mercoledì 5 agosto 2009

Stipendi d'oro ai consiglieri comunali di Catania



Un male annoso, proposte per contenerlo


Stipendi d’oro a consiglieri, la Regione propone il dimezzamento: quali esiti a Catania?


Mentre il T.U. stabilisce compensi dai 3000 ai 1500 euro per i consiglieri comunali, se ne chiede la drastica riduzione - Le conseguenze etiche di tale vuoto – Devolvere i tre quarti della cifra ai bisognosi -

Una città il cui vuoto pneumatico, dal punto di vista etico, si fa sempre più grande, costringendo coloro che non condividono l’andazzo o ad emigrare, o ad autoescludersi dalla vita civile, lasciando quindi il campo libero allo spadroneggiare dei delinquenti, essendo il termine inteso in senso affatto metastorico quindi onnicomprensivo, è destinata presto o tardi a sgretolarsi, nelle sue pur nobili ed antiche fondamenta. Ci pare che sia il caso di Catania. Qui non ci si riferisce solamente al dissesto finanziario, che pare ‘tecnicamente evitato’, come pomposamente annuncia l’amministrazione Stancanelli, quanto alla nullità etica di taluni comportamenti, evidenti per chi vuol vedere, nascosti per i clientes, i famigli dei politicanti, gli interessati in prima persona al perpetuarsi del malcostume.
Si rammenti che, oltre le recenti elezioni europee, circa il venticinque per cento dei cittadini, qui ed in tutta Italia, non si reca alle urne a votare: ciò non solo è un diritto al pari di chi vota (che non esclude, come recita una legge del 1967, al contrario di quanto si afferma talvolta, dal godimento dei diritti politici, a cui si va incontro solo in casi di gravissime condanne penali), ma costituisce un grande, seppur silente, partito. Non diremmo che è il partito degli onesti o degli antidemocratici, epperò ci pare poterne identificare almeno una caratteristica: quella di tenersi al largo dalla politica infame dei panciafichisti e degli allibratori del comune bene, per interessi personali.
Qui si affronta, senza mezzi termini, il caso davvero doloroso, e vergognoso, degli stipendi dei consiglieri comunali e di quartiere. Già è assurdo che Catania, con trecentomila residenti, abbia dieci circoscrizioni. Rileggiamo quel che scriveva il Sole 24 Ore del 18 maggio 2007: "…la norma che regola le indennità degli amministratori delle città, compresa nel Testo unico degli enti locali del 2000: le retribuzioni devono essere fissate in base alla dimensione demografica, e ai gradi di capoluogo, delle diverse realtà, tenuto conto della fluttuazione stagionale della popolazione, della percentuale «delle entrate proprie rispetto al totale delle entrate, nonché dell'ammontare del bilancio di parte corrente». L'ammontare delle cifre per le indennità è fissato da un regolamento del Viminale che determina le varie fasce, ma consente ai Comuni di «aumentare o diminuire» le indennità o i gettoni di presenza. In caso di incrementi, però, la cifra non deve superare il 30% per i comuni con più di 100mila abitanti. Non è necessario però indossare la fascia tricolore per "sistemarsi". Anche assessori e consiglieri possono avere retribuzioni di tutto rispetto", aggiungendo: "La norma poi stabilisce che gli enti locali, nella loro autonomia, possono decidere di trasformarlo in indennità. È il caso di Catania: i consiglieri ricevono 3mila euro al mese, ma da questa somma vengono sottratti 100 euro per ogni giorno d'assenza. Tuttavia, le indennità sono dimezzate se si sceglie di continuare a svolgere, una volta in carica, il proprio lavoro". Insomma, siamo a circa 1500-1700 euro per quello che è da tempo un ‘mestiere’, il consigliere comunale: il doppio, per coloro i quali dichiarano di svolgere tale unica mansione. La giunta regionale del Presidente Lombardo, qualche mese prima della fine del 2008, ha cercato di pòrre un