giovedì 11 novembre 2010

La Regione Siciliana attui un rapido programma per il lavoro


Una soluzione al passo con i tempi


Piano regionale per risolvere il dramma del lavoro in Sicilia


Il governo Lombardo attui tempestivamente le attività necessarie di sorveglianza e supervisione
al fine di ‘obbligare’ i privati ad assorbire i disoccupati- Etica contro clientelismo -



Qualche settimana fa, andando a trovare una tipica famiglia della ‘middle class’ americana –il padre in sedia a rotelle e disoccupato, la madre tornata per necessità a lavorare, i figli adolescenti-, il Presidente degli USA Barack Obama, nel giardino della casa che lo ospitava, ha scandito innanzi ai microfoni una tremenda verità, che in genere (particolarmente in Italia, men che meno in Sicilia) i politici d’Europa stentano ad ammettere, o negano: "vivere alla Casa Bianca è come stare dentro una bolla di sapone, non si riesce a comprendere i veri problemi della gente". Qualcuno potrà pensare che tali affermazioni son frutto della propaganda per le imminenti elezioni di ‘midtime’, epperò scattano una veritiera istantanea della situazione di lontananza siderale fra il politico (il Presidente americano è la massima espressione del ruolo) e la gente. E’ un grave problema, il quale tuttavolta nel mondo anglosassone è meglio sentito con desiderio di affrontarlo: lo sanno bene in Gran Bretagna, ove da anni l’attuale Premier ha scelto, pur scortato similarmente, di recarsi quotidianamente al lavoro in bicicletta, onde porgere un segnale visibile della propria presenza tra il suo popolo. Da noi, è emblematico –come si è notato in questa estate di veleni e polemiche, infine stigmatizzate dal Presidente della Repubblica nella dichiarazione del 14 settembre a Salerno- come la grande garanzia di democraticità della Costituzione del 1948 e la conseguente eguaglianza sancita dalla carta, siano col passare dei decenni (anche e forse soprattutto in virtù delle ultime riforme della legge elettorale che hanno scisso definitivamente l’elettore dall’eletto, ormai nominato dai partiti) disgregatesi nella formazione di una élite, detta anche da qualche interessato la casta, per cui sin dagli anni Ottanta politici illuminati (da Enrico Berlinguer a Giorgio Almirante, senza dimenticare la lezione ed il sacrificio di Aldo Moro e la dirittura di Amintore Fanfani) han messo in chiaro la cosiddetta "questione morale".
La quale, e nel nostro meridione e in Sicilia precipuamente, si riduce ad un solo grande, immenso dilemma: il problema del lavoro. Assistiamo infatti, dal cambiamento della maggioranza avvenuto a dicembre 2009 da parte del governo regionale, ad una volontà da parte dell’esecutivo guidato da Raffaele Lombardo di avviare una concreta attività riformista: osteggiata, grandemente combattuta anche con armi di infamia e di cattiveria senza pari, da parte degli ex alleati (del PDL). Prescindendo da quel che è il risultato delle trattative e del nuovo governo di queste settimane, possiamo affermare che riuscita nelle linee essenziali appare la riforma del risparmio nella Sanità siciliana, avviata dall’Assessore Russo; mentre per le modifiche nel settore rifiuti, dovremo attendere ancora qualche tempo. IL Presidente Lombardo, in numerose sue interviste nonché in interventi spontanei sul suo blog, ove tra l’altro è a volte accusato di tacciare di "questuanti" coloro che, come ad ogni importante uomo politico, gli si rivolgono per chiedere aiuti (sarebbe utile a questo riguardo che si spiegasse che fa bene il Presidente a tacciare in tal guisa coloro che hanno già un reddito, e pretendono di essere agevolati: a fronte non solo di un principio di eguaglianza che egli intende promuovere, ma anche, e crediamo sia nel suo pensiero, di molti altri che non dispongono di nessun cespite che non sia la buona volontà e l’onestà per mettersi a lavorare al servizio della propria famiglia, e della comunità siciliana), ha spesso negli ultimi tempi stigmatizzato il grave problema del lavoro, precisando che da parte della Regione si devono attuare tutti gli strumenti per fare in modo che il rinnovato flusso di emigranti, specie giovani e qualificati, dalla Sicilia verso il nord e l’estero, sia non solo interrotto ma invertito. Come alla fine dell’Ottocento infatti, nei versi di Mario Rapisardi: "Eppure essi abbandonano il natio paradiso, \ il ciel chiaro, i pescosi lidi, la terra antica \ dell’aurea libertà, \ perché tu, cielo azzurro, non hai per loro un riso, \ perché voi, pingui campi, non crescete una spica, \ per chi il sudor vi dà" (in Emigranti, dalla raccolta "Giustizia").
