giovedì 18 dicembre 2014

Butera celebra la V edizione del premio letterario dedicato a Fortunato Pasqualino







            Butera celebra la V edizione del premio letterario dedicato a Fortunato Pasqualino

La cittadina di Butera, "rocca di gran momento e di molta fama", come la descrisse il viaggiatore arabo Edrisi nel suo volume di geografia siciliana nel XII secolo, è un ridente paesino che si staglia, sentinella dell'Europa e della civiltà della madre terra sicula, al sud dell'isola: ha ospitato anche quest'anno, per la quinta volta, il premio letterario dedicato a un illustre figlio del seno suo, che prendendo la via dell'esilio giunse alla fama: Fortunato Pasqualino, scrittore, filosofo e poeta, sceneggiatore e riadattatore delle tradizioni popolari dei "pupi". Morto nel 2008 a Roma, mercè la prodiga attenzione dell'associazione catanese Akkuaria, sodalizio noto in tutto il mondo per le molteplici attività letterarie, narrative e artistiche, guidato da una donna di rare virtù e ingegno come Vera Ambra, assoluta interprete dello spirito del tempo che anima i variegati soci e gli aspetti del gruppo, il ricordo di Pasqualino è vivo nell'isola anche perchè la volontà dell'amministrazione comunale, guidata dal Sindaco Luigi Casisi, ha inteso coniugare la valorizzazione del patrimonio culturale buterese col ricordo dello  scrittore e legarlo alla promozione scolastica degli istituti che gravitano sul territorio.
Per queste ragioni, il premio letterario "Pasqualino" non è solamente una 'gara' di racconti o poesie in cui emergono autori nuovi i quali, forti di tale riconoscimento, si cimenteranno in nuove avventure, ma anche e forse soprattutto, un importantissimo stimolo per i piccoli alunni delle elementari e medie del buterese, nonchè per le loro insegnanti che dedicano tante ore alla educazione e formazione, chiamati a partecipare con elaborati di testo e immagini: si premiarono infatti i disegni degli alunni e le loro composizioni in verso, in prosa ed in lingua siciliana.
La serata del 14 dicembre, svoltasi nel teatro Scuvera, è stata allietata dalle opere in presa diretta del maestro pittore Salvo Barbagallo, esponente del movimento artistico verticalista, nonchè dallo show del noto attore catanese Emanuele Puglia, che ha sapientemente intrattenuto l'uditorio con esibizioni poetiche tratte da Buttitta, Martoglio e chiudendo con un brano del cantautore Spampinato. Sempre gradita la presenza, come nelle altre edizioni, della signora Barbara Olson, vedova di Fortunato Pasqualino, testimone del legame della famiglia col premio. Così l' 'incursione' del piccolo Carmelo, bambino diversamente abile che in un assolo di batteria ha fatto sentire la voce di coloro che non hanno voce, nella odierna società.
Vera Ambra ha con fare deciso condotto la serata, ove furono premiati i componenti della giunta di Butera e quanti a vario titolo contribuiscono alla riuscita del premio; tra gli interventi, segnaliamo la lettura di un brano di prosa di Fortunato Pasqualino, fatta dall'assessore alla Cultura di Butera Lorena Bicceri, che ne sottolinea la modernità; e quello dello scrittore e giornalista Francesco Giordano, che si è già occupato della figura letteraria di Pasqualino, il quale ha voluto sottolineare come, essendo lo scrittore in quanto poeta "un irregolare che esiste solo dopo la sua esperienza, un uomo di rischi sentimentali, ha esplicato la sua sicilianità nell'esilio, ovvero in modo da fare emergere quella insicurezza storica della mens siciliana che si estremizza nel credersi perfetti, o nella sofferenza dei lontani, come in Quasimodo, in Ibn Hamdis, o appunto in Fortunato Pasqualino... egli, uomo di fede densamente cristiana, ci suggerisce che mai bisogna perdere l'entusiasmo di sognare, lo stesso dei disegni dei bambini e dei discepoli di Emmaus i quali, smarriti, ritrovarono il Maestro, la sera, dopo la tragedia: questo è il segno della luce".
Il sole che sorge e tramonta sull'orizzonte, dall'alto della romantica bifora della torre arabo-normanna-aragonese di ciò che fu il castello della cittadina, dai ciglioni che costeggiano i contrafforti di Butera, ha accompagnato l'evento, qual muto testimone -ma quanto solenne!- della magìa del solstizio, che è simbolo del perenne amore della Natura verso l'essere umano, e prerogativa singolare della straordinaria terra di Sicilia.
                                                                                                                        F.G.

