martedì 31 luglio 2012

L'Anfiteatro di Catania chiuso da tre mesi al pubblico: vergogna!




Come altre poche città al mondo, la nostra Catania ha la fortuna di possedere tesori architettonici di unicità mondiale; e in quanto inimitabile comunità civica, in essa accade che detti monumenti, i quali son patrimonio dell’umanità, debbano a volte essere sottratti alla pubblica visibilità per imperscrutabili, ma palesi, volontà di chi li gestisce. Così accade all’Anfiteatro romano di piazza Stesicoro, insigne opera del periodo augusteo, risorto a novella Luce nel XX secolo mercé l’opera di menti illuminate da sapienza: la mala segnorìa di dantesca memoria forse vuole che esso sia afflitto da destini tristi, per esser caduto in mani non capaci di amministrarlo? L’osservazione è d’obbligo.

Ad aprile di quest’anno, come ampiamente documentammo nel nostro blog “Lettere Catinensi”, la Sovrintendenza regionale che ha l’affidamento dei monumenti di Catania, quindi anche dell’Anfiteatro, ha svolto la lodevole manifestazione detta anche “Settimana della Cultura”: con le sue luci ed ombre, che abbiamo evidenziato in quella sede. Tra le note positive una indagine prospettica dell’Anfiteatro frutto di studio di giovine entusiasta; partecipammo agli incontri anche perchè parte in causa, ossia autore chi scrive codeste noterelle, dell’unica monografia sul vetusto monumento mai pubblicata, edita da Boemi nel 2002 (poi prestamente seguita da altre similari opere).  Ebbene proprio in quei giorni che dovevano segnare, come in effetti accadde,un flusso maggiore dei già moltissimi turisti italiani e stranieri i quali si fermano a Catania quel tanto che basta per visitare i monumenti dell’antichità classica e del barocco, l’anfiteatro venne chiuso al pubblico (prima è stato aperto con ingresso gratuito e vigilato da un custode appositamente alloggiato nella baracchetta di metallo all’interno del sito), con la seguente spiegazione: un pezzetto della cornice d’ingresso ha ceduto, e la giustificazione data fu gli “accertamenti tecnici”, come documenta la nostra foto di allora. Lo facemmo presente, attendendo altresì gli eventi.

Son passati tre mesi, durante i quali uomini dal carattere forte conquistarono intere nazioni d’Europa nel corso del secondo conflitto mondiale; tre mesi in cui la vita dell’uomo nel singolo aspetto può avere mutazioni immense, ma non per i gerenti, o gerònti, della Soprintendenza regionale ai monumenti sezione di Catania. Un cambiamento c’è stato,  lo si può notare raffrontando le due immagini da noi scattate: l’avviso a stampa appeso provvisoriamente alle transenne, per le intemperie dei giorni, cadde e volò.   Solo questo.   Le decine di migliaja di turisti che si affacciano dalle cancellate artistiche di piazza Stesicoro rimangono solinghi, muti e attoniti innanzi alla panoramica bellezza del lacerto di teatro antico visibile, unico nel suo genere dopo il Flavio della città eterna, ma non possono accedervi poiché sinora permane, inspiegabilmente, la chiusura.

Come ogni cronista che si rispetti, della vecchia scuola di coloro che camminano lento pede, ci recammo il 24 luglio u.s. nei locali di via Vittorio Emanuele ove si accede al Teatro greco-romano, quello sempre aperto e visitabile, per chiedere lumi.  All’allargare le braccia dei quattro custodi ci venne indicato il dirigente che poteva informarci, nella persona del dottor Chiavetta. Alla nostra domanda, egli si mostra subito con fare nervoso, e ci fornisce la spiegazione di tre mesi prima: il danno ad uno dei capitelli non permette l’accesso al pubblico, è stata stilata una perizia tecnica. Tutto qui. Nessun problema se i turisti, o il cittadino comune, rimangono impediti alla visita. Si fece cenno da parte nostra che, data la tenue entità del danno la cui criticità minima è visibile ad ognuno, il problema poteva essere risolto in pochissimi giorni con semplici interventi di muratura: irritazione dell’interlocutore. Al nostro sollevare la questione volterriana, se cioè la grande creatrice di verità sia la menzogna, il predetto funzionario si altera alquanto e tronca la conversazione non volendo più “discutere con lei”, come se avessimo toccato il classico nervo scoperto della situazione.  Il cronista, vigilante in nome del sovrano popolo, saluta rispettosamente e va via, non dimenticando di avvertire che ciò sarà debitamente riportato per iscritto. Come qui accade.
Il lettore sappia che la vox populi, ossia le suggeriture le quali al viandante che raccoglie informazioni giungono da fonti interne ed esterne agli addetti ai lavori, nàrrano di problemi notevoli tra la dirigenza della Sovrintendenza ed il personale di custodia ai monumenti, di liti intestine che han portato alla situazione di cui sopra. Ma anche non volendo far dietrologìa occulta, la soluzione potrebbe essere semplice, preso per vero ciò che il funzionario ha comunicato non a noi, ma all’umanità: conoscendo lo stato delle cose e la recente istituzione del cosiddetto “Parco Archeologico” in cui l’Anfiteatro è incluso, potrebbe anche darsi che per un intervento riparatorio che abbisogna al massimo di un muratore esperto, dopo la perizia tecnica si attenda il relativo finanziamento da parte della Regione Siciliana, poi vedremo di che entità esso possa essere se ci sarà e questa non si riveli soltanto una ipotesi campata in aria, il quale sblocchi finalmente l’impasse e consenta l’uso di un monumento che non è proprietà di pochi plutocrati, ma di tutto il mondo, màssime dei cittadini di Catania che duemila anni fa lo costrùssero.  Non si dimentichi che siamo già in campagna elettorale per le elezioni regionali siciliane, forse ciò ha qualche significato in merito ai fatti narrati. Questa la vicenda.

