martedì 24 gennaio 2012

Lo 'strano' sciopero della fame dell'artista catanese Savio Pagano

Riceviamo e pubblichiamo, aggiornando che oggi 24 gennajo, Savio Pagano è stato ricoverato al pronto soccorso dell'Ospedale Garibaldi di Catania, in seguito alla sua protesta:


COMUNICATO STAMPA



Savio Pagano Giovane artista catanese, ha iniziato una protesta per amore del suo Paese col digiuno



Le scriventi associazioni culturali che operano a Catania: Akkuaria, Artists & Creatives, 25 Novembre Giornata mondiale contro la violenza alle donne, 51 Pegasi, Dimensione Donna, portano pubblicamente a conoscenza il caso di Savio Pagano, un giovane artista catanese, motivato da sani e forti principi di ideali verso la propria patria, che ha già iniziato il nono giorno di digiuno per affrontare una pacifica e coraggiosa protesta atta a mettere in luce i disagi del Popolo Italiano e degli artisti in particolare. La sua unica arma è il "pensiero" che, tradotto a parole, lo comunica attraverso la sua pagina su facebook.Il gesto - anche se non approvato e condiviso - ha tuttavia ottenuto la massima solidarietà e il pieno sostegno da parte delle nostre Associazioni. La scelta drastica di Savio, fermamente deciso a lasciarsi morire in nome di un ideale patriottico, può essere sostenuta o disapprovata in base ogni singola coscienza, di sicuro però dovrebbe trovare ascolto e partecipazione, poiché, in qualunque modo la si voglia considerare, se un essere umano espone se stesso al punto di mettere a rischio la propria vita, gli altri esseri della sua stessa specie gli devono almeno il diritto di essere ascoltato.
Il problema della società di questo confuso tempo, dove consumismo e corruzione hanno stravolto ogni sano e reale valore della vita, è che le persone hanno perso sensibilità, attenzione, capacità di avere comprensione. In queste condizioni difficilmente un gesto di protesta estremo come quello intrapreso da Savio Pagano, può incontrare un reale e totale ascolto.Diverso è per questo giovane, dacché lui è un artista, lui è un poeta. E chi come lui confida nella penna e consegna i propri sentimenti a un foglio che altrimenti sarebbe rimasto spoglio, è verosimile ascoltare e guardare l’intero universo con una sensibilità, un fervore, un’acutezza maggiore della comune gente. E con una tale forza interiore che si denota l’evidente levatura della spiritualità, ed è prevedibile che un giovane poeta come Savio Pagano, davanti la realtà dei seri problemi che hanno investito il Paese, decida di sacrificare la propria vita per il bene del popolo del suo paese.
Molto ancora ci sarebbe da dire su questo argomento, molti gli esempi che si potrebbero riportare elencando quanti sono stati gli artisti che hanno scritto una pagina di storia, grazie un loro gesto altruistico. Preferiamo invece concludere questa riflessione, scrivendo che Savio Pagano è un giovane innamorato d’orgoglio per la propria Patria Italia; stregato da quello scorcio di terra chiamata Sicilia che emerge dal mare; inebriato dalla pietra corvina che abbraccia ed erge la sua Catania, una città dove la grazia si appropria dell’anima.
Vera Ambra, Associazione Akkuaria