(Pubblicato anche in: http://www.associazioneakkuaria.it/?p=4143)

Nelle immagini: il gruppo dei premiati della scuola; Francesco Giordano, con Angela Agnello e Vera Ambra

venerdì 12 dicembre 2014

Premio letterario "F.Pasqualino" V edizione, Butera 14 dicembre 2014 ore 18




Domenica 14 Dicembre 2014 alle ore 18.00 presso il Teatro Comunale “Don Giulio Scuvera” di Butera si terrà la cerimonia di Premiazione della V° Edizione 2014 del Concorso Internazionale di Poesia e Narrativa dedicato a Fortunato Pasqualino.
Per il secondo anno il Premio è stato esteso, con una sezione speciale, agli alunni e studenti delle Scuole di Butera. Hanno preso parte all’incirca 150 ragazzi dell’Istituto Comprensivo Gela-Butera, del Plesso Scolastico Santa Caterina, del Plesso Scolastico Don Bosco e della Scuola Media “Mario Gori”.

Porteranno i saluti della città di Butera

Luigi Casisi, Sindaco Comune di Butera
Rocco Buttiglieri, Presidente del Consiglio Comunale di Butera
Lorena Bicceri, Assessore alla Cultura
Angela Adelaide Bonadonna Assessore alla Pubblica Istruzione
Agata Gueli, Dirigente Scolastico
Giuseppina Carnazzo, Dir. Sett. Cultura Comune di Butera

Relatori:

Angela Agnello, Presidente Commissione del Premio
Francesco Giordano, Scrittore-Giornalista
Vera Ambra, Presidente Associazione Akkuaria

Ospite della serata l’attore Emanuele Puglia

giovedì 4 dicembre 2014

Francesco Giordano e Vera Ambra alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, Catania 25 novembre 2014, il video


Francesco Giordano e Vera Ambra alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, Catania 25 novembre 2014, il video

Video riguardante la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, 25 novembre 2014, Catania, sala conferenze Ospedale "G.Garibaldi" sede centrale, convegno "Insieme per dire basta": Vera Ambra, fondatrice di Akkuaria, porge i saluti e descrive il senso dell'evento, sul "codice rosa" e la campagna del "fiocco bianco"; Francesco Giordano, scrittore e giornalista, interviene sul tema, col ricordo -non privo di contestazione- di due donne esempio di virtù e vittime di violenza, elevate alla santità dal Cristianesimo: Agata la protomartire e Maria Goretti, concludendo con una frase del primo ministro israeliano Golda Meir.



giovedì 2 ottobre 2014

La Madonna di rue du Bac a Parigi e la "medaglia miracolosa", un pellegrinaggio originale nella "ville lumiéré"