La quale noi garbatamente riassumiamo con un solo termine, che non usa più poiché desueto e però efficacissimo un tempo come oggi, facendolo veleggiare qual bandiera trista su le cervìci di chi dovrebbe essere al servizio della cittadinanza che paga le tasse regionali, quindi gli stipendi sovente abbondanti, di lorsignori e dei politici: vergogna, vergogna… vergogna.

Francesco Giordano

Pubblicato su: http://www.ilcorrieredicatania.it/?p=2207

martedì 10 luglio 2012

Strisce pedonali assenti o scomparse nelle strade cittadine, si provveda




Stiamo dalla parte dei pedoni. Di coloro i quali, per diversi motivi, preferiscono usare la cosiddetta "macchina di san Francesco" invece che il mezzo di locomozione a motore a scoppio. Tutti vi saranno costretti presto o tardi, quindi è meglio vivere sin da infanti codesta condizione. Ripetiamo sovente agli indotti che dalla nascita della civiltà, le grandi vittorie l'essere umano le ha compiute a piedi: si pensi all'Impero Romano, conquistato attraverso i garretti dei legionarii della città eterna.
Catania nostra patria, ha 2500 anni di storia, dei quali solo meno di 100, come altre città del mondo, possono dirsi 'motorizzati'. Eppure nella mente degli ultimi amministratori pubblici, oltrechè dei catanesi, con difficoltà si insinua il germe della cosiddetta 'civiltà stradale'.  Negli ultimi giorni la cronaca quotidiana riferisce di numerosi incidenti stradali anche gravi, dove a finire all'ospedale in condizioni precarie sono pedoni, per lo più donne anziane, investite sulle strisce pedonali da persone in automobile o motoretta. Laddove vi sono però, le strisce pedonali.
Basti compiere un giro in città: l'ottanta per cento delle strade di Catania le ha scomparse, cancellate, dimenticate. Gli esempi fotografici che qui riportiamo sono eloquenti, fra i tanti; portremmo fare una galleria di scatti. Come trascorrono le giornate gli operai del servizio manutenzione strade del comune di Catania, a parte percepire lo stipendio, pagato da noi cittadini attraverso la TARSU e l'IMU? Non è direttamente colpa loro, poiché devono essere comandati. L'Assessore al ramo,il Sindaco, li sollecitano a usare il colore bianco per ripristinare le strisce cancellate dal tempo? Non ci risulta. Ogni tanto (ultimamente in viale Regina Margherita angolo piazza Roma, dove ancora resiste una delle oramai poche garitte dei VV.UU.; non si comprende perché quella dell'incrocio San Domenico sia sparita...) spuntano, la notte, gli operai con le bombolette ed i paletti mobili: dipingono ex novo le strisce. Avranno avuto la segnalazione. Ma è rarissimo notare codesti lavori che sono di ordinaria amministrazione; sicché il pedone che deve attraversare la strada, a parte l'inciviltà degli automobilisti e motociclisti, si trova sprovvisto di quella sia pur minima tutela rappresentata dalle strisce. Se è giovane, attraversa in fretta; se è anziano è un guajo, e rischia di essere travolto, come ultimamente più spesso accade.
Tra l'altro è anche un problema per le casse comunali dappoiché, e vi sono diversi casi, se l'investito fa causa al Comune per la carenza di visibilità delle strisce, la vince (magari dopo anni) e l'amministrazuione dovrà risarcire. Che senso ha? E' dovere civico provvedere quanto prima a ripristinare le strisce non solo nelle strade principali, da via Vittorio Emanuele a Garibaldi a via Antonino Longo, per non parlare della via Etnea alta ma anche nelle vie secondarie. Trattasi di obbligo della amministrazione comunale, che pur ci chiede di pagare le tasse. Non è una concessione che il Sindaco Stancanelli o l'Assessore ci elargisce (e lui lo sa), è un suo obbligo strutturale oltreché politico.
Vedremo se tale nostra sollecitazione amichevole sortirà l'effetto sperato, anche in parte. Siamo ben consci che, a Catania, raggiungere un obiettivo in senso completo è quasi impossibile; e però già coglierne parzialmente i frutti, sarebbe una vittoria della cosiddetta educazione civica (la quale viene insegnata ancora, almeno nelle scuole private, sin dall'infanzia). Camminate a piedi, signori politicanti che ingrassate sulle automobili; ne avrete giovamento fisico e comprenderete i disagi dei pedoni.
F.G.
Nelle foto (nostre) strisce pedonali cancellate in piazza Trento, viale XX settembre e piazza Dante

