venerdì 9 luglio 2010

Stagione estiva 2010 Teatro E.Piscator di Catania




Segnalata dall'amico Carmelo Failla, responsabile della struttura, pubblichiamo la locandina della stagione estiva del Teatro E.Piscator di Catania, che si svolge alla terrazza Ulisse nel mese di luglio.

martedì 6 luglio 2010

Giornata della Bicicletta, a Catania adesione parziale


Voluta con decreto dal Ministero dell’Ambiente

Giornata della Bicicletta, a Catania adesione parziale

Vasta area del centro chiusa al traffico automobilistico e dedicata ai ciclisti, ma
pochi velocipedi si son visti – Ripetere ogni domenica la chiusura del centro-
 
Fra le attività dell’attuale governo nazionale, meritevoli di plauso (non molte a nostro avviso: ma nocesse est l’obiettività) è la Giornata Nazionale della Bicicletta, istituita da poco con decreto dal Ministero dell’Ambiente, anche al fine di adeguarsi alle direttive di legge della Comunità Europea. In questo ambito, lo scorso 9 maggio anche nella nostra Catania, avendo l’amministrazione comunale aderito, si è svolta la manifestazione, concretizzatasi nella chiusura di quasi tutto il perimetro urbano del centro della città (una vasta aera che va dal porto ai viali Regina Margherita e XX settembre, dalle vie Ventimiglia a via Plebiscito, inglobando le arterie massime di via Vittorio Emanuele, da Sardo alla Statua, e Garibaldi) al traffico veicolare- esclusi i movimenti dei residenti- nella prima parte della domenica, onde consentire il transito dei velocipedi.
Da queste colonne scriviamo già da molto tempo a favore dell’uso ragionato, consapevole e felice della bicicletta, la quale a nostro avviso, siccome avviene nelle grandi città del nord Italia ed Europa, andrebbe sempre più usata e destinata a sostituire l’oramai insopportabile uso smodato della automobile. Pertanto non si può che plaudire a qualunque iniziativa, come codesta, che –anche se sporadicamente- restituisce il centro di una città notoriamente caotica e preda dell’automobilismo selvaggio, come Catania, a quella che adesso usa appellarsi (con terminologia stravagante) ‘mobilità sostenibile’, ed è invero voglia di libertà e di correttezza, negli spostamenti in centro, con l’uso nobile del velocipede. Pertanto abbiamo personalmente partecipato all’evento, in sella alla nostra "vecchia" ed azzurregiante macchina a due ruote Touring della gloriosa fabbrica Bianchi. Cronaca, pertanto, di prima mano, dalle 10,30 alle 12 circa.
Fu, ad onta degli strombazzamenti dell’amministrazione comunale etnea, una partecipazione assaj parziale, quella dei catanesi in bicicletta, alla giornata al biciclo appositamente dedicata. Avrà avuto successo al nord: ma la mentalità del catanese, ancora del tutto refrattaria all’uso intelligente della bici, complice una bella giornata di sole e di caldo, ha preferito le località marine o di montagna: e coloro i quali scesero in centro affollavano i marciapiedi, mentre in via Etnea, nelle vie Vittorio Emanuele, Teatro Massimo, ed adiacenti (per non parlare delle strade secondarie) numeràmmo circa e non più, dozzina oscillante o meno, una cinquantina o sessantina, ad esser larghi nel novero, di ciclisti che si aggiravano nel deserto, di autoveicoli, centro storico, i cui ingressi erano presidiati da transenne vigilate dalla Polizia Municipale.