freno a tale spreco, varando un disegno di legge, si legge altrove, ove è prevista "la riduzione del numero degli assessorati nei Comuni e nelle Province, taglio alle indennità aggiuntive per sindaci e presidenti, gettoni di presenza al posto di stipendi fissi per i consiglieri. Non è finita, c’è anche l’addio all’aspettativa retribuita per gli eletti nei consigli e niente più retribuzione per i consiglieri nelle circoscrizioni dei comuni non capoluogo, stop al cumulo per sindaci e presidenti di Provincia col doppio incarico di deputato e ai permessi per i consiglieri-dipendenti che non potranno più andare in aspettativa con contributi a carico dell’ente. I consiglieri percepiranno un gettone al posto dello stipendio: a Palermo sarà di 126 euro, con un tetto massimo mensile (intorno a 1.900 euro, oggi è fino a 2.500 euro)". Ma tale iniziativa, che pure è stato fatto osservare non collima con la conseguente diaria mensile, assai più congrua, degli assessori e deputati regionali (però le riforme si cominciano dal basso… o no?), nulla ha mutato in Catania. Anzi: dalle opposizioni, che ogni tanto si rammentano di dover svolgere un compito ben importante e che invece si nota poco o nulla, si è rilevato come la recente assunzione, tanto per fare un gravissimo esempio, del nuovo direttore generale del Comune, il dottor Maurizio Lanza, abbia comportato uno stipendio mensile per costui, a carico delle casse comunali, di circa 22.285 euro al mese, in evidente discrasia con i continui appelli del Sindaco al rigore ed alla sobrietà, nonché colle iniziative dei privati (ultima la risistemazione di piazza Nettuno) che a loro spese, ed a parer nostro nella vergogna del Comune che dovrebbe occuparsene –come dovrebbe intervenire per non far sfrattare la scuola Doria, a San Cristoforo, altra questione ignobile a carico della Giunta- hanno effettuato tali lavori. Si rifletta, a fronte di lavoratori del settore pulizie che minacciano di gettarsi dai cornicioni dei palazzi, a fronte di sfrattati e poveri diavoli che non hanno ‘santi in paradiso’ a cui rivolgersi, alla evidenza aritmetica che il nuovo direttore generale del Comune costa a tutti i catanesi esattamente settecento e cinquanta euro al giorno, come è del tutto chiaro che le tasse da noi versate (Ici, Tarsu, tosap, Irap e le altre) incrementano non solo gli stipendi dei lavoratori comunali, ma anche le mensilità di codesti professionisti della politica, che sono i consiglieri comunali e di quartiere, nonché gli assessori.
Noi non pretendiamo, anche se sarebbe dati i tempi necessario, richiamare l’augusto esempio di Marco Porcio Catone, "esiguo era il suo patrimonio, modesto egli fu per continenza e in tenor di vita, pochi clienti ebbe, chiusa all’ambizione era la sua casa, una sola era stata la personalità insigne da parte paterna, fiero era il suo cipiglio, ma ineccepibile sotto ogni riguardo fu la sua virtù" (V.Massimo, "Detti memorabili", l.II,10,8): chiediamo tuttavolta che l’attività politica, sin dalle sue cellule primigenie che son lo svolgersi degli affari cittadini, tòrni ad essere passione pura, e per ciò fare sia quasi del tutto aliena da compensi che la configurino come un mestiere, dalle conseguenze sporchissime. Pertanto utile il ddl regionale, ma forse anche insufficiente: alle prossime elezioni comunali, dato che sinora tale esempio è mancato, si svolga da parte di tali soggetti, la proposta di destinare l’ottanta per cento della propria diaria ai poveri, ai bisognosi, ai diseredati. Solo in tal caso, codesti circensi di infima levatura, potranno avere credito, nel consesso di coloro che ancor credono e distillano il sale della civiltà.
Bar. Sea.
(Pubblicato su Sicilia Sera n°320 del 5 agosto 2009)

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