio di S.Agata alla fornace: il cocchiere delle berline settecentesche comunali, dette anche 'carrozze del Senato', grida: "dài, livàtivi davanti...!".

lunedì 1 febbraio 2010

Il Sindaco di Catania Stancanelli dichiara: "L'ente pubblico non deve creare posti di lavoro"



Durante un intervento pubblico, nella sala dell'albergo Sheraton sul lungomare fra Catania ed Acicastello, nel corso della manifestazione organizzata dal Lions club Acitrezza Verga, per la consegna del XVII premio omonimo, il Sindaco di Catania, Senatore Raffaele Stancanelli (Pdl), ha tra l'altro dichiarato (eravamo in loco):
"L'ente pubblico, l'ente locale, non deve creare posti di lavoro, ma deve dare agli imprenditori la possibilità di operare..." (30 gennaio 2010, ore 21 circa).
Ci permettiamo qui solo un pajo di rapide considerazioni: non ci pare che gli imprenditori civici stiano facendo i salti di gioja, per le agevolazioni che l'amministrazione comunale di Catania, notoriamente afflitta da problemi finanziarii enormi (parrebbero ora arginati...), ha negli ultimi tempi prospettato; inoltre, vero è che l'ente Comune non è demandato solo a creare occupazione per legge; ma è altrettanto vero che di pubblici concorsi a Catania, per molteplici mansioni, non se ne effettuano da anni (l'ultimo, quello per i Vigili Urbani, è stato 'congelato' per brogli...) e, stando alle affermazioni del Sindaco, non se ne bandiranno più. Almeno fino a quando egli governerà la città. La quale intanto registra una percentuale sempre maggiore di disoccupati, nonché il più alto tasso italiano di criminalità minorile. Sarà forse per codeste ragioni che il Sindaco Stancanelli, concludendo l'intervento anzidetto, quasi càdde dal palco, rischiando di danneggiarsi fisicamente. Meno male che l'urbe etnea è, storicamente, città sempre rifiorente dai suoi secolari disastri...