mercoledì 18 novembre 2009

Pedonalizzare tutto il centro storico di Catania


Dopo il provvedimento di chiusura della ‘ztl’


Purgato dalle auto il rione del Teatro Bellini: si pedonalizzi tutto il centro storico


Mentre sono evidenti gli effetti salutari del provvedimento, che si auspica anche per la zona dell’ex monastero
dei Benedettini, si riflette sul significato – Conservare la bellezza artistica degli antichi edifici -



La chiusura, durante la trascorsa estate, prima in via provvisoria e da settembre definitiva, della porzione del centro storico delimitata dalle vie Vittorio Emanuele parte est, piazza Università, di San Giuliano e Ventimiglia –ossia la zona detta del Teatro Bellini- , è senza dubbio un buon risultato raggiunto dalla attuale amministrazione comunale. Noi sovente critici, qui accettiamo la decisione che, oltre le normali proteste di quei pochi che si opposero, inizia un percorso di pedonalizzazione completa di talune vie del centro, già operativo e molto apprezzato nelle città e luoghi d’arte del Nord. Siccome non è nostro costume scrivere per sentito dire, abbiamo per due volte, la seconda in bicicletta, visitato la definitiva ‘ztl’, onde constatare l’andamento della situazione. Aggiungasi che il trasferimento, dal largo Paisiello a via Teatro Massimo, del commissariato di PS ‘centrale’ avvenuto da poco, ha senza dubbio messo in ulteriore sicurezza la zona. Accedendo alla quale, specie in giornate di intenso traffico (il catanese, come è noto, usa più che altri italiani attaccarsi all’automobile anche solo per pochi tratti: ben minore è il numero di coloro che scelgono di spostarsi a piedi, ancon più esigui i velocipedisti), si passa dal noto frastuono dei mezzi a scoppio, ad atmosfere quasi irreali: silenzio e tranquillità sembrano regnare fra le vie che delimitano il Teatro intitolato al Cigno etneo, mentre transenne provvisorie (abbiamo letto della prossima costruzione di quelle elettroniche, iniziativa plausibile) ne delimitano l’ingresso, come è giusto, ai soli residenti.
Ma costoro, chi sono? Notasi case disabitate, come i molti ‘pubs’ che ivi animavano la vita notturna, in vendita col cartello ‘cedesi attività’. Naturalmente altri, specie in via Landolina, rimangono attivi nelle ore della notte: epperò è inevitabile constatare il già avviato, e dal presente provvedimento accelerato, spopolamento del rione, un tempo abitato da molti, ora pullulante di appartamenti vuoti od in vendita. Quindi è quasi spontaneo il sorgere di alcune questioni, le quali sono evidenti all’osservazione di ciascuno: se è evidentemente un bene, in luoghi teatro per molto tempo di episodi criminosi (spaccio di droghe, presenza di alcolizzati, rapine, prostituzione), circoscriverne il movimento al fine di stroncare tali fenomeni, nel tempo breve, quale sarà a raggio medio e lungo, il destino di codesta zona? E qualora, come è apparso nelle parole, più che nelle intenzioni, del Sindaco, di voler continuare la chiusura di altri tratti del grande centro storico di Catania (il quale, come si dovrebbe sapere, si estende da piazza Stesicoro al Duomo a piazza Palestro sino a piazza dei Martiri), di che genere sarebbe il destino dei residenti, molti in età avanzata, di quest’ultimo, ovvero quali attività e sopra tutto quali proprietà, in zone dalla mutazione antropica molto veloce, considerati i tempi di multiculturalismo, subentreranno e quindi decideranno del futuro degli antichi edifizi settecenteschi? Sia per questo sufficiente ipotizzare, considerando l’ampiezza della zona gravitante attorno all’ex monastero dei Benedettini ora sede delle Facoltà umanistiche dell’Università, la pedonalizzazione della parte alta delle vie Vittorio Emanuele e Garibaldi, dal Duomo all’incrocio con la via del Plebiscito. Da anni è codesta una