Dalla svolta del suo governo, da parte nostra abbiamo deciso di dare credito all’uomo Lombardo ed alle sue scelte. Ma è ora il tempo di imprimere una volontà decisionista massiccia, imponente, al fine di scavare non solamente un solco con le inveterate, spesso incancrenite, abitudini del passato, ma anche di lasciare il segno per il futuro, con atti concreti e non chiacchiere. E se per un verso, sempre udendo le affermazioni di Raffaele Lombardo, la Regione non può più fare assunzioni (così i comuni e le altre P.A.), venendo meno a quella funzione di ammortizzatore sociale che per decenni ha assolto, appare indispensabile –nella inderogabile e decisiva riforma della mastodontica burocrazia regionale- che essa si impegni con i privati e con gli enti partecipati, in quello che intendiamo come un grande piano regionale per il Lavoro, il quale sia strutturato almeno per il prossimo decennio, con i partiti della coalizione che sostengono il governo regionale, il quale abbia la forza etica (laddove codesta alberga nel cuore di chi è preposto al timone del governo: l’Etica di Aristotile e del Voltaire, la cui Legge è nel cuore, il cui Dio è nei cieli), da parte dell’ente pubblico regione Sicilia, di ‘imporre’ ai privati la assunzione di personale, nelle varie specialità del settore. Ci spieghiamo meglio, in breve.
Il deputato regionale del PD Nino Di Guardo, la cui trasparenza politica ci pare al di sopra delle parti, ha in una recente intervista rammentato, come poco prima aveva detto il medesimo Presidente Lombardo (mentre non notammo lo stesso fervore né nei deputati regionali del PDL, né nella UDC, sensibilità al problema espressero i deputati detti ‘finiani’ ed alcune frange degli storaciani de La Destra, da non confondere con AS di N.Musumeci), dei 40 mila lavoratori dell’edilizia che i fondi FAS, allorché e se arriveranno, potranno finanziare attraverso l’apertura di molti cantieri, nell’isola. Precisando che l’elenco di cotali lavoratori, trasmesso dalla Regione attraverso i centri per l’impiego delle città provinciali ai Comuni, è in questi ultimi, almeno in alcuni, arenatosi fra le spire della burocrazia ovvero nelle fanghiglie degli amministratori locali che per pura nemicizia verso Raffaele Lombardo, ma danneggiando molti poveri cristi, hanno intenzione di soffocare tale proposito concreto (così ci risulta da informazioni assunte, in particolare a Messina), è bene aggiungere che non tutti i disoccupati in Sicilia, aventi diritto ed in cerca di un impiego, sono carpentieri, muratori od edili, né intendono diventarlo. Occorre quindi una visione d’insieme che esca dalle logiche del corporativismo oramai frusto, e veda complessivamente il problema. Sempre in una intervista di fine agosto, dal Presidente Lombardo abbiamo saputo che i suoi due figli sono in Roma, uno iscritto alla LUISS e l’altro medico: ove accada che tornino a dedicarsi ad attività lavorative nella regione nativa, saranno senza dubbio di esempio ai molti coetanei che desiderano impegnarsi per il riscatto etico della propria Patria sicula. Concretamente: mentre vediamo il Presidente con giustezza, giorni fa, inaugurare una nuova tratta della Ferrovia Circumetnea, che è ente partecipato dalla Regione ma di nomina governativa, rammentiamo che mesi fa nella trasmissione Report fu sollevato il caso delle nomine con determina del Commissario della FCE Tafuri, senza alcuna graduatoria né concorso, di personale in quell’ente: il Presidente Lombardo se ne adontò, ma poi la realtà del silenzio tornava a prevalere. Emblematico il caso