In una delle capitali del mondo fra le più belle nel senso pieno, quella Parigi di cui Emilio Zola scrisse che "fiammeggia sotto la semenza del sole divino", v'ha un sito recondito che non è secondo a nessun altro luogo per afflusso immenso di pellegrini da ogni angolo della terra: e però, a differenza della torre Eiffel così nota e visitata dalle masse, è seminascosto. Perchè mai? Uno dei tanti misteri dell'umano che si confonde col divino.
Recandoci nella capitale della Repubblica Francese, di quella monarchia divina che osò tagliare le teste dei Re -salvo poi pentirsene amaramente e comporre nella cripta di Saint Denis un monumento funebre a Luigi XVI e Maria Antonietta e agli altri sovrani le cui ossa furono disprezzate dai sanculotti nei giorni nefasti del terrore- non possiamo che ammirare la Senna, Notre Dame celeberrima per il romanzo di Hugo, il museo del Louvre, quello d'Orsay di arte moderna; ma immettendoci nel boulevard Saint Germain, zona universitaria, troviamo una via discreta punteggiata da negozi eleganti, di stile, una via senza pretese, sinuosa ma che racchiude un miracolo: è la rue du Bac. Senza fretta si giunge, ed è un percorso da fare a piedi a mo' di purificazione qualunque sia il luogo ove si alloggia -sebbene la metropolitana parigina, efficientissima, abbia la fermata nei pressi- al numero 140, una facciata anonima. La quale nasconde la sede generalizia delle Suore della Carità di San Vincenzo de' Paoli. E che, dirà lo scettico, tanta strada per vedere la casa delle monachelle dal velo bianco? No, perchè lì accade un fenomeno costante per chi crede ed anche per chi dubita. Nel novembre 1830 in quella chiesa interna ad un lungo cortile (ed è una ampia chiesa, che chiamare cappella sembra quasi riduttivo, ha tre navate e una loggia superiore), avvenne una apparizione alla novizia Caternia Labourè: pare che una Signora vestita di bianco le abbia parlato per ore, e fatto vedere una immagine da cui chiese di coniare una medaglia, la quale dipoi venne appellata "miracolosa", perchè durante l'epidemia del colera del 1832 a Parigi (in seguito dilagò in Francia e tutta Europa: in Sicilia giungeva nel 1837 e fu concausa della rivoluzione indipendentista di quell'anno) salvò parecchie persone che la indossavano "con fede", come disse l'apparizione. "O Marie conçue sains peché, priez pour nous qui avons recours à vous", è la scritta che Suor Caterina riferì le dettò la Signora, che lei subito identificava per la Madonna. Non era ancora stato proclamato, per consenso dei fedeli più che per fondamento teologico, il dogma dell'Immacolata Concezione (lo sarà nel 1854:  Gregorio XVI e Pio IX porteranno la medaglia), ma era l'inizio del ritorno al marianesimo, in quel XIX secolo dilaniato da lotte intestine fra laici e clericali, dalla divisione, dall'odio di classe. L'apparizione diffuse armonia.
E' silenzioso il cortile profondo, ma addirittura surreale l'atmosfera nella chiesetta interna, laddove è sempre presente un nucleo di persone che pregano, e vi si trova visibile in una teca il corpo mummificato (pare incorrotto) della Suora veggente, che fu proclamata beata da Pio XI e santa da Pio XII nel 1947, quel grande Pontefice mariano che al più presto dovrebbe meritare gli onori degli altari come i suoi successori.   La "medaglia miracolosa" in quel luogo è un semplice oggetto, un messaggio, un simbolo , un ritorno dell'anima alla concezione matriarcale ed ancestrale della storia, un "rovescio della storia" o meglio ancora, ha scritto sapientemente Jean Guitton, un luogo "che attira soltanto gli sguardi che si chiudono per vedere", al contrario della Parigi che fa spalancare gli occhi per materiali bellezze? Noi non pretendiamo di saperlo. Però possiamo trasmettere e testimoniare che in quel luogo regna ciò che gli antichi egizi, precursori della religione cristica, chiamavano Maat (identificandola con una dea specifica), cioè il concetto di Verità-Giustizia.  E' una percezione indubitabile; se al più, si professa la religione cattolica, non si può che vedere nella "mamma del Cielo" (così le preghierine dei bambini dei tempi passati e presenti, che non si dimenticano, perchè i bambini sono i prediletti della Divinità, specie della mamma...) la solenne, intima, infrangibile protezione che il misero, il potente, il pusillo, l'orgoglioso e anche l'inflessibile ateo, ripongono nel Principio germinale della vita, che se è suffragato dalla scienza odierna e passata, s'arresta dinanzi ai fenomeni che non hanno spiegazione razionale.