Fece infatti, a noi del resto cònsci della situazione, un certo effetto vedere le vie Santa Maddalena, piazza Dante o di San Nicola –tanto per citare delle strade normalmente invase da decine di automobili, con il conseguente inquinamento atmosferico ed acustico che ciò comporta ogni dì- giojosamente libere da auto ma anche affatto deserte, laddove proprio in virtù dell’invito delle autorità, avrebbero dovuto esser prese d’assalto da tòrme di ciclisti. Gli è che anche la diffusione dell’evento, pure avvenuta attraverso il quotidiano locale e le TV, non si dotò di manifesti che informassero quanti non usufruiscono delle informazioni attraverso i mezzi anzidetti: e del resto anche il Comune, attraverso il punto informativo istituito in piazza Università, vi fece una a nostro avviso grama figura. Infatti ivi stazionava l'allora Assessore all’Ambiente Scalia (con una fiammante veste sportiva da ciclista d’occasione…) sfoderando lo scilinguàgnolo che gli è consueto, stigmatizzato per l’assenza di concretezza proprio quel giorno, in una lettera assai eloquente pubblicata dal quotidiano locale riguardo il nulla di fatto delle intenzioni annunziate nei cosiddetti ‘stati generali della città’, svoltisi mesi fa, a proposito del miglioramento della qualità della vita rispetto alla mobilità, in centro. Già adusi alle chiacchiere, sovente infruttuose, dei nostri politici (nessuno comunque di costoro, tanto per dare il buon esempio, vedemmo inforcare, come un qualunque cittadino, il velocipede: peccato, avrebbero avuto occasione di rendersi conto di vivere autenticamente in una città diversa da quella che immaginano nelle loro chimere…), notammo comunque che il punto informativo del Comune era "corredato" da numerose bici elettriche, di cui l’Ufficio Traffico Urbano desidera istigare all’uso. Qui occorrono alcune precisazioni: non è infatti invenzione di questa amministrazione l’incentivo che il Comune assegna a chi acquista una bici elettrica: fu infatti l’Assessore all’Ambiente Orazio D’Antoni che nel 2007 promosse concretamente il fondo con gli sgravi fiscali per gli acquirenti del biciclo a batteria. Inoltre, vi è da dire che il costo di una bici elettrica non scende al di sotto (quelle regolarmente omologate) dei cinquecento Euro: cifra assolutamente eccessiva per una famiglia di medio o basso reddito –accettabile invece pe’ redditi alti-, configurandosi pertanto il possesso di un tal mezzo come bene di lusso: specie in piena crisi economica, quale è oggi. Bene di lusso non deve essere la bicicletta, come si sa: anzi trionfo del popolo e dell’uso popolare, come è nella nostra tradizione, magari povera di mezzi ma ricca di umanità, del secondo dopoguerra (rammentisi la nota pellicola "Ladri di biciclette" di De Sica). Raffrontando con il costo di una bicicletta meccanica (in un qualunque ipermercato, per chi le vuol nuove, si vendono circa ad ottanta Euro), non vi è paragone: ma quest’ultima non ha praticamente costi di manutenzione, mentre la bici elettrica ne comporta parecchi –che fanno comodo alle aziende venditrici di componentistica-: da qui la maliziosa riflessione che, forse, suggerire l’uso del mezzo elettrico può essere economicamente conveniente a qualcuno, che poco o punto è interessato alla vivibilità urbana dei centri storici.
Catania ha comunque quel giorno –anche se il Sindaco, constatato l’indubbio vantaggio anche ambientale della chiusura dell’ampio spazio del centro, dovrebbe ripetere l’ordinanza tutte le domeniche, di là dall’occasione contingente delle biciclette: solo così si potrebbe creare una continuità senza la quale ogni fiammella isolata è destinata a spegnersi- goduto di un raro silenzio mattutino e di una serenità, che solo i radi colpi di pedale di quelli che il buon manualista Grioni, in un celebre volumetto della Hoepli del 1910, appellava "ciclisti gentiluomini", hanno dolcemente infranto, come una carezza su un manto di aristocratica signora: doni il Cielo ancòr di tali ore, nella fattiva collaborazione di sempre più cittadini, avviati ad un miglioramento che solo il ritorno alle sane consuetudini di un tempo mai trascorso, ma che può dirsi ritrovato, permette di donare: laddove si è davvero intenzionati alla via di perfezione, senza infingimenti, senza schermi, soprattutto senza bugìe, di cui presto o tardi si dovrà, qui o di là, rendere conto.


