martedì 1 giugno 2010

S.Messa in latino presto anche a Catania

Tre anni dopo il motu proprio del Papa

A presto la Messa in latino anche a Catania

Mentre nella Diocesi di Acireale si applica il volere di Benedetto XVI, ancora in città si attende il pubblico
annunzio della sacra funzione -Molti pronti a partecipare, per lo più giovani -

Anche nella nostra Catania si potrà presto apprezzare il sacro rito della Messsa cattolica apostolica romana -per coloro i quali vi credono- in lingua latina. Si rammenta infatti che il "motu proprio" con il quale, il 7 luglio 2007, il Santo Padre Benedetto XVI ha autorizzato chiunque lo desideri e ne faccia richiesta al parroco -sollevando così lo spinoso problema pòsto dall'indulto di Papa Woityla del 1988, successivo alla scomunica dei 'lefebvriani', per cui era necessaria l'autorizzazione del Vescovo per far celebrare secondo il vecchio rito- ad officiare secondo il Messale di San Pio V, per cui il rito dela messa in latino, tridentino, non fu all'epoca abolito dalla riforma conciliare (entrata in vigore circa quarant'anni fa), ma si può dire messo in sordina. Oggi è possibile senza incorrere in scomuniche o rischi di discussioni, anzi in piena comunione còlla Chiesa, partecipare alla Messa secondo il vecchio e tradizionale formulario. Già in Acireale, una domenica al mese alle 10,30 in una parrocchia, come viene anche comunicato dal quotidiano locale, si celebra la Messa tridentina.
Quale dunque il motivo per cui i fedeli cattolici di Catania -ci risulta sian molti, più di quanti si possa immaginare-, attratti dal fascino sempiterno della tradizione, avvolti dal mistero poetico della lingua di Roma, vivente ancora e perfettamente in possesso delle proprie facoltà creative, non possono ancora anche esteticamente 'godere' di tale funzione sacra? L'Arcivescovo Gristina, pare -qui ci limitiamo a' sussurri delle sacrestìe, poiché nulla o quasi sembra ufficializzato- abbia dato tale incarico, ma nonostante ciò, nessuna funzione in latino nella forma qui richiamata, è stata resa pubblica. Pare inoltre che il Papa abbia chiesto ad ogni Diocesi d'Italia e dell'estero, un resoconto sulla applicazione del suo "ordine", poiché tale è il "motu proprio": evidentemente chi non lo mette in pratica, si pone in aperto conflitto non tanto con la Curia romana, ma colla volontà del Sovrano Pontefice. E se la Diocesi di Acireale, pur guidata dal Vescovo-poeta Pio Vittorio Vigo, non certo incline a tradizionalistiche visioni, sta applicando tale documento, Catania, grande ed antica civitas di fedele devozione agatina e mariana, Catania che da molti decenni langue senza un cardinale, ancor non vede la manifestazione consustanziale (è proprio il caso di dirlo) della Santa Messa in lingua latina, secondo la più che millenaria tradizione della Chiesa Cattolica. D'accordo, sarà antimoderno il rito: ma è informazione al di sopra di ogni sospetto che quasi eclusivamente i giovani, quei che han udito solo la Messa in italiano, nati dopo la riforma, affollano le funzioni in latino, che in moltissime città del nord si svolgono regolarmente, anche ogni domenica. "Sicut in caelo et in terra": v'ha da rieducare una depauperazione dei fedeli, che forse anche il vecchio rito, ora rimesso in auge dell'attuale Pontefice, può contribuire a migliorare. Codesto senza venir meno alle promesse del Concilio che tutti i sacerdoti han fatto, ed i fedeli in gran maggioranza condividono, sia chiaro. Nessuno intende qui tornare indietro, del resto atto impossibile, nella materialità.
E tuttavia, la Santa Messa in lingua latina consente di rinsaldare, chi la vede vacillare, la fede; chi non l'ha, di avvicinarsi ad essa; chi vagola nel dubbio, di ajutarsi a comprendere: "Asperges me, hyssopo, et mundàbor". Da notizie assunte, ci consta che sia in atto nella nostra chiesa catanese un sotterraneo, ma forte e ben determinato movimento diremmo quasi 'legionario' e 'templare', di autentici zelatori dell'Evangelo -quasi novelli emuli di Euplo, il diacono che volle morire per il possesso delle scritture- i quali stanno smuovendo pietre e montagne, per ottenere codesto risultato. E, a parer nostro, l'otterranno, con il concorso del Cielo e della Vergine Madre: senza dimenticare mai che, afferma il Messia, "siamo servi inutili, abbiamo fatto quel che dovevamo fare" (Lc 17, 10). Ed ubbidendo in perfetta armonìa, senza falsità che saranno inevitabilmente punite e senza invescarsi nelle spire di Mammòna, al precetto antico bernardiano: "Non nobis, Domine, non nobis, sed Nomini tuo da gloriam".

Bar.Sea. (Francesco Giordano)

(pubblicato su Sicilia Sera n° 329 del 28 maggio 2010)

1 commento:

  1. In realtà la S.Messa tradizionale ad Acireale viene celebrata tutte le domeniche e le feste di precetto alle ore 10.30, non in una parrocchia ma presso la chiesa di S. Antonio di Padova in via vittorio Emanuele II.
    Fonte : http://www.giovanietradizione.org/

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