La statua della Madonna sull'altare maggiore, a rue du Bac, è quella classica a tutti nota con le mani abbassate e aperte da cui si dipartono i raggi, cioé le grazie che ella spande sugli uomini indistintamente; ma la figurazione che Caterina Labouré volle sulla sua tomba rappresenta un altro aspetto della "Signora", mentre ha lo sguardo in alto e tiene fra le mani un piccolo globo. Nelle testimonianze coeve, l'una immagine non contraddice l'altra, si completano. Anzi la Madonna col globo è quella missionaria -se qualcuno rammenta gli anni di Pio XII e dello zelo missionario mariano del dopoguerra: "o Madonna pellegrina, vieni in questa terra devastata dalla guerra..."- e ancora più incisiva, perchè esso è il cuore di ogni essere che viene accolto fra le mani della Madre. In veloce carrellata pensavamo che tutte le religioni, dai Sumeri fino a noi, hanno serbato intatto il principio materno e anzi che esso, più che la visione patriarcale poi prevalsa, è l'aspetto più autentico, occulto, "isiaco" se si vuole (l'antica Lutezia fu la città di Iside, Par-Isis), ma quanto più reale, della exoterica immagine del maschio dominante, la cui fragilità si appalesa dinanzi alle contingenze del quotidiano nonché ai grandi dolori. Allora non bastano parole, solo la Grande Madre: e si ritorna a rue du Bac, alla medaglia che è non solo un segno distintivo delle monache vincenziane (note in tutto il mondo per la carità verso gli ultimi), ma anche un percorso. Se è vero che la ragazzina di Lourdes, la casta Bernadette, quando fu testimone delle apparizioni mariane 28 anni dopo Caterina, aveva al collo la "medaglia miracolosa", l'oggetto smette di essere un feticcio e riporta al grande mistero: "monstra te esse matrem".
"Parole non ci appulcro", avrebbe detto un altro grande innamorato di Myriam, l'Alighieri che Foscolo definiva "il ghibellin fuggiasco": ma non fuggiasco da se medesimo, se colse nella luce sterminata della Vergine, il compimento sommo del poema. E per chi sorride scetticamente, cosa affatto comprensibile, potremmo citare i simboli ma la disamina sarebbe lunga: bastino le 12 stelle della medaglia, presenti nella bandiera di quella tanto vituperata Unione Europea da taluni tacciata quale causa d'ogni male economico delle Nazioni affiliate: e tuttavia, sembra che nel disegno originario poi approvato dalla laicissima commisione vi fosse proprio l'ispirazione mariana derivata dalla visione di Caterina Labouré: "ti coronano dodici stelle...", recita un canto popolare mariano. Sono anche i 12 segni dello zodiaco di Denderah e della tradizione astrologica delle società iniziatiche? Nulla è in contraddizione, anzi tutto è Uno, per chi crede.
A noi, per concludere, piace pensare che il trentatreenne Vincenzo Bellini, che a Parigi còlse il fulgore del successo e la mestizia della morte negli ultimi due anni della sua vita nella capitale francese (estate 1833-settembre 1835), mentre in sequenza nel delirio di quel tragico 23 settembre a Pouteaux vedeva la mamma, i parenti e Sant'Agata e Catania, solo, nel velo che gli coprì per sempre lo sguardo, lui così religioso (ma fu anche carbonaro e amico di molti esuli patrioti, dal Pepoli autore del libretto dei Puritani, alla principessa Belgioioso), abbia avuto in mano anche la  già diffusissima a Parigi medaglia "miracolosa" e con quella visione mariana, e molto siciliana, si sia involato verso l'Infinita azzurrità, accolto come ognuno se vuole può, da quella Luce che non ha orizzonti, perché soffusa da scintille di assoluto.
                                                                                       Francesco Giordano

