Scritti, note ed articoli riguardanti la multiforme realtà di Catania, della Sicilia ed altro...
venerdì 15 ottobre 2010
Premiazione concorso letterario premio Antonio Corsaro
Premiazione concorso letterario premio Antonio Corsaro
Con il Patrocinio dell'A.I.C.S.Comitato Provinciale di Catania Settore Cultura
L'Associazione Akkuaria promuove il
PREMIO ANTONIO CORSARO 2010
La cerimonia di premiazione si svolgerà sabato 6 novembre c.a. ore 11 presso l'Aula Magna dell'Orto Botanico
in via Via A. Longo, 19 Catania.
Parleranno della figura di Antonio Corsaro:
Vera Ambra, Presidente Associazione Akkuaria
Francesco Giordano, giornalista
Nino Amico, operatore culturale
Cremazione: ora in Sicilia è legge
Importante provvedimento approvato dall’ARS
La cremazione ora è legge in Sicilia
Disponibili 500 mila Euro per la costruzione di impianti di incinerazione – Il governo
regionale sceglie la strada del progresso, valorizzando la scelta cremazionista -
Finalmente anche la nostra Regione Sicilia ha una legge che disciplina la cremazione dei cadaveri, adeguandosi così alla normativa nazionale. E’ infatti dal DPR 285 del 1990 (Presidente Cossiga) che lo Stato disciplina le norme secondo cui il cittadino che intende scegliere la cremazione delle proprie spoglie mortali, invece che la classica tumulazione, può avvalersi di impianti a regola d’arte quali i crematori pubblici, nonché lasciare la volontà che i parenti od i collaterali discendenti possano disporre come meglio si vuole dei resti. E’ una scelta di civiltà, di progresso e di antica tradizione, la quale ha da circa un centennio nell’Italia del nord retroterra adeguato ed ampio consenso. La Toscana in particolare ha da molti anni regolamentato, anche prima delle disposizioni nazionali, la scelta della incinerazione non solamente utilissima dal punto di vista igienico, ma anche altamente etica e dignitosa del rispetto della persona. Seppure con un ritardo di vent’anni, l’Assemblea Regionale Siciliana nella seduta finale di chiusura estiva, il 5 agosto, su proposta del deputato del PD e già Sindaco di Misterbianco Nino Di Guardo, concordemente ed all’unanimità, ha approvato la legge 468 “Disposizioni in materia di cremazione delle salme e della conservazione, affidamento e/o dispersione delle ceneri”. E’ un provvedimento importante che supera le divisioni normali fra schieramenti politici (dònde la giusta soddisfazione del promotore) e che il Presidente Lombardo e l’Assessore alla Sanità Russo hanno fortemente voluto e varato, con uno stanziamento di cinquecento mila Euro. Prima di esaminarlo in dettaglio, ci si consenta una precisazione: la mentalità sicula deve cambiare e rimodernarsi nel solco della Tradizione anche in questo, ovvero riprendere l’antichissima usanza della incinerazione dei cadaveri degli antenati, onorando i Mani (si pensi a tutte le grandiose scene dell’Iliade e dell’Odissèa, per non citare Pindemonte con i suoi Sepolcri, artatamente imitati dal pur notevole poema del Foscolo), la quale nella Sicilia ellenica e punica –sia sufficiente, per chi non vi è ancor stato, una visita ai Musei archeologici di Siracusa, di Mozia e di Camarina: ivi le urne\anfore ove generazioni di morti si serbavano, sono esposte e si spiega che si tenevano in casa, esattamente come la legge oggi prevede- era ampiamente diffusa, prima che con l’avvento del Cristianesimo ed una pur non inaccettabile interpretazione della conservazione dei cadaveri in vista della resurrezione dei corpi e delle anime come invocato dalla dottrina cristiana, quasi imponesse la sepoltura mediante inumazione (era già pratica egiziana invero, di millenni precedente la predicazione di Gesù, ma per altre ragioni). Per fortuna anche la Chiesa Cattolica, mentre nel passato, e non senza