A Taormina la festa nazionale del movimento storaciano
Quella certa idea di Destra, che circola in Italia…
Coronata dall’intervento di Berlusconi, la manifestazione è stata specchio di intendimenti
e lettura di realtà per il piccolo movimento – Prossima presenza in Parlamento -
Si è svolta nelle settimane scorse, entro la bella e scenografica cornice della cittadina turistica di Taormina, la festa nazionale de "La Destra", il partito politico nato dalla scissione, nel 2007, della allora Alleanza Nazionale, capeggiato da Francesco Storace già Ministro della Sanità e Presidente della Regione Lazio, Teodoro Buiontempo e Nello Musumeci, tutti ex deputati nazionali o europei. Abbiamo partecipato alla tre giorni di manifestazioni, intorno alla metà di settembre, per alcune ragioni: la vicinanza geografica, la bellezza del luogo e la volontà di render contezza, a noi ed al lettore, su quella certa idea di ‘destra’ italiana, che ancor circola, nel confusionario e magmatico panorama politico nazionale. La presenza centrale, sabato pomeriggio del 18 settembre, alle assise del piccolo movimento (il quale nelle elezioni nazionali del 2008, in base alla legge sullo ‘sbarramento’ del 5%, non ha superato tale limite e non ha rappresentanti in Parlamento), del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha conferito alla manifestazione importanza che altrimenti sarebbe stata confinata a dibattiti interni, interessanti solo i simpatizzanti e gli addetti ai lavori. Vero è che, nel suo discorso al palazzo dei Congressi, in una Taormina assolutamente blindata (i disagi per i turisti, a cui dopo un certo orario è stato impedito di circolare e persino di immettersi per porta Catania, a causa delle auto blu della imponente scorta del Premier), ove le misure di sicurezza, per noi che abbiamo avuto accesso al luogo della riunione, sono state più apparenti che reali (nessuno, tanto per fornire esempio concreto di come sia diversa la propaganda dalla TV alla realtà, sia tra i giornalisti che fra i simpatizzanti de La Destra all’interno del Palacongressi, è stato perquisito, né vi erano mezzi e uomini per farlo, sicché se qualcuno, come è già accaduto, avesse voluto attentare alla vita del Presidente, sarebbe senza dubbio stato immediatamente arrestato, ma avrebbe potuto raggiungere il proprio delittuoso scopo…), Berlusconi ha ricantilenato le trite e stratrite autolodi del proprio governo, oramai usuale ritornello, e nessun accenno ha neppure ventilato al fatto che egli si sia trovato in una terra, la Sicilia, densa di innumerevoli problemi di vario genere (sicché il luogo, Taormina o Cortina d’Ampezzo, nella sua visione poteva essere intercambiabile); vero è altresì che unico accenno al frangente particolare è stato il fatto di aver promesso, indirettamente e con una ellissi di termini, la poltrona di parlamentare (e di essere ivi "per un dovere e per riparare ad un torto", quel "veto" che il tanto vituperato Presidente della Camera Fini impose nel 2008 alla candidatura nel PDL dei vertici de La Destra) a Storace, Buontempo ed a Nello Musumeci (di cui, studiatamente, ha vezzeggiato l’oratoria…), nella cornice di una festa, appellata dagli organizzatori "Italia in Movimento", svoltasi fra la Villa comunale ed appunto il palacongressi, ove abbondarono il verbosismo dialettico, e concentrazioni di evidente sentore pre elettorale. Dappoiché, tale era anche in quel contesto l’impressione oramai diffusa sebbene i politicanti si affrettino a smentirla, nonostante le presenze anche di governo e strategicamente studiate (in quel contesto, ma a margine di esso, mentre dava del "violento" a La Russa, l’ineffabile Sottosegretario con delega al CIPE Gianfranco Micciché, di cui il lettore è pregato di rammentare la frequentazione, giovanile ed adulta, pur per soli fini
personali quindi non certo un reato, con l’uso di droghe, annunciava la nascita del fantasmagorico ‘partito del popolo siciliano’, legato a Berlusconi ma anche, e vedremo che cosa sarà, interessato ad un certo allucinogeno Sud, di cui egli narra dalle pagine del suo blog…) si avvicina la scadenza elettorale per il Parlamento nazionale prima del suo termine naturale –alcuni affermano anche di quello regionale siciliano- , pertanto gli interventi, in appositi dibattiti ai quali, beninteso, intervennero non oltre una cinquantina di persone, tutte facenti parte del ‘giro interno’ della militanza politica de La Destra sicula e nazionale, dibattiti animati da note ed a volte sfinite voci della politica locale, da Enzo Trantino ad Enzo Bianco, da Burtone a Lino Lenza, pure coadiuvati dal presidente siculo di Confindustra Lo Bello ed a quello della Camera di Commercio catanese Agen (la cui presenza ivi ci pàrse più rappresentativa che altro), lasciarono il tempo che trovarono, cicalandosi addosso in un concione che in altri tempi si sarebbe definito, con espressione tratta da un celebre romanzo vittoriano, ‘la fiera delle vanità’.