Pubblicato su: http://www.ilcorrieredicatania.it/?p=1126

giovedì 5 luglio 2012

Pulito da sterpaglie il lato sud di piazza Dante dai militari di Sigonella: e adesso?




Sabato 23 giugno al mattino, abbiamo visto al lavoro ('sorvegliati' da alcuni Vigili Urbani che, non si sa perché, facevano loro da 'guardia'...) alcuni militari della base di Sigonella -rigorosamente in abiti civili-, i quali, come annunziato da comunicato passsato dalle tv locali, hanno molto ordinatamente ripulito da sporcizia e sterpaglie l'area di piazza Dante che comprende sia la piazza lato sud, sia i resti archeologici che qualche bello spirito, suggerito dalla Soprintendenza (la quale ha da poco creato il parco archeologico), ha definito pomposamente "le terme romane di piazza Dante". Un rettangolo circondato da ringhiera, scavato negli anni Settanta, dove si vedono miseri ruderi di case, una vasca in buono stato, alcuni locali circolari simili a quelli poco distanti delle terme della Rotonda. La loro utilizzazione è alquanto controversa storicamente e senza dubbio risalente al periodo tardo imperiale: comunque fa comodo appellarle terme.
L'opera assolutamente volontaria dei giovani militari americani è stata meritoria, sia perché si sono eliminate le erbacce che da anni affliggevano il sito, sia perché la piazza (òrba delle secolari palme, tagliate senza criterio con la scusa del punteruolo rosso... e lo spiazzo lasciato dal servizio verde pubblico del Comune nel più miserevole abbandono) ha il diritto di essere curata e vissuta. Quello dei militari, amici del popolo siciliano, fu un donativo: è il servizio manutenzioni del Comune che deve occuparsi di ciò. Si sappia che il cancelletto d'ingresso ai ruderi della piazza era, ed è, chiuso con una catena ed un catenaccio arrugginiti da anni, e l'ingresso, ma i resti sono ogni dì visibilissimi, è inibito. Invero v'ha poco o nulla da vedere, e sarebbe proprio il caso di ricoprire quelle misere case senza nessun valore storico, esattamernte come erano sepolte sino a quarant'anni fa: non si creda che il luogo non ne abbia avuto giovamento, anzi (per avere una chiara idea di come era quel lato di piazza Dante negli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo, si visionino tre film: "E' primavera" del 1949, "L'arte di arrangiarsi" del 1954, e "Il bell'Antonio" del 1964, girati ivi in parte).  Vero è che oggi la porzione dove si vedono i discavi sarebbe occupata dalle automobili che ivi prolificano ogni dì, però in primis la disciplina del luogo ed il Comune (economicamente), cacciando gli abusivi, ne avrebbe degno giovamento. Non si potrà probabilmente, poiché la Regione nell'incarnazione Soprintendenza ha deciso di "valorizzare il sito" (tradotto in termini economici, gli unici che alcuni comprendono, si deve sfruttare con la scusa di rendere un servizio alla cittadinanza.... se qualcuno rammenta il 'caso' della via Crociferi di oltre un decennio fa, prima sventrata e poi frettolosamente ricoperta, capirà...).  In questo contesto si comprende il pur affettuoso intervento della piccola squadra di militari americani.
Non durerà molto, purtroppo. Le erbacce ricresceranno presto, l'immondizia che alcuni maleducati vi gettano rispunterà; il disinteresse, questo logico, per quattro ruderi senza alcun valore storico ( e lo scriviamo con cognizione di causa; del resto non occorre essere archeologi per capire che non siamo innanzi alla tomba di Tutankhamon!) permarrà. Catania ha invero giojelli affatto meravigliosi, e vicinissimi al suddetto sito: per esempio, la chiesa della SS.Trinità. Ci si spieghi perché questo tempio non è valorizzato in modo opportuno. E' in restauro, si dice. Sappamo bene la storia. Ma quanto deve durare, e perchè?
Insomma, se i gonzi abboccano alle mirabìlie dei prestidigitatori dell'impossibile, v'ha chi conosce il meccanismo. La ragnaja sappiamo come è intessuta. Pur amando la nostra città, e proprio per il fatto che quotidianamente la viviamo, non nei libri di favole.
F.G.

Nella foto: i ruderi di piazza Dante 'ripuliti'

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