Bar.Sea.


Pubblicato su Sicilia Sera n° 330 del 4 luglio 2010

Solenni celebrazioni per la Madonna dell'Aiuto di Catania


Anno giubilare per il tempio mariano


Solenni celebrazioni per la Madonna dell’Aiuto, storica devozione catanese


Suggestiva processione e solenni celebrazioni eucaristiche nella chiesa retta da Mons.Smedila – Alcune precisazioni fra storia e simbolismo sul significato del quadro antico e miracoloso -
 
Il mese di maggio ha veduto le belle ed intense celebrazioni di Maria Santissima dell’Aiuto, una Madonna tanto amata a Catania, nel cui centro storico alberga da secoli, mercè il cinquecentesco quadro noto "per la frequenza delli miracoli" (così il cronista coevo Privitera), il quale dal 1641 si conserva nell’omonima chiesa, Santuario dal 1960 (sita quasi a mezzo di via Garibaldi): per cui quest’anno, che è per volontà del Santo Padre anche Sacerdotale, si è degnamente celebrato il cinquantenario della elevazione del medesimo, che ingloba la settecentesca riproduzione della Santa Casa di Loreto. Fra l'altro, come precisò in una dotta conferenza il teologo Mons.Zito, fu il Beato Cardinale Dusmet ad inserire il tempio dell'Aiuto quale tappa obbligata per il pellegrinaggio dell'anno giubilare 1875. Tutto il popolo unanime concorse alle celebrazioni eucaristiche svoltesi nel tempio, per amore a Maria Nostra Signora dell’Aiuto, nonché per lucrare la indulgenza plenaria concessa appositamente dalla Sacra Penitenzieria Apostolica per il fausto evento: vedemmo l’Arcivescovo di Loreto, altri presuli e moltissima devozione stringersi intorno al noto rettore del Santuario, quel Monsignor Carmelo Smedila il quale, da quarantotto anni è il genius loci del tempio, e lo fa proseguire con gioja e mariana letizia, sui sentieri dell’avvenire.
La suggestiva processione notturna del 30 maggio, accompagnata dal concorso dei fedeli, tra balconi addobbati a festa (uno ebbe anche il tricolore con lo scudo di Savoja…) e lancio di petali di rose, fuochi artificiali e canti mariani (da "Noi vogliam Dio" a "Andrò a vederla un dì", senza dimenticare il glorioso, e da riprendere, inno dei tempo di Pio XII, "Bianco Padre che da Roma…"), girò le antiche vie del centro, da via Garibaldi a via Vittorio Emanuele a San Cosimo, da via Abate Ferrara a via Di Giacomo a via Naumachia a via Trinità, per tornare festosamente in chiesa (tra coloro che ressero il quadro, si notò Orazio D’Antoni già assessore e deputato regionale, grazie al quale presto si avrà, finanziato dalla Regione, l’ingresso in chiesa per i disabili, ed altri restauri; il collegio liturgico Cardinal Nava capitanato da Piersanti Serrano ottimamente gestì l’evento, con il circolo di S.Maria dell’Aiuto; il Maestro Paolo Cipolla eseguì la Missa solennis scritta per l'occasione), e vide anche momenti di commozione còlla sosta della Vergine Madre presso alcuni malati, fu l’atto culminante di una devozione intensa, di stile affatto fedele alla Tradizione della Chiesa Cattolica Romana e molto partecipata. In tempi non lieti, sono constatazioni felici.