(Pubblicato sul quotidiano online LinkSicilia: http://www.linksicilia.it/2014/10/un-siciliano-a-parigi-alla-scoperta-della-madonna-di-rue-du-bac-e-la-medaglia-miracolosa/)

domenica 24 agosto 2014

Catania, in biblioteca internet si paga: si esentino almeno i disoccupati


Catania, in biblioteca internet si paga: si esentino almeno i disoccupati


 22 ago 2014   Scritto da Francesco Giordano 


Le grandi città d’Italia hanno internet gratis in biblioteca, a Catania, dal 2012, è a pagamento: perchè? Si esentino i poveri e disoccupati
Allorquando un servizio di pubblica utilità nasce con intenti positivi ed allargati indistintamente a tutti i cittadini, non si può che gioirne: così è nata la comune concezione, seppur distorta e mònca, della democrazia (che è, diceva il buon Churchill, “il meno peggio dei modi di governo”). Però accade che certi servizi degenerano o vengano limitati, ed è il caso di protestare come cittadini in quanto tali: se si è poi operatori dell’informazione (liberi, senza “u principali”), si ha l’obbligo deontologico di denunziare il grave vulnus.
Ciò accade nel comune di Catania, città quasi trimillenaria, fondata prima di Roma, e governata -dopo lunghi anni di centrodestra- nuovamente da colui che fu il “Sindaco della primavera”, oggi essenzialmente appannata, ovvero Enzo Bianco. Il caso riguarda il servizio internet della gloriosa Biblioteca comunale pubblica intitolata al Cigno etneo, e mondiale, Vincenzo Bellini (la cui sede centrale è all’inizio della cosiddetta “salita” di Sangiuliano, in pieno centro storico).
La precedente amministrazione comunale di Raffaele Stancanelli (che altro non fu che il gestore ‘commissariale’ degli anni di “visionarietà”, per usare un termine elegante, del fu Umberto Scapagnini -Sant’Agata sa perchè egli non è più in vita, e lo sanno anche molti catanesi, ma transeat-), ebbe la positiva idea, circa cinque anni fa, di inaugurare in biblioteca un servizio multimediale di postazioni internet, aperto a tutti e gratuito. Così allineandosi alle grandi città italiane che già nelle biblioteche comunali e statali lo possedevano (nei primi anni novanta, era anche allora Bianco Sindaco ma da noi ciò si immaginava, rammentiamo il collegamento internet alla Nazionale Centrale di Firenze, pubblico e gratis: quasi fantascienza, tra il 1993 e 1994…).internet bis
Da ultra trentennali frequentatori di quel tempio laico che è ogni biblioteca, quindi anche la “Bellini” di Catania (nata biblioteca popolare, già durante il fascismo: nel dopoguerra ebbe anche sede nel distrutto da un incendio -doloso?- chiosco cinese della Villa comunale, fondi stanziati e mai più riocostruito…nella nostra storia giornalistica innumerevoli sono gli articoli dedicati a quella istituzione), apprezzammo l’iniziativa e ci tesserammo pure: un’ora al giorno e gratis, era qualcosa, nel 2010. Appena si sparse la voce, si formava la fila degli utenti per consultare la rete, considerando che tutti i punti internet privati di accesso erano, e sono, a pagamento. Non aveva ancora avuto larghissima diffusione lo smarthpone…
Mancando da oltre un anno dalla “Bellini”, apprendiamo recentemente da persona cara una notizia inquietante: “sai, il servizio internet ora si paga, in biblioteca…” “Si paga? Ma non era gratis? “Sì, costa un euro l’ora…”. Ci ripromettiamo di indagare, ed è presto fatto. Si da per scontato, ma qui necesse est, ribadire -come si potrà notare da una semplice verifica in rete- che tutte le grandi città italiane, nelle loro biblioteche pubbliche -qui citiamo Milano, Firenze, Roma per dare l’idea- forniscono attualmente l’uso gratuito del servizio internet, attraverso varie postazioni, ai cittadini residenti.
A Catania no, si è regrediti. Mercè la cortesia dell’impiegato responsabile (la buona creanza è sempre stata appannaggio del personale della biblioteca comunale Bellini, lo possiamo testimoniare sin da quando iniziammo a frequentarla, studenti delle medie: erano i tempi del dott.Nicolosi direttore e del signor Sapuppo bibliotecario e di Benito Fangani, barone e presidente dell’Accademia della Rosa Azzurra, che tutto sapevano dei libri, e pure dei temi di essi… anni eroici), constatiamo che l’ex Sindaco Stancanelli ha applicato il verso evangelico: “il Signore ha dato, il Signore ha tolto, benedetto il nome del Signore” (che Dio ci perdoni…). Ovvero, dalla Carta dei Servizi della Biblioteca e decentrate, “allegata alla delibera n.471 del 5.10.2012″ si apprende che è istituita da quella data la tessera Mediacard, con cadenza annuale ed al seguente costo: euro 18 ordinaria, euro 12 studenti, euro 5 over 65, per l’utilizzo dei servizi internet.