Giorgio Russello, Associazione Artists & Creatives


Sara Aguiari, Associazione 25 Novembre


Maria Tripoli, 51 Pegasi Dimensione Donna



Savio Pagano nasce il 2 aprile 1983 a Catania, dove tutt'oggi vive e opera.Ha studiato presso l'Accademia di Belle Arti di Catania dove ha conseguito la Laurea specialistica in Scultura.Fin da giovane rimane affascinato dal mondo dell'arte e del cinema e da tutto ciò che è "fantastico". Crescendo segue la tecnologia di pari passo, facendone uno strumento d'espressione all'avanguardia. Le sue competenze, tecnologiche, visive e manuali sono molteplici, tutte accomunate da una sola parola: PASSIONE. "Scultore di Sogni" come ama definirsi – bruciando la candela da ambo i lati – dedica la sua vita all'arte scrivendo, scolpendo, fotografando, progettando, organizzando e affinando le tecniche. Confermato per quattro anni dalla Electronic Arts come scenografo e monstermaker nei progetti Hellgate London, Dead Space, Dragon Age, Dead Space 2, ha lavorato anche per Koch Media nel progetto Risen, Lucca Comics & Games Srl ed Etna Comics.
Maggiori info su:www.akkuaria.com/saviopagano



Contatti:

Vera Ambra cell 3394001417

Sara Aguiari 349 3416415

sabato 14 gennaio 2012

Presentati dalla casa editrice Akkuaria i nuovi ebook








Presentati dalla casa editrice Akkuaria i nuovi ebook


Nella simpatica cornice del Deluxe luxury coffee, locale sito in via Toselli dietro piazza Trento in Catania, è stata presentata la sera di venerdì 13 gennaio (se il XIII arcano è la morte, l'inverso come noi lo intendiamo, è immortalità) non soltanto la rassegna di ideazioni grafiche di Vera Ambra, che è l'anima e la creatrice della casa editrice e del sito Akkuaria, ma anche i primi 12 ebook prodotti appunto dalla predetta casa editrice, in collaborazione con una nota azienda informatica catanese. L'occasione, che ha riunito un folto gruppo di amici accomunati dalla passione per la Letteratura, se è scaturita dalle belle foto in bianconero, rappresentanti l'angoscia dell'Essere chiuso in gabbie immaginarie, ovvero le "Amnesìe di Eros", tema della serata -in onore del dio d'Amore si lèssero delle poesie da parte degli intervenuti, còlla solenne conclusione di una lirica tempiana densa d'erotismo, declamata da uno dei partecipanti- ha voluto essere il primo appuntamento del 2012 da parte degli amici di Akkuaria e di Vera Ambra, nella consapevolezza che la produzione libraria, cartacea e digitale, deve evolversi di pari passo in maniera conforme ai tempi.
Fra gli ebook (i quali hanno attualmente un notevole successo mondiale, e presto o tardi si diffonderanno anche in Italia affiancando la produzione cartacea), da segnalare il volume di liriche, di notevole successo, "Pegaseium nectar" di Vera Ambra (di cui è disponibile la traduzione in spagnolo), ed il saggio pubblicato lo scorso anno "Domenico Tempio cantore della Libertà" di Francesco Giordano, con una antologìa di liriche del sommo poeta del secolo XVIII.
Nel terzo millennio, la voce della Poesia, della Letteratura, dell'Amore è viva più che mai, "novus ordo ab antiquo".

martedì 10 gennaio 2012

Le amnesie di Eros, di Vera Ambra, a Catania



Riceviamo e volentieri pubblichiamo:






Carissimi,
all'insegna di un nuovo anno che sicuramente sarà foriero di grandi novità per tutti noi, ho il piacere di proporre dal 13 al 20 Gennaio 2012 presso i locali di Delice Theluxury Coffee, in via Pietro Toselli 16c, un'esposizioni di alcuni miei elaborati grafici facenti parte dell'opera virtuale "Le amnesie di Eros"
Sul tema dell'Amor che move il sole e le altre stelle” - per dirla con Dante - alla gioia di convivere con tutti voi la serata, vi invito a portare le vostre poesie d'amore preferite... così da condividerle insieme.