ragione, bollava la cremazione quale segno tangibile della ribellione al suo magistero (nell’Italia post risorgimentale era vero, e furono molti che scelsero di farsi cremare in opposizione, larvata od aperta, ai dogmi della fede: uno di costoro fu il grande scrittore Luigi Pirandello), e vi era tutta una corrente di pensiero che invocava la cremazione quale scelta di libertà a fronte di un certo oscurantismo clericale (visione in parte estrema, non sopita neppure oggi, specie nelle Americhe), dall’avvento del mirifico Papa Giovanni XXIII ha compreso l’inanità del bando alla cremazione, il cui veto è infatti caduto con i documenti del Concilio Vaticano II, nel 1963; per cui l’attuale Catechismo recita che “la Chiesa non si oppone alla cremazione”, purché essa non sia manifestazione di rifiuto nella credenza della resurrezione. E’ quindi da eradicare il luogo comune della persistenza fisica del corpo dopo che l’anima, o pnéuma secondo la corretta dizione greca (nonché gnostica, filosofica) lo ha tristemente abbandonato. Quel che era non sarà mai più, secondo la interpretazione leopardiana: quel che era, tornerà nella Luce del Risorto, secondo chi ha od anela alla fede dei padri.
La Legge regionale, in dieci articoli, è pertanto fondamentale sin nei suoi assunti: “1. La Regione, ai sensi degli articoli 2 e 19 della Costituzione, sostiene il diritto di ciascun individuo di disporre delle proprie spoglie mortali. 2. La presente legge disciplina la cremazione, la conservazione delle ceneri derivanti dalla cremazione dei defunti, l'affidamento delle medesime e la loro dispersione, nel rispetto dei principi sanciti dalla normativa statale e secondo le modalità stabilite dalla medesima.
3. La Regione valorizza la scelta della cremazione per ragioni igienico-sanitarie e in quanto
pratica funeraria di minor impatto sull'ambiente, salvaguardando la dignità di ogni persona, la sua
libertà di scelta, le sue convinzioni religiose e culturali, il suo diritto a una corretta e adeguata
informazione. 4. La Regione garantisce, attraverso una adeguata formazione, la professionalità del personale addetto ai crematori”. Importante il terzo comma di codesto articolo, il quale pone la valorizzazione della cremazione quale volontà precipua del governo regionale, il quale è evidentemente sin dal suo vertice non solo ben conscio della grande dignità di essa, ma anche della notevole ed intramontabile Tradizione di Luce e di Carità che tale scelta comporta. Si prosegue con le modalità di cremazione del cadavere, studiate in modo che le ceneri siano perfettamente riconoscibili mediante l’apposizione di “sistemi identificativi non termodeperibili” che evitino spiacevoli, e già accaduti in altri luoghi, casi di confusione. Ma è l’articolo 3 che merita particolare plauso, verificando che il governo regionale –così glissando sulle sterili ed a volte tristi e capziose polemiche sollevate ad arte anche da una certa parte interessata di ambienti settàri- è altamente sensibile alle situazioni familiari private di ciascuno: l’affidamento delle ceneri del defunto, come disposto dal medesimo o dai familiari, può essere svolto consegnando l’urna contenente i resti non solo al coniuge, ai parenti diretti od affini, ma anche nelle mani “del convivente, in quanto non vi siano o non si oppongano altri aventi titolo” (comma 2). Se si pensa che, tanto per dare il quadro della attuale situazione, ai funerali dei Carabinieri morti nell’attentato di Nassirya in Iraq nel 2003 alla convivente di un militare è stato impedito di assistere ai funerali di Stato perché non legalmente sposata, è un grande segno concreto che la nostra regione manifesta, di illuminatismo contro la tenebrosità di certi atteggiamenti fanatici i quali sono del tutto inaccettabili.