Sulla tela della Vergine Madre e del Divin Figlio detta appunto dell’Aiuto, ci sia permessa qualche precisazione storica e simbolica. Le fonti ne parlano dal XVII secolo, ma è evidente, da una analisi anche superficiale senza scendere ne’ meandri della storia dell’Arte moderna, che le fattezze delle due figure, lo stile ed i colori sfumati, la collocano cronologicamente attorno alla metà del secolo XVI: tempi di grande tribolazione per Catania, anni di pestilenze, carestie e sommovimenti guerreschi. La zona detta della Giudecca era già dai secoli precedenti in buona parte proprietà del gran condottiero Artale Alagona e del di lui padre Don Blasco, Gran Cancelliere del Regno di Trinacria (nei secoli XIV e XV i Re di Sicilia dimoravano in Catania, e la loro sede era il castello Ursino). Fra l’altro Artale Alagona aveva una particolare predilezione per la Madre di Dio (cfr. F.Giordano, "La Rotonda…", Catania 1997), per cui si può supporre con un certo margine di approssimazione ragionevole, che la committenza la quale vòlle la realizzazione della tela, assecondando anche la pietà popolare, sia stata della famiglia magniloquente e benemerita della città, degli ultimi Alagona, grandi di Sicilia e d’Ispagna. In ogni caso, ad una analisi mistico-esoterica del quadro, saltano all’indagatore che si avventura "oltre il velame de li versi strani", secondo l’adagio del gran Poeta, alcune considerazioni.
La Madonna "auxilium Christianorum" è evidentemente bruna: non nera come quella della Santa Casa di Loreto (altra coincidenza non casuale: il Santuario Mariano dell’Ajuto custodisce, come è noto, la riproduzione della Santa Casa Lauretana, eseguita nel XVIII secolo in modo pressoché perfetto), e però secondante il verso del Cantico: "nigra sunt sed formosa". Si sa che il culto delle Madonne nere, come assevera la storia oramai acclarata, ha le radici nell’antica devozione isiaca che i popoli d’Oriente e di Occidente tributarono, prima del Cristianesimo, alla Magna Mater: da Chartres alle Vergini nere de’ Templari, da Tindari a Chestokowa sino alla Madonna nera del villaggio bavarese di Altòtting (molto cara all’attuale Santo Padre Benedetto XVI), il patrimonio mistico e storico della Chiesa ha nel bimillennio di feconda vitalità, tramandato un culto perenne e sempiterno di poesia arcana e di intenso, indistruttibile amore. La luna a’ piedi ideali della Gran Madre, rappresenta la Chiesa, secondo la lectio di San Bernardo di Clairvaux (colui che fu tra l’altro il ‘fondatore’ dei Templari e il redattore della Regola loro), il massimo studioso di mariologìa dell’evo antico: le stelle in numero di dodici che la attorniano, simbolicamente rammentano il collegio Apostolico. E tuttavia, il numero delle punte delle stelle è otto: l’otto è numero dell’equilibrio cosmico, della rigenerazione e della purificazione risuscitatrice (le fonti battesimali medievali hanno forma ottagona: lì l’iniziato sorge a nuova aurora); l’otto è mediatore fra quadrato e cerchio, e quale mediazione più perfetta della Vergine Madre, fra il Figlio suo ed il popolo di coloro che la vòcano, con estrema semplicità e sincero afflato?
Le mani della Madre di Dio sostengono il Bambino Gesù in modo preciso: la destra tiene la spalla, la sinistra poggia sulla coscia. Significato simbolico della spalla, è la potenza: secondo Ireneo, "la potenza " di Cristo "è sulle sue spalle"; mentre Dionigi l’Areopagita aggiunge: "le spalle rappresentano il potere di fare, di agire, di operare". La coscia è invece la rappresentazione della forza; secondo la Cabala, essa è analoga per importanza alla colonna. Forza e potenza di Cristo bimbo quindi, possiamo affermare, coadiuvate gestite e mediate dalla Grande Vergine Madre, nel nostro antico quadro.