Per quel che concerne l’aspetto estetico, se così può definirsi, della manifestazione, che vedemmo sia in fieri che in progressione, constò di alcuni, pochi, gazebo di carattere dimostrativo: e se brillò per presenze quello gastronomico di un noto punto di ristoro catanese, i cui arancini consolarono di molto taluni, altri s’evidenziarono per l’assoluta loro inanità e pochezza, eccettuato il narcisismo: la piccolissima esposizione libraria metteva infatti in bella mostra il libro del ras locale, mentre del tanto –a parole, non certo nei fatti- compianto Giorgio Almirante, a cui i capi de La Destra affermano di ricondurre il proprio cammino politico, era presente un volume-intervista alla sua seconda moglie, la tanto nota ‘vedova’ detta donna Assunta, quasi celebrata in cartapecora come icona vivente di un uomo, il quale chi lo conobbe e udì non ebbe, per sua fortuna, mai bisogno di interpreti, men che meno di donne per cotal ruolo. Purtroppo in questo contesto non possiamo esimerci da una certa memoria storica, provenendo –chi scrive- da area missina, come un tempo era uso dirsi, in epoca appunto almirantiana: e dobbiamo affermare pertanto la distanza siderale di cotal piccolo movimento (seppure dato, dai molto discutibili sondaggi, in crescita dall’uno al due e mezzo per cento su scala nazionale) dal quel che fu l’MSI di quel tempo. Con moti di tenerezza infatti incontrammo al palacongressi, presente all’ascolto di Berlusconi, l’anziano Benito Paolone, già fra i capi storici del partito a Catania, da tempo fuori dall’agone della militanza, che tanto più rammenta un’epoca, quanto oggi il suo disconoscimento. Certo non vedemmo l’altra, forse più grande, figura del Movimento Sociale etneo ed isolano, quel Vito Cusimano di Camporotondo, la cui passione rara rimane nel ricordo indelebile, accanto all’Almirante che nelle sicule piazze arringava la folla con irripetbile verve, mentre al chiuso delle riunioni ci appellava ‘camerati’ e senza tentennamenti s’alzava la mano nel saluto romano; Almirante che nella "Autobiografia di un fucilatore", libro culto per una generazione (ovviamente ignoto a La Destra, nel luogo taorminese) scriveva: "non sono mai stato disponibile e non lo sarò mai, qualunque cosa accada e mi accada, per coniugare il verbo rinnegare" (pag.139). Si badi che i quel frangente parlava Almirante delle proprie responsabilità politiche nella RSI, pur predicando, si era negli anni Settanta, la pacificazione nazionale e la concordia di là, egli lo ripeté sempre, delle fruste categorie di destra-sinistra identificate a torto come fascismo-antifascismo. Tutto finito nel dimenticatojo, purtroppo per loro, da parte dei capataz de La Destra (tranne alcuni pur timidi accenni di Teodoro Buontempo, l’unico che serba una certa sincerità ideale nella vita privata ed in quella pubblica, le fondamentali filiere ove si scevera l’uomo, o la donna, di carattere e di spirito, di concezione assoluta…), un movimento politico che ha nella indubbia sincerità dei militanti e delle militanti (molti erano in camicia nera… quasi nostalgici di un passato che, se è logico non potrà più esservi, appare indegno, almeno quello missino, scancellare ex abrupto, magari inveendo contro coloro che almeno più coerentemente e senza