Non mancate vi aspetto.
vera ambra

mercoledì 4 gennaio 2012

Mario Rapisardi , nel centenario della morte, 4 gennaio 1912-2012

Mario Rapisardi , nel centenario della morte, 4 gennaio 1912-2012
Questo blog nasce 'rapisardiano', ovvero nei suoi primi passi, onora e rende omaggio alla figura di quel Vate della Poesia dell'Umanità, che per l'Italia del secolo XIX (ed anche dopo) fu Mario Rapisardi, catanese. Dell'opera sua, osannata e vituperata in vita quanto dimenticata in seguito poi riscopertta a cura dei discepoli, poscia novellamente coperta da oblìo, come è nella natura delle opere dell'uomo, rimane oggi il messaggio immortale; delle opere, la più gran parte sono di attualità, come le Poesie Religiose (chi vuole può qui http://letterecatinensi.blogspot.com/2009/01/mario-rapisardi-le-poesie-religiose.html leggere il testo integrale), i Poemi e Poemetti, le Ricordanze.
Moriva cent'anni fa, esattamente alle 16,30 del 4 gennajo 1912, nell'"aerea casa" dell'alto Borgo, in via Etnea a Catania, mentre il meriggio avanzava, e azzurreggiava "il mare immenso", l'Jonio cantato nelle sue poesie. Ad assisterlo pochi e fidati amici: Tano Ardizzoni, Alfio Tomaselli (che sarà il curatore delle memorie del Maestro), e la "creatura unica", Amelia Poniatowski Sabernich, che dalla nativa Firenze accettava di scendere in Sicilia per essere la compagna dell'uomo impareggiabile, in spregio alle allora severissime e dure convenzioni sociali che vedevano con sdegno un separato, convivere. Gli chiusero gli occhi dopo anni di "arteriosclerosi", si disse: ma era il mal di vivere del Poeta, che lo rapiva alla vita quasi sessantasettenne, lui ch'era nato in via del Penninello il 25 febbrajo del 1844. Un mese prima per i tipi del Sandron, dopo lunghissimo travaglio, era stato stampato il volume (anzi, il volumone!) della edizione definitiva delle opere complete; Concetto Pettinato, giornalista di razza e catanese d'altrettanta schiatta, allora giovane (dirigerà poi il "La Stampa" nel 1944 nella RSI, e ne pagherà lo scotto), scrisse a proposito delll'opera, sul Giornale di Sicilia del 31 dicembre 1911: "il Rapisardi non fu anticristiano, è vero: anzi amò fervidamente la figura di Cristo, che il Carducci non amò né comprese mai. Ma fu qualcosa di molto peggio: fu anticattolico. E gli italiani sono scettici, ma sono ad un tempo tradizionali", invocando per le liriche rapisardiane il premio Nobel "al primo vero idealista e filantropo che abbia partorito la razza italiana".
Moriva Mario Rapisardi, con gli ultimi versi sulle labbra, stampati l'indomani su tutti i giornali: "E sull'animo mio vasto, infinito \ lago nell'invernale ombra sopito \ la gran giornata della morte \ albeggia".