Non solo, si è voluto persino lucrare sulle addenda: chi volesse effettuare masterizzazione dati sui pc della biblioteca o usare la propria pendrive, deve pagare da 1 euro a 50 centesimi. Va da se che la consultazione per un’ora, è al costo di un euro. Rimaniamo basiti ma, per farla tutta, paghiamo l’euro (pensando che con quella monetina, un tempo non lontano quasi duemila lire, potevamo la stessa mattina comperare “a fera o luni” un chilo di banane o mezzo chilo di cozze nere “di Missìna”… ma pazienza) e ci mettiamo a navigare dal pc comunale, non prima di aver accusato tanto di ricevuta, firmata dal solerte impiegato (ci informa costui che tali fondi sono destinati alla manutenzione delle apparecchiature della biblioteca).
Rispetto a qualche anno fa i pc sono rinnovati, e pure il collegamento è più efficiente, questo è palese. Ma continuiamo a rimarcare l’incongruenza: passim per il servizio a pagamento, mentre nelle suddette citta d’Italia non esiste ed è gratis, ma in quale categoria inserire i disoccupati, gli inoccupati con meno di 65 anni e coloro che hanno reddito ISEE meno di 5 mila euro, i poveri insomma, i quali più dei salariati hanno diritto alla libera informazione?
Da qui l’invito all’attento e conscio delle sue responsabilità Enzo Bianco, affinchè voglia sanare la grave ingiustizia sociale ereditata dalla passata amministrazione: si crei ad hoc una tessera gratuita per i disoccupati e coloro che hanno reddito ISEE inferiore a 5 mila euro (ciò deve essere naturalmente documentato con autocertificazione posta al vaglio delle autorità), perchè nè costoro possono rientrare nella categoria ordinaria, ne in quella studentesca. Infatti in tempi di crisi terrifica, nessun padre di famiglia può spendere pure 18 euro l’anno per un’ora al giorno di connessione internet, che nacque gratuita e deve rimanerlo, se non per tutti, per quelle categorie che non hanno i mezzi economici per poter affrontare tale spesa, di cui il Comune deve farsi carico.biblioteca bellini ct esterno
Già accade che la Regione, attraverso le ASL, certifica l’esenzione totale per quasi tutti i medicinali, a coloro che risultano disoccupati: perchè non adeguarsi e esentare questa categoria dalla consultazione a pagamento di internet, a parte il fatto che ciò potrebbe servire per eventuali possibilità lavorative? E si aggiunga che le esenzioni per i disoccupati del comune di Catania, a nostro avviso, sempre documentabili, dovevano essere estese a tutti gli spettacoli della cosiddetta “estate catanese” (molti sono a pagamento) come l’ingresso ai monumenti e musei di pertinenza comunale.
E meno male che l’assessore “ai Saperi e Bellezza” è un noto esponente di un partito di estrema sinistra, ormai fuori dal Parlamento…bella solidarietà con gli ultimi.
“Fin quando avremo un panettello, lo divideremo col povero, e non bastandoci denaro, una buona parola da noi verrà sempre”, fu la divisa della vita terrena (incisa sulla pietra del monumento che lo rappresenta nella piazza San Francesco, davanti la chiesa dell’Immacolata) del Beato Cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet, panormita, benedettino, arcivescovo di Catania in sul finire del XIX secolo: rimpiangiamo una tempra siffatta, e lo invochiamo (la sua salma ornata de’ paramenti è esposta in Duomo, vicino Sant’Agata e Bellini) perchè illumini le menti di coloro che la sorte ha indicato reggano i pubblici uffici. Voglia quel sant’uomo che (con l’altro “santo” laico, Mario Rapisardi, pure chiamato benefattore degli ultimi) la città e l’isola di Sicilia rivedano la Luce del nuovo mattino, e non permangano nelle insidie di Mammòna. Anche una rettifica in senso sociale (socialista? “lo sono sempre stato”, rispondeva Dorelli-maestro Perboni, nella versione televisiva di Cuore…) come quella da noi invocata, può essere un segno. Poiché niun giorno, secondo i Romani antichi, era “sine linea”.
Francesco Giordano

(Pubblicato sul quotidiano online LinkSicilia: http://www.linksicilia.it/2014/08/catania-in-biblioteca-internet-si-paga-si-esentino-almeno-i-disoccupati/)