Importante pure la disposizione che le ceneri possono essere disperse, ove non si voglia conservarle, in apposite aree create entro il perimetro dei cimiteri (denominate campi della memoria), ovvero in natura ed in spazi privati (non però entro i centri abitati). Si prevede inoltre un piano regionale di coordinamento che istituisca per ogni Comune, o meglio consorzio di comuni, degli impianti di cremazione per far fronte alle prevedibili e crescenti esigenze dei cittadini. Anche questa è una volontà meritevole.
Appare infatti assolutamente vergognoso che cinque milioni e mezzo di siciliani, tra cui molti che desidererebbero effettuare codesta scelta, debbano avere la infima possibilità dell’unico impianto crematorio regionale, quello di Palermo (il quale peraltro ci si dice funziona a singhiozzo): laddove urgente è l’esigenza della costruzione di moderni ed efficienti apparecchi. Invero a Catania il Consiglio Comunale anni fa approvò una delibera per l’istituzione del crematorio civico: ma tutto finì in mera volontà d’intenti, come era prevedibile. Adesso non sarà più così, od almeno ne abbiamo maggiori speranze. L’articolo 5, in virtù di un corretto “senso comunitario della morte”, istituisce delle banche dati informatiche ove gli incinerati potranno, od i discendenti qualora vogliano, inserire le proprie note biografiche, tali da non farne disperdere perlomeno il ricordo. E’ una scelta diremmo all’avanguardia del progresso civile ed in linea con le grandi nazioni del nord Europa, che anch’essa merita il plauso di tutti coloro che hanno a cuore la tradizione coniugata con la modernità intelligente. Si pensi che ciascuno di noi ove lo voglia potrà inserire la propria biografia, e le immagini, nel computer il quale custodirà per i nipoti e pronipoti tali informazioni. Come avremmo gradito che dei nostri bis e trisnonni ci fosse stato ciò concesso, invece di scartabellare vecchie carte ed ìre in cerca di ingialliti fotogrammi o disegni…!
E’ infine prevista l’incinerazione gratuita, a cura dei comuni di ultima residenza, per gli indigenti accertati, il piano di informazione ai cittadini su costi e modalità, l’erezione di “luoghi di commiato” entro i cimiteri ove chi vuole (e non desidera funerali in Chiesa, o dopo di questi) può far svolgere brevi e sobrie cerimonie di addio al defunto, nonché l’articolazione dello stanziamento finanziario pel triennio 2010-12 in 440 mila euro per la costruzione degli impianti di cremazione, e 60 mila euro per la pubblicità. Resta inteso che gli impianti debbono sorgere all’interno dei cimiteri. Forse tale somma per la costruzione dei crematori non è del tutto sufficiente, ma da parte nostra auspichiamo l’intervento, anche pubblicitario, di investitori privati. Ed a tal riguardo: esiste da decenni in Italia la SOCREM, società privata che dietro iscrizione si occupa della cremazione dei cadaveri (implicitamente citata nella suddetta legge, quale eventuale affidataria di servizi): le strutture della quale, se al nord Italia hanno da tempo una lunga efficienza, non ci pare in Sicilia negli ultimi tempi abbiano brillato per trasparenza e diffusione. Quindi auspicabile altresì sarebbe l’apertura del mercato della libera morte, ci si passi la metafora, ove numerosi operatori privati offrano al cittadino di codesti servizi: dappoiché i regimi di monopolio nel XXI secolo sono affatto anacronistici, e non sarebbe giusto che la legge testé approvata, anche involontariamente, ne agevolasse uno od altro. Pertanto verificheremo la strategìa pubblicitaria che la Regione sceglierà per tale scelta di miglioramento della società, oramai irreversibile.
“In quell’ultimo momento, soprattutto, \ quando sentirò di sfuggire a me stesso… in tutte quelle ore buie, \ donami, mio Dio, di comprendere \ che sei tu (ammesso che la mia fede sia così grande)\ che separi dolorosamente le fibre del mio essere \ per penetrare fino al midollo della mia sostanza \ e trascinarmi in te” (P.Teilhard de Chardin, All’ultimo momento da Le Milieu divin, Paris 1957). Le sapienti parole dello scienziato gesuita forse ci consentono meglio di comprendere tale incredibile mistero, innanzi al quale è necessario il silenzio, nella consapevolezza che “come è in alto così in basso, per la bellezza della Cosa Una” (tavola Smeraldina): ma già lo si ripete nel Padre Nostro: “sicut in caelo et in terra”.