dell’Aeroporto di Comiso (ove ci risulta Amministrtatore Delegato Pietro Ivan Maravigna, già per molti anni consigliere comunale di Catania nonché alto dirigente della Polizia, persona nota per le sue battaglie in difesa dei diritti umani): quali criteri, ora che la vertenza per il suo sviluppo è stata sbloccata, la Regione intende adottare per eventualmente verificare con trasparenza, in un ruolo che non può essere che di supervisione, sulle assunzioni del personale in base a principii di trasparenza, di credibilità pubblica e di assoluta correttezza, lasciando alle spalle il clientelismo e l’anticostituzionale scelta degli "amici degli amici", a cui i principii e la volontà del Presidente Lombardo si oppongono, negli ultimi tempi, con invidiabile fermezza? Medesimamente la riforma del Consorzio Autostrade di Sicilia dovrà avere un similare sviluppo; così come dopo la soluzione della vendita della Tirrenia ai privati ("La flotta che fu dei Florio, e che dovrà tornare nella sua sede centrale a Palermo", ha precisato con giusta enfasi storica Lombardo), intende la Regione Siciliana, in virtù della sua quota di proprietà, intervenire per fare adottare agli investitori privati dei criteri di scelta del personale, di là dagli schemi del clientelismo e del politicume? Proprio per queste ragioni, come tutti sanno, i giovani qualificati –e che non hanno ‘sostegni’ ed amicizie nel mondo della politica- scelgono di emigrare fuori dalla propria terra, dove viene gradito il talento più che la cosiddetta ‘segnalazione’.
Il piano regionale strutturato per il Lavoro che intendiamo, dovrebbe articolarsi verso l’agricoltura, ove alle aziende private attraverso i centri regionali per l’impiego verrebbero sottoposti degli elenchi di lavoratori da cui attingere; nel settore dei Beni Culturali e del Turismo, ove innanzi alla sovrabbondante ricchezza di monumenti laici e religiosi, la più gran parte chiusi od in stato di abbandono e misconosciuti (quelli religiosi non sono della Chiesa, molti, ma del Fondo edifici di Culto del Ministero dell’Interno: con la cessione in atto di molti beni dallo Stato alla Regione, si intravvede una soluzione), sarebbe indispensabile –anche attraverso le Soprintendenze- che la Regione provvedesse all’espletamento, passando per la filiera degli enti privati constatati i problemi finanziari, e dopo che la medesima Regione avrà ‘subappaltato’ i monumenti agli investitori che li gestiranno, di un onesto elenco di lavoratori disponibili (da reclutarsi, dopo la modifica mentale necessaria… bisognerebbe infatti spiegare ai precari della scuola che è meglio avere cinquecento euro quale custode di una vecchia chiesa, che milleduecento euro da maestra in una scuola statale che è praticamente fallita, e non li potrà mai più assumere!) a custodire, ed i più preparati ad illustrare, tali beni architettonici. Questo già avviene in molti luoghi, attraverso cooperative private (magari in silenzio finanziate dagli enti pubblici): sono i criteri del reclutamento, che vanno del tutto ridisegnati, come sa una comune cittadina che, chiedendo se può lavorare in quel settore, oggi si vede cacciare in malo modo se non è ‘segnalata’ dal politico di turno o, alla meglio, le è offerto un lavoro gratis, senza ricompensa.
Questa è la realtà, che i nostri politici regionali sanno bene, anche se alcuni fingono di ignorarla. In Gran Bretagna (ah perfida Albione di un tempo, come sei ancor maestra di Civiltà e di Luce dai Tre punti dell’Etica sublime!) nei recenti giorni della crisi finanziaria, le aziende sostituiscono i fiori veri con quelli finti, la tovaglia di stoffa con quella di carta: il risparmio (da noi usa dire razionalizzazione) è per tutti, dal dirigente all’usciere: ed i prezzi al consumo diminuiscono. Qui è all’incontrario, e chi si azzarda a tentare tale manovra, è quasi linciato. Pure, occorre insistere. Gutta cavat lapidem, è assioma autentico ed alfine foriero di intemerata giustizia.

Bar.Sea.

(pubblicato su Sicilia Sera n°333 del 3 novembre 2010)

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