La sua Catania, fatto unico con Vincenzo Bellini (una città che non celebra mai vivi nè morti, tranne se geni: e se di geni ve ne son sempre pochi, nell'Ottocento furono appunto il Cigno per la musica ed il Vate per la Poesia), lo onora immensamente: la salma viene trasportata il giorno dopo in Comune sulla 'carrozza del Senato' (anche questo un fatto unico), poi l'omaggio del popolo. scuole e istituzioni chiudono per lutto: il Duomo chiude per protesta contro colui che considera il "Lucifero", titolo del celebre poema (non molti anni dopo di ben altri e veri 'luciferi', si sarebbero notati nelle sacre sale non solo delle cattoliche chiese, ma financo in Vaticano!). Il sette l'imponente corteo di circa centocinquanta mila persone percorre via Garibaldi sino a piazza Palestro, dove si tengono i discorsi commemorativi prima della deposizione: in cima al corteo, annotano i giornali locali, alla testa delle autorità tutte dal Sindaco al Rettore dell'Università dove per tanti anni il Rapisardi, fondatore della Facoltà di Lettere (egli che mai conseguì la laurea, nominato "per chiara fama" dal Ministro della P.I. De Sanctis...), Federico De Roberto, il celebre scrittore, amico del Poeta e anima nobilissima di uomo e letterato. Ma Rapisardi non venne tumulato per ben nove anni: solo il 9 gennaio 1921 il Comune si decise a costruire la tomba sua, che si vede oggi nel piazzale centrale. Anche ciò il Poeta aveva antiveduto. Era anticlericale, il Rapisardi: e come notò Pettinato, questo non viene perdonato da certa stirpe di bigotte biscie. Oggi possiamo dire che, nelle sue opere, vide in anticipo di un centennio il Concilio Vaticano II, di cui l'antico chierichetto che serviva messa, l'autore giovane dell'Ode a Sant'Agata e il cantore di quella "Palingenesi" che gli valse da parte di Victor Hugo l'appellativo di "precursore dell'avvenire", avrebbe approvato gli assunti. Era Frammassone (e la Massoneria, società di libero pensiero, ne onorò la figura), ma distingueva sempre l'Uomo puro dai faccendieri e dai trafficanti; perciò fece sempre "parte a se stesso". Ed a Cristo in ultimo, pur titano ed impenitente, poteva egli laicamente confessarsi: al prete no, non poteva: lo si può capire.
Noi qui da fedeli d'Amore verso il Vero, il Bello, l'Ideale, nonché catanesi, riteniamo di compiere il nostro dovere: perciò abbiamo scelto di consegnare al lettore, nel video che segue, onde celebrare degnamente il centenario della di lui dipartita verso l'Eterna Luce, i capoversi VIII, XII, XXI e XXII del poemetto "L'impenitente", apparso prima sulla "Nuova Antologia" del 1 ottobre 1900, poi nella edizione definitiva delle opere (la musica di sottofondo è il I tempo della Sinfonia 9 di A.Bruckner). L'ultima parola è il nome del Messìa di Galilea, non è un caso. Sono versi che segnano succintamente il percorso filosofico, umano e spirituale dell'Uomo e del Poeta Rapisardi: e dalle brume del tempo, egli riemerge dopo un secolo, trasumanato. Onore al Maestro, che la Luce dell'Inifinito sempre accompagni la Parola!
F.Gio.