V’ha infine un riferimento a nostro parere, nascosto, che l’autore –o la committenza- suggerirono nel pìngere le stelle ad otto punte: il Salmo numero otto -secondo la antica numerazione- ad una attenta lettura, laddove narra di stelle, della luna e del resto, si adatta mirabilmente ad una precipua meditazione in senso mistico intorno alla sacra immagine: Dòmine, Dòminus noster, quam admiràbile est \nomen tuum in univèrsa terra!… (Signore, Signore nostro, quanto è ammirabile il tuo nome nell’universa terra! Poiché la tua magnificenza si leva al di sopra de’ cieli. Dalla bocca dei bimbi e dei lattanti ti procacciasti lode, ad onta dei nemici, per distruggere il nemico e l’avversario. Poiché contemplo i tuoi cieli, opera delle tue dita: la luna e le stelle che vi disponesti. Che è l’uomo, che memoria di lui? O il figlio dell’uomo, perché tu lo visiti? Lo facesti di poco inferiore agli Angeli, di gloria e di onore lo incoronasti: e lo costituisti alle opere delle tue mani. Tutto facesti soggiacere ai suoi piedi, pecore e buoi tutti: e le bestie della campagna. Gli uccelli del cielo ed i pesci del mare, che nei flutti marini guizzano. Signore, nostro Signore: quanto è ammirabile il tuo nome nella terra universa!) Inno alla Natura alma Mater, alla terra universa creatrice di concezione divina e pertanto immacolata, il Salmo (che echeggia reminiscenze egizie: confrontisi coll’inno ad Aton del faraone ‘monoteista’ Akhenaton, ovvero Amenonfi IV) parrebbe mirabile corona alle dodici stelle che fan da ideale raggiera alla Vergine: è una ogdoade che si ripete indefinitamente nella ideale concatenazione degli specchi (le otto punte per il numero di dodici fan novantasei, che è il tre ripetuto tre volte e due, ovvero la perfezione celeste che racchiude il pentalfa, l’Uomo perfetto e sempiterno, l’Adamo immortale, Gesù Alfa ed Omega), laddove si vince la Morte (nove più sei crea il quindici, che negli Arcani maggiori è il Diavolo: distruzione) con la Vita universa, nel più profondo mysterium fidei, arcana arcanorum della mistica di Colui il quale, spezzato il pane, disse: "Prendete, questo è il mio corpo" (Mc. 14, 22) ; ed anche "Un poco e non mi vedrete più e ancora un poco e mi vedrete" (Gv. 16,16).
Su l’altar maggiore del tempio della Madonna dell’Ajuto, affacciato graziosamente sulla strada Ferdinanda oggi via Garibaldi, sfolgorante delle dieci colonne barocche (anche l’incompiuta facciata della chiesa maestosa de’ Benedettini di San Nicolò la Rena ha dieci colonne: seppure moltissimi studiosi dicono -a torto poiché sovente non si ha l’umiltà di transìre lento pede ed osservare silenter- che siano otto), incastonate nella facciata di Antonino Battaglia, cèppo della famiglia di maestri costruttori della Catania post terremoto, Dio Padre adagia la mano sinistra sul mondo -la destra va verso l’alto- : il Delta trinitario è dietro il capo suo; un superbo compasso, simbolo della creazione perfetta ab origine, della Aequitas come della fraternità universale delle genti, sovrasta la terracquea sfera , nella certa consapevolezza che l’amore de’ puri, spalanca le porte del Regno a chi ha occhi per vedere, ed orecchie per sentire.
 
