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lunedì 26 marzo 2012
Sulla poesia di Salvatore Camilleri: una bella manifestazione nella biblioteca della chiesa S.M.della Consolazione a Catania, con i pupi dei Napoli
Una simpatica serata in onore di un illustre studioso della lingua, della letteratura e della cultura di Sicilia: può così tratteggiarsi la manifestazione svoltasi il 25 marzo nella biblioteca-salone della chiesa di S.Maria della Consolazione in Catania, retta da Padre Coniglione (appassionato di libri antichi e nuovi), che ha celebrato le opere di Salvatore Camilleri, oggi più che nonagenario ma intellettualmente lucidissimo, come ha dimostrato nel suo appassionato intervento, affascinando il folto uditorio.
Se non bastassero le raccolte di poesie, rimarrebbero delle opere sue tre segni incancellabili: la versione moderna in lingua sicula del celeberrimo racconto leggendario "La Barunissa di Carini" (da cui lo sceneggiato televisivo del 1975), la Grammatica Siciliana (edita nel 2002 da Boemi, in una collana di tre volumi tra cui l'Anfiteatro romano di Catania, autore chi scrive, e Ducezio, del fu prof.Gliozzo), nonché il monumentale Dizionario Italiano Siciliano, edito da Greco nel 1998, opera unica ed utilissima nel suo genere.
Ed a festeggiare l'anziano 'sicilianista' ed oramai fra gli ultimi esponenti di quella grande tradizione della cultura e storia anche politica di Sicilia la quale, da Santi Correnti ad Antonio Corsaro e Fortunato Pasqualino passando per Salvatore Santangelo ed Alberto Varvaro sino ad Andrea Finocchiaro Aprile, ha tante luci poliedriche donato alla nostra isola, fummo in tanti: Nino Magrì della Associazione Marranzatomo che ha con attenzione organizzato la serata, la docente Sarah Zappulla Muscarà che ha dissertato sulla qualità dei libri di Camilleri, e per la gioja dei grandi e dei piccini convenuti, la marionettistica dei fratelli Napoli, che srotolando cartelloni all'uso antico, ha rappresentato due quadri della "Barunissa di Carini" ridonando voce e vita alla intramontabile tradizione dei pupi, i quali se si muovono a filo, hanno nondimeno un'anima immortale: così il grido degli amanti tragici, "Tuttu è Amùri!", si trasforma come nel connubio con la morte, nel cuore vero della nostra siciliana epopea.
Da ricordare, come ha ben sottolineato il professor Camilleri e noi dovremmo ripetere a giovani e maturi, che sino al XV secolo la prosa ufficiale da e verso il Regno di Sicilia (usata anche dal Papa nella corrispondenza!), era il siciliano, anzi la lingua siciliana: uso che tramontò dopo la scelta di Napoli quale capitale del nuovo regno, in seguito ai mutamenti politici del XVI secolo. Un 'piccolo' ma grande particolare, che nessun 'nordico' d'Italia, ieri come oggi, può vantare, e di cui si può legittimamente andare orgogliosi.
Scorgemmo tra i presenti alcuni del movimento dell'Alienismo: e come non si può prendere parte all'Arte ed alla cultura sicula, specie se puparesca, se non si è alienati da quell'Amore per il Sapere che sin dall'evo pre-ellenico vede la forma della nostra Isola quale un cuore, l'autentico fulcro del Mediterraneo? E che tali manifestazioni si svolgano nei saloni di un tempio cattolico, la Chiesa dell'Apostolica legazia, neppure è un caso, vogliamo interpretare. A volte è piacevole raccontare, ma anche esserci può avere importanza.
F.Gio
Nella foto, un momento della rappresentazione puparesca
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