Bar.Sea.
Pubblicato su Sicilia Sera n°332 del 5 ottobre 2010
La cremazione ora è legge in Sicilia
Disponibili 500 mila Euro per la costruzione di impianti di incinerazione – Il governo
regionale sceglie la strada del progresso, valorizzando la scelta cremazionista -
Finalmente anche la nostra Regione Sicilia ha una legge che disciplina la cremazione dei cadaveri, adeguandosi così alla normativa nazionale. E’ infatti dal DPR 285 del 1990 (Presidente Cossiga) che lo Stato disciplina le norme secondo cui il cittadino che intende scegliere la cremazione delle proprie spoglie mortali, invece che la classica tumulazione, può avvalersi di impianti a regola d’arte quali i crematori pubblici, nonché lasciare la volontà che i parenti od i collaterali discendenti possano disporre come meglio si vuole dei resti. E’ una scelta di civiltà, di progresso e di antica tradizione, la quale ha da circa un centennio nell’Italia del nord retroterra adeguato ed ampio consenso. La Toscana in particolare ha da molti anni regolamentato, anche prima delle disposizioni nazionali, la scelta della incinerazione non solamente utilissima dal punto di vista igienico, ma anche altamente etica e dignitosa del rispetto della persona. Seppure con un ritardo di vent’anni, l’Assemblea Regionale Siciliana nella seduta finale di chiusura estiva, il 5 agosto, su proposta del deputato del PD e già Sindaco di Misterbianco Nino Di Guardo, concordemente ed all’unanimità, ha approvato la legge 468 “Disposizioni in materia di cremazione delle salme e della conservazione, affidamento e/o dispersione delle ceneri”. E’ un provvedimento importante che supera le divisioni normali fra schieramenti politici (dònde la giusta soddisfazione del promotore) e che il Presidente Lombardo e l’Assessore alla Sanità Russo hanno fortemente voluto e varato, con uno stanziamento di cinquecento mila Euro. Prima di esaminarlo in dettaglio, ci si consenta una precisazione: la mentalità sicula deve cambiare e rimodernarsi nel solco della Tradizione anche in questo, ovvero riprendere l’antichissima usanza della incinerazione dei cadaveri degli antenati, onorando i Mani (si pensi a tutte le grandiose scene dell’Iliade e dell’Odissèa, per non citare Pindemonte con i suoi Sepolcri, artatamente imitati dal pur notevole poema del Foscolo), la quale nella Sicilia ellenica e punica –sia sufficiente, per chi non vi è ancor stato, una visita ai Musei archeologici di Siracusa, di Mozia e di Camarina: ivi le urne\anfore ove generazioni di morti si serbavano, sono esposte e si spiega che si tenevano in casa, esattamente come la legge oggi prevede- era ampiamente diffusa, prima che con l’avvento del Cristianesimo ed una pur non inaccettabile interpretazione della conservazione dei cadaveri in vista della resurrezione dei corpi e delle anime come invocato dalla dottrina cristiana, quasi imponesse la sepoltura mediante inumazione (era già pratica egiziana invero, di millenni precedente la predicazione di Gesù, ma per altre ragioni). Per fortuna anche la Chiesa Cattolica, mentre nel passato, e non senza ragione, bollava la cremazione quale segno tangibile della ribellione al suo magistero (nell’Italia post risorgimentale era vero, e furono molti che scelsero di farsi cremare in opposizione, larvata od aperta, ai dogmi della fede: uno di costoro fu il grande scrittore Luigi Pirandello), e vi era tutta una corrente di pensiero che invocava la cremazione quale scelta di libertà a fronte di un certo oscurantismo clericale (visione in parte estrema, non sopita neppure oggi, specie nelle Americhe), dall’avvento del mirifico Papa Giovanni XXIII ha compreso l’inanità del bando alla cremazione, il cui veto è infatti caduto con i documenti del Concilio Vaticano II, nel 1963; per cui l’attuale Catechismo recita che “la Chiesa non si oppone alla cremazione”, purché essa non sia manifestazione di rifiuto nella credenza della resurrezione. E’ quindi da eradicare il luogo comune della persistenza fisica del corpo dopo che l’anima, o pnéuma secondo la corretta dizione greca (nonché gnostica, filosofica) lo ha tristemente abbandonato. Quel che era non sarà mai più, secondo la interpretazione leopardiana: quel che era, tornerà nella Luce del Risorto, secondo chi ha od anela alla fede dei padri.