giovedì 22 dicembre 2011

Elogio della tradizione in “Cavalleria rusticana” e “Civitoti in Pretura”, al Don Bosco di Catania








Elogio della tradizione in "Cavalleria rusticana" e "Civitoti in Pretura", al Don Bosco di Catania
 
Per la XXI stagione teatrale al "Don Bosco" di Catania, il gruppo d’Arte "Sicilia Teatro" diretto con la consueta attenzione da Tino Pasqualino, ha dato alle scene nei giorni scorsi due celeberrimi atti unici, che costituiscono indubbiamente l’ossatura del teatro di ambientazione siciliana: "Cavalleria rusticana", dalla novella di Giovanni Verga, e "Civitoti in Pretura", del Martoglio. L’allestimento scenico del dramma verghiano, regista la giovane Elisa Franco (anche attrice nella parte di Santuzza) è stato particolarmente curato, con le dipinture in bianconero a simboleggiare quel mondo perduto della autentica sicilianità contadina che lo scrittore catanese vòlle rappresentare in prosa, e Mascagni mettere in opera (con le conseguenti liti legali che insorsero contro lo stesso Verga). E se dal 1884, anno della prima rappresentazione scenica nell’allora lontanissima Torino, "Cavalleria rusticana" è presente sui palcoscenici di tutto il mondo, soprattutto mercè l’indimenticata ed unica interpretazione di quel genio della tragicità che fu Giovanni Grasso, gradì assai l’odierno pubblico catinense la riproposizione affatto tradizionale, fedele al testo ed anche con indulgenze cinematografiche (se F.Gambino-compar Alfio ispiràvasi a Grasso, la Gna Lola- St.Micale richiamava alla memoria la nota versione in pellicola anteguerra del dramma, con la diva Doris Duranti…), dell’atto di forte valenza simbolica, laddove il fuori scena del classico omicidio del fedigrafo Turiddu Macca è preceduto da intensi recitativi, alternati a brani mascagniani classici (il coro del vino, il rientro di Alfio). Una dramma, quello di "Cavalleria rusticana", che deve interessare a nostro avviso sempre più il teatro italiano e quello siciliano in particolare, non solo poiché amato dal pubblico, ma anche per la soverchia presenza nei cartelloni di esotismi ed esterofilìe di autori ignoti che rischiano, pur nella loro importanza e senza dimenticare la sperimentazione, di far disperdere la tradizione antica e rinnovata, della narrativa isolana.
Sulla medesima linea di ripresa dell’antico uso si mosse "Civitoti in Pretura", che vide in Cicca Stonchiti (Rita Biondi) e Messer Rapa (G.Di Benedetto), i personaggi centrali del chiassoso e divertentissimo testo martogliano, come è noto completamente intessuto di vocaboli vernacolari del quartiere catanese della Civita, un tempo sede di pescatori e basso popolo. Bisognò che la ironica dose di equivoci lessicali, aventi terminologie ora desuete ma ancor comprensibili alla gran parte del pubblico, si declamasse in tutta la sua interezza, e una buona dose di temperamento ‘colorito’ si estrinsecasse in sala, perché l’atto scendesse verso la farsa: del resto, aspetti che il pubblico del teatro in lingua siciliana, almeno la più gran parte di esso, apprezza e gradisce.
Così la continuità del gruppo d’arte "Sicilia Teatro" segue la tradizione, ma anche sceglie di vagare con autori d’oltralpe e di caratura mondiale. I prossimi appuntamenti vedranno in scena il fuori abbonamento "Tra varietà ed operetta" con T.Sapienza e Turi Killer il 14 e 15 gennaio, nonché "Il borghese gentiluomo" di Moliere, il 17, 18 e 19 febbraio.
Francesco Giordano


(foto di F.Gio.)



lunedì 5 dicembre 2011

Considerazioni sulla Messa in Latino a S.Giuseppe al Transito in Catania




 
 
