Il 25 giugno u.s., nel tempio dedicato al transito del patriarca San Giuseppe sito nel centro antico, di matrice settecentesca come tutte le costruzioni di Catania, città fenice sette volte distrutta e sette ricostruita, celebràvasi la Santa Messa secondo la forma straordinaria del rito Romano, ovvero seguendo il motu proprio "Summorum Pontificum" del Santo Padre Benedetto XVI, il quale ordina la celebrazione della funzione sacra in lingua latina, nel solco della Tradizione bimillenaria della Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
Alla funzione, tenuta in occasione dei vespri della solennità del Corpus Domini, alle 19,30 (iniziata invero col quarto d'ora accademico di ritardo...) convennero numerosi ed interessati fedeli. Celebrò Monsignor Carmelo Smedila rettore della chiesa e del vicinissimo santuario mariano-parrocchia di Santa Maria dell'Aiuto, da cui il movimento s'irradia; il coro si prodigò con molta passione; la funzione è stata coadiuvata dal collegio liturgico Cardinal Nava diretto da Piersanti Serrano, con Fabio Adernò ed i bravi e volenterosi ragazzi del gruppo.
Ciò posto, e felicitandoci -dopo tante silenti battaglie da parte di alcuni, pochi ma decisi, volenterosi, tra cui anche chi scrive...- poiché finalmente anche nella città di Agata protomartire si è iniziata la celebrazione delle Sante Messe in lingua latina (ad Acireale, come si sa, è prassi consolidata da tempo, ogni domenica), ci permettiamo di fare alcune segnalazioni, utili e circolanti fra i fedeli dopo la funzione: manca un calendario preciso, almeno per i prossimi sei mesi, delle Messe (molti han chiesto, invano); il foglietto che laudevolmente era stato fotocopiato e lasciato sui banchi, se riportava i passaggi salienti della Messa ed i momenti ove ci si deve inginocchiare, tralasciava aspetti normali dell'Ordinario (il "et cum spiritu tuo", ad es.) che son naturali per chi ha il retroterra classico, ma lasciarono imbarazzati quanti, almeno un quaranta per cento, erano -come è noto, non per loro colpa...- digiuni della abitudine antica.
Inoltre, e ciò sia detto senza polemica veruna, nell'omelia il caro Monsignor Smedila si è soffermato sulla figura di Giovanni Paolo II (??..), sull'importanza del Concilio Vaticano II (???...), mentre nessuna parola, neppure alla lontana, ha speso sulla bellezza, sulla gioja, sulla importanza del celebrare egli stesso insieme ai convenuti la sacra funzione in lingua latina ottemperando agli ordini del Pontefice, per giunta in una solennità così importante come la festa del Corpo di Cristo. Chi vuol comprendere, comprenda.
In ogni caso, come usa dirsi, il primo passo è fatto. Qui un nostro video ne documenta alcuni momenti salienti. Speriamo che si proceda per passione e per volontà (e non per costrizione agli ordini superiori giunti da alto loco...), come insegna la sequenza: "Quod non capis, quod non vides, animòsa firmat fides, praeter rerum òrdinem", ciò che non vedi, non comprendi, te lo conferma la fede oltre la natura. Laus Deo.
(FGio)