ipocrisie, svolsero la medesima operazione) il suo forse unico punto di forza, e nella chiara visione a-fascista dei suoi leader tracciato il proprio cammino. L’inneggiare quasi come fosse un ‘messìa laico’ a Silvio Berlusconi –il quale per il vero, non lo incontravamo da vicino da qualche anno, è sempre più somigliante ai suoi personaggi televisivi- spiega molto più di dottrine elucubrate, la assoluta sete di potere di codesti uomini, la loro avidità di denaro mascherata dietro il desiderio di rappresentare quel che nei fatti, nella loro attività pubblica come in quella privata, smentiscono ogni dì, ossia ciò che colui il quale fu assolutamente vietato sia nominare che in ogni modo ricordare, ovvero Benito Mussolini fondatore del Fascismo e Duce d’Italia (nonché, in virtù della verità storica, beneficatore della Patria come responsabile della sua disfatta nella disastrosa e mai dimenticata seconda guerra mondiale… di cui invero pagò di persona còlla vita, sua e della famiglia, il prezzo) , ribadiva sovente"andare verso il popolo". E’ questo popolo italiano, che era presenza tangibile e palpabile nel MSI di Almirante, vanìto nei fatti ed anche nelle parole de La Destra; è la "concezione religiosa, in cui l’uomo è veduto nel suo immanente rapporto con una legge superiore, con una Volontà obiettiva che trascende l’individuo particolare e lo eleva a membro consapevole di una società spirituale" (voce Fascismo, idee fondamentali, par.5), che mòstrasi del tutto assente in costoro; è l’idea che "tutto sarà nello Stato e niente fuori dello Stato, perché oggi non si concepisce un individuo fuori dello Stato se non sia l’individuo selvaggio che non può rivendicare per sé che la solitudine e la sabbia del deserto" (Mussolini Discorsi, 1928 vol.6 pag.173); a codeste concezioni si è sostituito, ed è una scelta legittima dal loro punto di vista, fors’anche comprensibile nella visione dei "ludi politicanti" del XXI secolo, il ‘verbo’ berlusconiano, il quale ha comunque il merito di affermare "una visione religiosa della Libertà" (parole del Presidente a Taormina), definizione echeggiante certi aspetti latomistici di cui ultimamente si disvelano i contorni attuali, riferiti al capo del governo ed a suoi presunti amici fraterni (del che nulla s’ha pertanto a lui da rimproverare, anzi… mentre in certi ambienti detti ‘di destra’ queste amicizie sono duramente contestate e violentemente avversate…), nonché una interpretazione della vita più simile a quella dei personaggi del Satyricon di Petronio, che alle alte idealità di Julius Evola, altro filosofo dell’idea imperiale della Nazione, evidentemente sconosciuto o dimenticato nell’ambiente de "la Destra". Insomma uno dei tanti partitelli che ha perduto, laddove mai avesse avuto intenzione di averla, prima del suo sorgere la propria identità, il quale finalmente ha trovato un ‘ducetto’ ed una sponda. Nulla di grave, è la politica italiana d’oggidì. E di tutti i tempi, forse: così nel ‘Dizionario antiballistico’ di Pitigrilli, si riporta il pensiero del grande Helvétius: "Gli uomini non sono affatto cattivi, ma sottomessi ai loro interessi: gli strilli dei moralisti non cambieranno mai questa molla dell’universo morale".
Bar.Sea.
(Pubblicato su Sicilia Sera n°333 del 3 novembre 2010)