iniziativa che auspichiamo, fra l’altro. E nondimeno, nell’invocarla anche ora, è necessario chiedersi chi ‘gestirebbe’, nel senso della micro e macro economìa –intendendo anche gli affitti agli studenti stagionali, oltre l’indotto della movimentazione extra automobilistica- tale passaggio importantissimo, ove si ricordi che sia l’ex Manifattura dei Tabacchi in via Garibaldi, edificio enorme e sinora inutilizzato, sia il deposito cavalli Stalloni di via Vittorio Emanuele prima di piazza Risorgimento, risultano di proprietà statale, e destinati, almeno negli intenti di circa un decennio orsono, ad usi di utilità pubblica e studentesca.
Insomma, o si crea un vero e proprio piano di concerto complessivo per l’intero centro storico catanese, magari segmentato in porzioni come già si è fatto, e coinvolgendo i comitati civici che spontaneamente sorgono in codesti casi i quali sono interlocutori indispensabili, e sopra tutto si intenda agire colla massima trasparenza, creando una bacheca –magari sul sito web del Comune- ove tutti gli atti e le delibere sono resi noti, anche nei progetti per cui se ne pòssa discutere prima della loro applicazione: oppure la pedonalizzazione del centro, se accontenterà noi ciclisti e pedoni, potrà non solo scontentare altri, ma dare il colpo definitivo non tanto al piccolo commercio, che anche per altre ragioni è destinato lentamente a svanire, ma snaturerà, filosoficamente come anche culturalmente e dal punto di vista antropologico, l’antico centro narrato nelle vecchie cronache, intriso di arcani profumi e dolci malìe. Sempre la plasticità degli esempi, ajuta a comprendere: dei molti ‘bed and breakfast’ sòrti nella ‘ztl’ di cui sopra, solo pochissimi rispettano le vestigia architettoniche dei palazzi settecenteschi, taluni opere somme di insigni ‘mastri architetti’ del secolo dei Lumi: ed è sintomatico che ciò accada ispirandosi ad esempi ove (si pensi a Firenze, ad un motore di condizionatore eretto sulle finestre di palazzo Vecchio… è inimmaginabile…!) certe brutture, in una città che sino a cinquant’anni or sono coltivava nettamente l’amore del bello e la sua conservazione. Insomma, si chiuda pure tutto il centro, proseguendo magari con l’area delimitata dal monastero ex benedettino: così rendendo felici i cittadini invasi dall’oramai vergognoso traffico automobilistico le cui strade non furono giammaj per esso concepite: epperò si agisca con criterio e razionalità, comminando sanzioni non indiscriminate, come troppo spesso e di recente si nota, e non ai privati, ma principalmente a quegli operatori commerciali che imbrattano la bellezza dei nostri antichi palazzi, con superfetazioni ed aggiunte che nulla hanno di gradevole, anzi costituiscono un obbrobrio inaccettabile. Ed inoltre, sia ciò detto senza polemiche ma con molto realismo e triste constatazione, si sorvegli davvero il centro, ove persevera e costantemente avanza la micro criminalità e l’esercizio, in molte case private, del meretricio etero ed omosessuale, mentre l’operazione detta ‘strade sicure’ a ben poco serve, se non è davvero incisiva, come da attenti osservatori non vedemmo, sperando magari di non essercene accorti. Per cui quelle belle ragazze (da qualche tempo, le donne son soldatesse) dalle forme notevoli accompagnate da baldi giovinotti, tutti fasciati da gloriose divise del nostro Esercito, non facciano solamente bella e giusta mostra di sé, ma perseverino nello stroncare comportamenti delinquenziali, donando così sicurezza ai cittadini, in qualunque ora. Il centro storico, il quale non avrebbe del resto bisogno di essere militarizzato, si difende, almeno per brevi tempi, anche così. Ma sul serio.


Bar.Sea.


(pubblicato su Sicilia Sera n° 322 del 1° novembre 2009)



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