Ieri sera nella chiesa settecentesca di San Giuseppe al Transito in Catania recentemente riaperta al culto, si è celebrata, dopo la conferenza sulla figura del Cardinale Francica Nava, la S.Messa nella forma straordinaria del Rito Romano (detta anche comunemente "messa in latino"), da parte del sacerdote Don Antonio Ucciardo, docente di teologia e cappellano dello SMOM, assistito dai diaconi Serrano e Adernò. Hanno partecipato molti fedeli (il tempio era gremito), lieti dopo mesi dalla prima volta -in seguito a silenti e convinte battaglie- che anche nella città etnea si celebrasse il sacro rito secondo il 'motu proprio' del 2007 di Papa Benedetto XVI: a Monsignor Smedila rettore del vicino santuario mariano di S.M.del'Aiuto, è così subentrato il giovane prete Ucciardo, di fine attenzione liturgica.
Alcune considerazioni: la S.Messa in lingua latina, secondo la tradizione ultramillenaria, è di certo una funzione che ispira alla meditazione ed alla preghiera ben più che la messa nelle lingue nazionali dei vari popoli. I fedeli partecipano soprattutto pregando, e nella preghiera si realizza l'unione con l'ipostasi divina. I canti in stile gregoriano che dalla parte alta del tempio, senza l'assistenza di organo, furono eseguiti da valenti interpreti (l'Agnus Dei, il Pater Noster, ed altri), donano lo spirito affatto misticheggiante della funzione, ove l'incenso è anche 'collante' esorcistico. Ma nel 'deserto degli ultimi quarant'anni', come ha detto esplicitamente il p. Ucciardo nell'omelia riferendosi alla nuova liturgia la quale ha in molti casi stravolto il senso della Santa Messa, è difficile ricostruire. Anche tra i motivati fedeli, senza nessun ausilio di messalini col testo intiero (i quali ci dicono siano in arrivo, e saranno venduti a chi ne faccia richiesta), ove non abbiano quelli della nonna, risultò a nostra indagine visiva pressoché impossibile di rispondere, oltre all' "et cum spiritu tuo" ed al "Dominus vobiscum". Meno male che alla fine, dopo l'"Ite Missa est", la lettura in senso del tutto purificante, del prologo del Vangelo di Giovanni, le parole della Luce (sempre in Latino, naturalmente!), pose il suggello alla intensa funzione. Molto v'ha da fare, molto rimane. Che la S.Messa nella lingua tradizionale della Chiesa Cattolica si espanda e vada verso il popolo, come nei secoli passati: e non sia solo serbata per elìtes e cultori nostalgici! Non accada che una funzione così pregna di afflato mistico sia 'riservata' ai soliti noti, ma da parte dei responsabili si utilizzino le moderne tecniche (e tecnologìe) per diffonderne la partecipazione, in molti sensi, non soltanto nella presenza fisica. Può servire l'aggancio a conferenze, incontri culturali: e però ci si metta d'impegno a chiamare i giovani, le nuove leve, non solamente colti studiosi (di una certa età). E' l'autentico spirito del motu proprio che deve essere esaltato, anche oltre la celebrazione. L'alternativa, che a noi può anche andar benissimo ma a lungo raggio si rivela asfittica, è costituire l'ennesimo cenacolo: con la differenza che in quello evangelico gli Apostoli (che erano laici, non sacerdoti...) secondo lo spirito della Pentecoste, andarono per tutte le genti ad annunziare la Buona Novella. Questa a nostro parere, è la pietra angolare: 'battere sullo stesso terreno', ci si passi il termine, la S.Messa in italiano. Molto difficile, non impossibile, per chi crede.
Appuntamento il 1° gennaio per i fedeli che anche a Catania desiderano partecipare alla S.Messa in lingua latina, sempre nella chiesa di S.Giuseppe al Transito (piazzetta Maravigna, di fronte l'Anagrafe) alle 18,30, nel giorno dedicato alla S.Madre di Dio; sarà cantato il solenne Te Deum.
(F.G.)


Nella foto e nel breve video: alcuni momenti della funzione sacra.


venerdì 2 dicembre 2011

Santa Messa in Latino e conferenza sul Cardinal Nava a San Giuseppe al Transito di Catania, 4 dicembre 2011

La Confraternita di San Giuseppe al Transito e San Giovanni Battista
e la Nobile Arciconfraternita dei Bianchi
in collaborazione con il
Sovrano Militare Ordine di Malta e il
Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio (Spagna)

Sono lieti di invitare la S.V. all’incontro sul tema
La Riforma della Riforma:
l’Episcopato Francica Nava
tra i Pontificati di Leone XIII e San Pio X

Nell’83° Anniversario del pio transito
dell’Em.mo Card. Giuseppe Francica Nava di Bondifè
Arcivescovo di Catania

Relatori:
· Prof. Avv. Antonino Blandini, storico e giornalista.
· Rev.do don Antonio Ucciardo, docente di Teologia presso l’ISSR San Luca di Catania,Cappellano Delegazione SMOM e Nobile Arciconfraternita dei Bianchi.

Moderatore
Prof. Giuseppe Adernò


Seguirà la celebrazione della
Santa Messa in Rito Romano Antico
nella II Domenica di Avvento
Presterà servizio il “Collegio Liturgico Card. Francica Nava”

DOMENICA 4 DICEMBRE 2011
ORE 17,00

Chiesa di San Giuseppe al Transito
P.zza Maravigna - Catania