Barone di Sealand


Pubblicato su Sicilia Sera n° 330 del 4 luglio 2010
 
 
 
 

mercoledì 30 giugno 2010

Nuova giunta comunale di Catania: tra il vuoto ed il nulla


Amministratori cambiati, problemi vecchi


La nuova giunta comunale del vuoto, avviata sulla via del nulla


Senza programmazione che non sia il risparmio a tutti i costi, tranne quelli degli emolumenti
di chi di dovere, parte il gruppo novello di Stancanelli – Assenti le opposizioni -

Alle scuole che un tempo si appellavano medie, ci si insegnava che il vuoto torricelliano è quello spazio d’aria che sovrasta la colonna barometrica. In altri termini, un luogo ove non vi è nulla, ma che sovrintende al movimento pulsante dell’essenza: esattamente quel che accade a Catania, leggendo in controluce, senza trionfalismi o false ipotesi, la composizione della nuova giunta comunale del Sindaco (e senatore…) Raffaele Stancanelli. Ha egli affermato di non gradire "pregiudiziali ideologiche", ma di essere aperto al confronto con la città. Quali pregiudiziali ideologiche invero può avere il cittadino, che si trova a leggere le brevi note dei curricula degli otto assessori –il Sindaco tiene la delega di altri quattro assessorati-, se non constatarne, come affermato, l’esistenza del vuoto di torricelliana memoria?
L’esempio più evidente, e forse più chiacchierato ma non unico, è quello della neo ‘assessora’ alla "Cultura e grandi eventi" (già la definizione sa di ridicolo…), signora Marella Ferrera, nota quale stilista à la page, in città ed oltre: "promotrice della riapertura  del Museo Biscari - promotrice della manifestazione "Civita in Fiore" - ha curato l'allestimento degli Acroliti di Morgantina rientrati dal Paul Getty Museum", queste le ‘medagliette’ sul petto che ella comunica alla città, onde giustificare la decisione del Sindaco. Pare molto poco, considerato che il cosiddetto museo Biscari, fra l’altro in un palazzo privato, non esiste –quello del castello Ursino, di proprietà comunale, non è stato, come si sa, inventato da lei- , la cosiddetta manifestazione di piazza Duca di Genova, di proprietà pubblica, altro non è stata –chi vi è passato- se non un negozio all’aperto per vendita di piante e pianticelle di vari commercianti, e l’allestimento di Morgantina non pertiene alle civiche attività. L’abbiamo udita, la signora Ferrera, in occasione di un concerto di musica greco-cipriota, sabato 29 maggio, nel cortile Platamone, intervenire per i consueti saluti, dopo il Sindaco: ad una precisa domanda di chi la intervistava, sulla programmazione estiva, quale che sia, ha ella risposto: "non abbiamo una lira, ma abbiamo il cuore!" Se tale è l’inizio, si può davvero affermare, come si dice in città da molti, che siamo caduti dalla padella nella brace.
Non da meno l’ingegnere Alberto Pasqua, già ‘scoperto’ dal Sindaco in occasione di quel caravanserraglio che sono stati i cosiddetti ‘stati generali della città’, coacervo di parole in libertà –avrebbe sentenziato Marinetti- volate nell’aire senza costrutto veruno. Egli è, sempre la nota biografica diramata, "estensore del primo  piano del traffico presentato al  Comune di Catania - già consulente AMT , della Provincia Regionale e di numerosi altri Comuni": senza scendere nei dettagli della applicazione, da molti vivacemente contestata nei fatti, del suddetto piano per il traffico, sarebbe bene che il Sindaco spiegasse alla città perché giubilare come assessore un ex consulente di quella azienda, l’AMT, che è per ammissione concorde la causa prima dei guai finanziari dell’amministrazione comunale, ed al cui fallimento gestionale han contribuito tutti coloro, dirigenti, che vi hanno partecipato: quindi anche il medesimo ingegnere, come si può dedurre.
