Agata, Santa dalla bellezza nascosta: la conferenza del professor A.Blandini nella chiesa di Sant'Agata al Carcere
Organizzata dalla rettorìa del Santuario diocesano di Sant'Agata al Carcere in Catania (nella persona del Sac. Asero), costrùtto sul romano palazzo pretorio e che ingloba le "sante carceri" dove ebbe fine la vita terrena della giovinetta Agata protomartire nel III secolo, per la rassegna "Noli offendere", si è svolta nella navata della chiesa, martedì 19 gennajo la conferenza "Il culto di Sant'Agata dalle origini agli eventi catastrofici del 1669 e 1693", relatore il prof.Antonino Blandini, studioso di storia patria e particolarmente versato in quella ecclesiastica.
Presentato dal valente dott.Piersanti Serrano che ha letto un breve curriculum del conferenziere, del resto notissimo in città e oltre per essere brillante firma del quotidiano "La Sicilia" e del settimanale diocesano "Prospettive", innanzi ad un folto ed attento uditorio, il professor Blandini, con l'entusiasmo che lo contraddistingue, ha avuto il non facile compito di condensare oltre mille anni di civica historia in una ora di intervento: e crediamo vi sia riescito benissimo, soprattutto per la fresca memoria e la densa parafrasi degli eventi, dalla cattività della giovine fanciulla Agata nei lupanari catinensi onde si convertisse al politeismo, fino al grande e primo miracolo del velo che arrestò la lava nel 252, per cui convennero a venerarla anche ebrei e pagani che in gran copia abitavano in città; fino alla vigilia dell'evo moderno, egli non ha fatto mancare la descrizione vivissima di notevoli ed importanti episodi di vita cittadina e della Storia siciliana, che hanno segnato la civiltà europea, il che è dire quella mondiale.
Tra gli altri, ci piace rammentare come il relatore abbia illustrato il primigenio culto della protomartire nelle necropoli catanesi estese nella parte nord della città -ovvero oltre il limitare di piazza Stesicorea-, nonché la visita del Papa Vigilio dopo il conquisto de' Bizantini, per cui Belisario in persona entrò a Catania, spogliato già l'anfiteatro per gli ordini di Teodorico. Il bujo periodo arabo con la proibizione del culto agatino è pure stato illustrato dal prof.Blandini, che nel contempo rammentò il grandissimo rifiorire dopo l'invitta riconquista de' Normanni, della devozione agatina con la fondazione della attuale Cattedrale al Duomo, ecclesia munita, mentre per il trafugamento avvenuto nel 1040, forse ad opera del guerriero protospatario Giorgio Maniace, il corpo della Santa fanciulla era a Costantinopoli, dònde tornava con immenso giubilo nel 1126, per riprendere la festa ed il "giro" delle reliquie sotto le mura, nei secoli succedutisi.
Dal viso della Santa, che molto verisimilmente ha ricordato il relatore (e lo scrisse già Padre Santo D'Arrigo nei suoi monumentali libri) raffigura nel reliquiario del XIV secolo quello della Regina Eleonora d'Aragona, i cui sovrani (di origine catalana) furono devotissimi alla Vergine martire e trasfusero grandi tesori per onorarla quando in quel tempo Catania era capitale del Regnum Siciliae, al cerimoniale di Alvaro Paternò del XVI secolo che in qualche modo "codifica" una festa più volte movimentata, che ebbe ben trenta candelore, cinque palii e diverse corse de' cavalli berberi nelle vie antiche; mentre da tutte le diocesi e in ogni luogo delle chiese d'Occidente e di Oriente, il culto della protomartire si diffondeva intensissimo e coinvolgente. Egli infine vòlle leggere alcuni versi della sacra liturgia greca della messa agatina.
L'allocuzione dell'illustre relatore fu come sempre piacevole a seguirsi, per la mésse di dati e episodi narrati: in tali modi belli e molto istruttivi, la Santa la quale può ben dirsi "bellezza nascosta" è degnamente onorata.
F.Gio
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