Chiusa dal terremoto del 1990
Riapre la chiesa di San Giuseppe al Transito nel centro storico catanese
Con la celebrazione dei primi Vespri in latino, onoranti il Patriarca sposo della Madonna, il tempio è ora attivo – Necessità della Santa Messa in lingua latina in tale luogo, dopo molte attese -
"Gloria et divitiae in domo ejus: et justitia ejus manet in saéculum saéculi", ‘nella sua casa gloria e ricchezza, la giustizia nei secoli con lui rimarrà’: il Salmista non poteva esprimersi con più perfezione e la Tradizione della Chiesa universale non poteva cesellare al meglio le laudi del Patriarca San Giuseppe, castissimo sposo della Vergine Myriam, secondo la lettura dell’Evangelo. Tale incipit ci pare necessario, plaudendo alla riapertura del tempio catinense di San Giuseppe al Transito, avvenuta nel pomeriggio del 18 marzo u.s., vigilia della festa solenne del padre putativo di Gesù, l’Unto. Con grande concorso di folla, dopo restauri duranti un ventennio (la chiesa, grande e decorosa dalla ampia facciata settecentesca, costruita nel secolo XVIII, sin dal terremoto del dicembre 1990 era chiusa per i restauri), il tempio che s’affaccia nel pieno della Catania settecentesca, in piazza Maravigna (dietro via Garibaldi ed angolante con via Transito, dirimpetto agli uffici comunali), ha un triste destino di sofferenza statica legato ai terremoti. Catania strenuamente colpita come le altre volte dai cataclismi naturali, riportava notevoli danni dal tremuoto che il 20 febbrajo del 1818 scuoteva la città in moto ondulatorio: di tutte le chiese, quella dedicata al transito di San Giuseppe fu colpita in modo irreversibile. La famiglia, di nobilissima schiatta e benemerita della città da secoli, dei Paternò Castello, dedicavasi nel secolo XIX al restauro del tempio. Oggi, sul tetto del riaperto luogo sacro, lo stemma gentilizio dei Paternò attesta della loro mano e della storia ‘giuseppina’ che vede il XXI secolo rinnovato il culto del Santo Patriarca, nella Catania fedele al messaggio del cattolicesimo. I fondi per il restauro furono attinti da quelli stanziati all’epoca per la ricostruzione: mentre la Confraternita di San Giuseppe al Transito e San Giovanni Battista, governata dall’ing.Salmeri, ha in cura l’amministrazione del tempio. Il quale è stato sì ristrutturato nelle parti essenziali, ma abbisogna ancora di cure ed attenzioni; si vorrebbe che tale luogo divenisse centro di iniziative culturali, come apprendemmo in loco, di vario genere. Vedremo se le laudevoli intenzioni si tradurranno in realtà. Alla funzione, intervennero molte persone che gremirono l’ampia navata: tra essi notammo gli ex assessori Orazio D’Antoni, da sempre attento alla realtà del quartiere, e Giovanni Vasta.
Così il rettore della chiesa, Monsignor Carmelo Smedila che governa da più di quarant’anni la parrocchia-santuario mariano di Santa Maria dell’Aiuto, ha voluto degnamente officiare la riconsacrazione del tempio, affiancato dall’Arciprete della Cattedrale catinense Mons.Barbaro Scionti e dal canonico G.Maieli, con una processione solenne, che ha percorso il breve tratto che separa le due chiese (vie Consolato della Seta e Santa Chiara) sino alle funzioni vespertine.
Secondo la tradizione infatti i Primi Vespri in onore di San Giuseppe erano cantati: e la corale Cantemus Domino ha eseguito mirabilmente codeste preghiere, in stile tridentino seguendo la volontà espressa nel motu proprio del Pontefice Benedetto XVI invitante al ripristino delle sacre funzioni nella lingua ufficiale della Chiesa, che è il latino, laddove ve ne sia richiesta dai fedeli; il collegio liturgico "Cardinale Nava" presieduto con la consueta maestrìa ed attenzione da Piersanti Serrano (ottimo maestro delle cerimonie), ha svolto in modo brillante le operazioni. E nondimeno, la Messa si disse, l’indomani, sempre secondo il rito ordinario in lingua italiana. Il lettore ricorderà come da queste colonne, or un anno fa, annunziammo la prossima celebrazione della Santa Messa in lingua latina anche a Catania. Purtroppo i tempi della Chiesa, e qui ci riferiamo non alla fervida volontà dei fedeli e dei devoti ma al corpo ecclesiastico dei gerarchi sacerdotali, non coincidono quasi mai con i desideri del popolo: le richieste ufficiali e scritte al Monsignore di cui sopra, il quale ha dottrina e competenza necessarie per officiare il rito, dopo alcuni fuochi fatui ed inserzioni –ci si consenta il termine- nel ‘novus ordo’ di parti del vecchio rito secondo il validissimo Messale del Beato Giovanni XXIII (quello preso a riferimento da Papa Benedetto nel motu proprio), sino ad oggi non trovarono piena e fissa applicazione. Sarà che al Vescovado son certi della volontà del gruppo di fedeli, ben noto alla capace attenzione dell’Arcivescovo Metropolita Gristina, nell’attendere la celebrazione della Santa Messa secondo il volere del Santo Padre; sarà che il prossimo trasferimento della parrocchia di Santa Maria dell’Aiuto nella chiesa di San Giuseppe al Transito, per causa dei lavori di restauro e consolidamento del santuario, i quali debbono iniziare a breve, indurrà il caro Monsignor Smedila a rendersi pienamente necessaria la celebrazione dell’Ufizio divino, poiché nella ‘casa’ di San Giuseppe è perfettamente installato, ed ora restaurato, l’altare orientato perfettamente verso il Sacramento, quindi agevole per la celebrazione eucaristica tradizionale….sarà. Ma non si può oltre pensare di attendere, o permettere che i fedeli di Acireale molto giustamente ogni domenica abbiano la loro Messa in lingua latina, e Catania la dilettissima patria di Agata protomartire, manchi a codesto dovere, a tale indiscussa volontà dei fedeli e pontificia. Del resto, come possiamo affermare con sicurezza, il desiderio e comune consenso, senza creare frizioni per nessuno (chi vuole intendere, intenda…) è quello di una funzione in lingua latina, al mese: può bastare, almeno come inizio. Ma che si inizi, finalmente, almeno nella sacra memoria dell’oramai riconsacrata voce del castissimo sposo: "Giuseppe, figlio di David, non temere di accogliere in casa Maria come tua sposa: poiché ciò che è nato in lei, viene dallo Spirito Santo" (Matt.1,20). La Santa Messa (per chi vi crede, sia nelle lingue nazionali oppure nella lingua dei Padri), è questa: "de Spiritu Sancto est".
Bar.Sea.
Nelle foto: Momenti della funzione nella chiesa del Transito; nel video, un brevissimo frammento della celebrazione
(Pubblicato su Sicilia Sera n°338 del 24 aprile 2011)