La Legge regionale, in dieci articoli, è pertanto fondamentale sin nei suoi assunti: “1. La Regione, ai sensi degli articoli 2 e 19 della Costituzione, sostiene il diritto di ciascun individuo di disporre delle proprie spoglie mortali. 2. La presente legge disciplina la cremazione, la conservazione delle ceneri derivanti dalla cremazione dei defunti, l'affidamento delle medesime e la loro dispersione, nel rispetto dei principi sanciti dalla normativa statale e secondo le modalità stabilite dalla medesima.
3. La Regione valorizza la scelta della cremazione per ragioni igienico-sanitarie e in quanto
pratica funeraria di minor impatto sull'ambiente, salvaguardando la dignità di ogni persona, la sua
libertà di scelta, le sue convinzioni religiose e culturali, il suo diritto a una corretta e adeguata
informazione. 4. La Regione garantisce, attraverso una adeguata formazione, la professionalità del personale addetto ai crematori”. Importante il terzo comma di codesto articolo, il quale pone la valorizzazione della cremazione quale volontà precipua del governo regionale, il quale è evidentemente sin dal suo vertice non solo ben conscio della grande dignità di essa, ma anche della notevole ed intramontabile Tradizione di Luce e di Carità che tale scelta comporta. Si prosegue con le modalità di cremazione del cadavere, studiate in modo che le ceneri siano perfettamente riconoscibili mediante l’apposizione di “sistemi identificativi non termodeperibili” che evitino spiacevoli, e già accaduti in altri luoghi, casi di confusione. Ma è l’articolo 3 che merita particolare plauso, verificando che il governo regionale –così glissando sulle sterili ed a volte tristi e capziose polemiche sollevate ad arte anche da una certa parte interessata di ambienti settàri- è altamente sensibile alle situazioni familiari private di ciascuno: l’affidamento delle ceneri del defunto, come disposto dal medesimo o dai familiari, può essere svolto consegnando l’urna contenente i resti non solo al coniuge, ai parenti diretti od affini, ma anche nelle mani “del convivente, in quanto non vi siano o non si oppongano altri aventi titolo” (comma 2). Se si pensa che, tanto per dare il quadro della attuale situazione, ai funerali dei Carabinieri morti nell’attentato di Nassirya in Iraq nel 2003 alla convivente di un militare è stato impedito di assistere ai funerali di Stato perché non legalmente sposata, è un grande segno concreto che la nostra regione manifesta, di illuminatismo contro la tenebrosità di certi atteggiamenti fanatici i quali sono del tutto inaccettabili.
Importante pure la disposizione che le ceneri possono essere disperse, ove non si voglia conservarle, in apposite aree create entro il perimetro dei cimiteri (denominate campi della memoria), ovvero in natura ed in spazi privati (non però entro i centri abitati). Si prevede inoltre un piano regionale di coordinamento che istituisca per ogni Comune, o meglio consorzio di comuni, degli impianti di cremazione per far fronte alle prevedibili e crescenti esigenze dei cittadini. Anche questa è una volontà meritevole.
