Idea non adatta alla città
Parcometro, a Catania sono già stati scassinati…
L’ineffabile amministrazione Stancanelli, nell’intento di adeguare la città ai tempi moderni, ha
fatto installare tali colonnine, subito preda dei ladri – Illusione e realtà -
fatto installare tali colonnine, subito preda dei ladri – Illusione e realtà -
Il Comune di Catania a dicembre ha installato i parcometri…. L’ineffabile amministrazione guidata da Raffaele Stancanelli, l’alto Sindaco disceso da Regalbuto (il quale paese della provincia di Enna, per chi non ha avuto l’onore di transitarvi, è nella sua strada principale zèppo di busti di ‘uomini illustri’…) ed investito, dai catanesi i quali oramai, quelli veri, si possono contare sulle dita di una sola mano, della carica di responsabile della città un tempo ‘tutrix regum’, ha pensato bene, forse avendo ricevuto da qualcuno dei suoi assessori la segnalazione che anche al nord esistono, di adeguare Catania agli "standard europei", recita il comunicato emesso dall’ufficio Stampa del Comune (il quale si avvia a somigliare sempre più ad una sede distaccata, siberiana, dell’agenzia TASS), installando trecento di codeste colonnette metalliche, fabbricate dalla ditta tedesca Bauer, come è scritto nella targhetta. Ne abbiamo fotografato una, quella di via Salvatore Paola, qui riprodotta. Queste macchinette non soltanto erogano i biglietti della sosta a pagamento, cosiddette strisce blu, a cura della società Sostare (la quale è posseduta intieramente o quasi dal Comune, ed ancora il cittadino aspetta di capire con quali criteri si sono svolte, o si svolgono, le assunzioni del personale: laddove essendo una società pubblica, sarebbe indispensabile la trasparenza nelle regole d’ingaggio, mentre nulla trapela né dal sito, né da domande apposite, ai vertici Sostare…), ma anche i biglietti degli autobus dell’AMT (sulla cui situazione non solo finanziaria, ma inerente alla manutenzione delle vetture, non si può che usare il termine disastrosa…e senza tema di smentita, purtroppo!). Son trecento i parcometri e, come recitava una bella e risorgimentale poesia –che a scuola fino ad almeno 25 anni fa era quasi d’obbligo- di Mercantini, "La spigolatrice di Sapri", "eran giovani e forti, e sono morti".
Dappoiché, come abbiamo subito ipotizzato nei giorni di dicembre allorché notammo i camions che li installavano, con semplicemente quattro bulloni ed una spruzzata di cemento, nei vari punti della città, la comunità civica non è adusa ad accettare tal genere di innovazioni, del resto, e ciò è vero, da anni adottate da altre città di sentire civile: con le conseguenze che subito, precisamente nei giorni di capodanno, si sono appalesate: la distruzione e lo svuotamento dell’apparecchio, il quale funziona e contiene monete da uno e due euro, a fini di furto con scasso, come i cronisti di un tempo, scrivevano nei giornali che avevano un certo decoro (e sapevano scrivere…!). Da notare, ed è ciò ilare, il commento, non si comprende se più ingenuo o dettato da stupida piaggeria, di alcuni, secondo cui la cosiddetta ‘cassaforte’ contenuta nel parcometro, sarebbe a prova di apertura: senza riflettere sul fatto che i ladri, in una città la quale, come hanno scritto dal Sole 24 Ore agli istituti di Statistica, ha il primato nazionale (di cui ci vergogniamo, ma è così) della microcriminalità, sono abili almeno nello svèllere la cassetta metallica, trasportarla in un luogo sicuro, onde aprirla còlla massima comodità. Sin da subito, vedemmo uno scenario fòsco per i parcometri, dallo sfortunato destino: sventrati nel loro ‘cuore’ di monete, e lasciati languire oramai vuoti, mentre i ladri si beavano del loro bottino in monete (il quale fra l’altro dovrà essere cospicuo, considerata la capienza del sito), spendendolo allegramente. In cronaca nazionale si legge che il furto con scasso dei parcometri è abitudine nelle città del nord, e per esempio ad Arezzo è stato còlto sul fatto uno di tali ladri, naturalmente tratto in arresto. E’ un destino segnato pertanto quello delle ineffabili colonnine mangiamonete frutto della sbrigliata fantasìa modernizzante dell’amministrazione Stancanelli, del tutto inadatte alla comune coscienza di una città levantina, orientale, sempre più provincializzata e decaduta come Catania. La quale, in ciò del resto al pari di altre grandi città del passato come Palermo e Napoli e Bari –per limitarsi a quelle del sud- ha svenduto la propria anima prima con lo spopolamento dei nativi autoctoni, poscia con l’immissione di elementi estranei, altresì con la ghettizzazione degli abitanti in quartieri dormitorio (i casi più evidenti e tristi sono Librino, Zia Lisa, San Giorgio, Pigno…) ove regna un clima che è il fomite delle infezioni di criminalità minorile e comune, i cui bubboni hanno radici forse assaj difficili da estirpare se non , per usare terminologia cara ai medici, con la resezione totale. Ma Catania non ha più un Gerone il grande che 2450 anni fa deportò i catanesi rei di averlo combattuto, installandovi in città i mercenari campani; dopo la sua morte però, i cittadini ritornarono, e ne distrussero la tomba…! Sia sufficiente solo una finale constatazione: in tempi non lontani, i Sindaci nativi, e gli assessori eletti anche consiglieri comunali, i quali alla popolazione rispondevano per ogni loro atto e non ad una elìte di potere rinchiusa nei palazzi (la quale, presto o tardi, finirà malamente come al tempo della rivoluzione francese o, per rimanere ai dì d’oggi, come accade nella vicina Tunisìa preda della ‘rivolta del pane’…), mentre il popolo ancora sonnecchiante, grida (con il verso del Vate Mario Rapisardi) "tagliam tagliam le teste a quei signori", mai si sarebbero sognati di installare un apparecchio il quale, ben essendo consci della forma mentis della cittadinanza, avrebbe avuto vita breve: sin dall’amministrazione Bianco nondimeno (quando si creò l’effimero e sciocco siringaio, il quale noi da queste colonne all’epoca criticammo, ed ébbimo ragione… poiché non ve ne è più traccia), codeste illusioni e tali illusionisti da circo di quarta categoria, allignano nella nostra etnèa comunità. Facciano pure, hanno per giunta il loro elettorale supporto. Ma non tutti cadono nella rete del finto domatore di pulci, e s’accorgono della trappola.
Bar.Sea.
(Pubblicato su Sicilia Sera n°337 del 6 marzo 2011)
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