Appare infatti assolutamente vergognoso che cinque milioni e mezzo di siciliani, tra cui molti che desidererebbero effettuare codesta scelta, debbano avere la infima possibilità dell’unico impianto crematorio regionale, quello di Palermo (il quale peraltro ci si dice funziona a singhiozzo): laddove urgente è l’esigenza della costruzione di moderni ed efficienti apparecchi. Invero a Catania il Consiglio Comunale anni fa approvò una delibera per l’istituzione del crematorio civico: ma tutto finì in mera volontà d’intenti, come era prevedibile. Adesso non sarà più così, od almeno ne abbiamo maggiori speranze. L’articolo 5, in virtù di un corretto “senso comunitario della morte”, istituisce delle banche dati informatiche ove gli incinerati potranno, od i discendenti qualora vogliano, inserire le proprie note biografiche, tali da non farne disperdere perlomeno il ricordo. E’ una scelta diremmo all’avanguardia del progresso civile ed in linea con le grandi nazioni del nord Europa, che anch’essa merita il plauso di tutti coloro che hanno a cuore la tradizione coniugata con la modernità intelligente. Si pensi che ciascuno di noi ove lo voglia potrà inserire la propria biografia, e le immagini, nel computer il quale custodirà per i nipoti e pronipoti tali informazioni. Come avremmo gradito che dei nostri bis e trisnonni ci fosse stato ciò concesso, invece di scartabellare vecchie carte ed ìre in cerca di ingialliti fotogrammi o disegni…!
E’ infine prevista l’incinerazione gratuita, a cura dei comuni di ultima residenza, per gli indigenti accertati, il piano di informazione ai cittadini su costi e modalità, l’erezione di “luoghi di commiato” entro i cimiteri ove chi vuole (e non desidera funerali in Chiesa, o dopo di questi) può far svolgere brevi e sobrie cerimonie di addio al defunto, nonché l’articolazione dello stanziamento finanziario pel triennio 2010-12 in 440 mila euro per la costruzione degli impianti di cremazione, e 60 mila euro per la pubblicità. Resta inteso che gli impianti debbono sorgere all’interno dei cimiteri. Forse tale somma per la costruzione dei crematori non è del tutto sufficiente, ma da parte nostra auspichiamo l’intervento, anche pubblicitario, di investitori privati. Ed a tal riguardo: esiste da decenni in Italia la SOCREM, società privata che dietro iscrizione si occupa della cremazione dei cadaveri (implicitamente citata nella suddetta legge, quale eventuale affidataria di servizi): le strutture della quale, se al nord Italia hanno da tempo una lunga efficienza, non ci pare in Sicilia negli ultimi tempi abbiano brillato per trasparenza e diffusione. Quindi auspicabile altresì sarebbe l’apertura del mercato della libera morte, ci si passi la metafora, ove numerosi operatori privati offrano al cittadino di codesti servizi: dappoiché i regimi di monopolio nel XXI secolo sono affatto anacronistici, e non sarebbe giusto che la legge testé approvata, anche involontariamente, ne agevolasse uno od altro. Pertanto verificheremo la strategìa pubblicitaria che la Regione sceglierà per tale scelta di miglioramento della società, oramai irreversibile.
“In quell’ultimo momento, soprattutto, \ quando sentirò di sfuggire a me stesso… in tutte quelle ore buie, \ donami, mio Dio, di comprendere \ che sei tu (ammesso che la mia fede sia così grande)\ che separi dolorosamente le fibre del mio essere \ per penetrare fino al midollo della mia sostanza \ e trascinarmi in te” (P.Teilhard de Chardin, All’ultimo momento da Le Milieu divin, Paris 1957). Le sapienti parole dello scienziato gesuita forse ci consentono meglio di comprendere tale incredibile mistero, innanzi al quale è necessario il silenzio, nella consapevolezza che “come è in alto così in basso, per la bellezza della Cosa Una” (tavola Smeraldina): ma già lo si ripete nel Padre Nostro: “sicut in caelo et in terra”.
Bar.Sea.
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