"Prof. in Storia dello Spettacolo Acc. Belle Arti (Reggio Calabria) - Drammaturgo -  Produttrice Cinematografica (ha collaborato per anni con il regista Michelangelo Antonioni)- Vice Presidente Consiglio d'Amministrazione Teatro Massimo Bellini - si  è occupata di promozione turistica attraverso l'organizzazione di grandi eventi culturali e spettacolari": così la biografia della professoressa Cinquegrana: però chi la identificava sino a jeri, firma del quotidiano locale, era aduso registrarla come Rita Gari, il cognome del marito: qui ha usato il cognome suo, e passim. A parte che non si conoscono i grandi eventi a cui si fa riferimento, anche la gestione del Teatro Bellini, negli ultimi tempi, non ha lasciato molo spazio ai lati positivi, per costituire un merito tale da spingere all’assessorato: inoltre, quale criterio avrebbe portato la ex collaboratrice di Antonioni a tali lidi, trattandosi del noto regista (già stella di prima grandezza del GUF, all’epoca, poi idolo della sinistra) dell’incomunicabilità, può essere spiegato con la indubbia vena poetico cinematografica del predetto.
Accenno particolare merita Franz Cannizzo, "Consulente di Direzione Aziendale - Responsabile Nuova Impresa - Dirigente Confcommercio": è l’inventore in senso pratico della espansione, a volte sconnessa da logiche, delle pensioncine con acclusa abitazione a Catania, le quali hanno un buon successo, che all’inglese vengono denominate "bed and breakfast". E’ un giovane che conosciamo personalmente, preparato ed intelligente: pertanto ci ha (quasi) stupito vederlo in tale sgangherata compagine, poiché siamo convinti, nonostante gli espressi buoni propositi, che nulla di concreto, a parte riordinare qualche bancarella abusiva che subito dopo, ed egli lo sa, tornerà ad esercitare illegalmente come prima, gli sarà permesso di fare. Non citiamo gli altri assessori, per non dilungarci troppo. E’ anche chiaro che questi professionisti, o tecnici "di natura politica" (la definizione è del Sindaco Stancanelli, bravissimo a coniare terminologie astruse e non necessarie), godono dell’appannaggio, o stipendio mensile, di qualche migliajo di euro, ci pare, dovuto per legge agli assessori: mentre nessuno di loro ha dichiarato, stante il loro essere apparentemente estranei ai ‘giri’ della politica militante, di rinunziare in tutto (forse alcuni in parte, come prevede la normativa, se dichiarano di svolgere altre attività) a tale non indifferente emolumento, a favore delle esangui casse comunali, o di qualche pia opera di beneficenza –come da parte nostra, da queste colonne, tempo fa si era proposto da parte degli amministratori comunali-. Anzi, se si solleva per puro fatto di cronaca, la questione degli stipendi, v’ha chi scatta come mòlla, nel difendere i privilegi dei politici o di coloro che, insediatisi, immediatamente lo divengono. In barba a quella "giustizia sociale" invocata già nel lontano 1949 dall’augusto Pontefice Pio XII in uno dei tanti messaggi, molti protestano vivacemente, difendendo inconcepibili privilegi: del resto, chi sin dai tempi della giunta di Umberto Scapagnini, percepiva ben novantasei milioni l’anno di diaria per consulenza di Ufficio Stampa, o chi oggi (il direttore generale del Comune Lanza ed il Segretario generale Nicotri: citiamo dal sito del Comune di Catania, pagina ‘operazione trasparenza’, compensi dei dirigenti) riscuote in lordo oltre cento cinquantadue mila euro e circa cento undici mila euro l’anno, senza che queste cifre abnormi vengano messe in discussione da nessuno, alimentate anche dalle tasse (ICI, Tosap, Tarsu, ed altre) che i cittadini catanesi sono costretti a pagare, deve in ogni caso farsi araldo di tali incredibili ingiustizie.
E lo sconcio maggiore risalta quando si constata che in città non esiste una opposizione che possa definirsi tale: se si escludono infatti gli interventi del Senatore ed ex Sindaco Bianco, giustamente indignato per lo scempio del giardino Bellini e di piazza Europa, niun esponente del cosiddetto PD –i motivi si sanno: la connivenza con il ‘potere gestionale del sottobosco’, per usare un eufemismo- alza la voce contro gli assurdi sprechi di denaro ed i risparmi che questa amministrazione potrebbe avviare, senza piangere miseria in alcuni settori, mentre se ne impinguano, a spese delle tasche dei cittadini, degli altri.
Che Sant’Agata illumini e protegga sempre più i catanesi, verrebbe da concludere: se non rammentassimo, per nostra fortuna, come è scritto nella frase che corona la facciata del Duomo, che ella non deve essere offesa, poiché di tali misfatti è fiera vendicatrice. Una certezza che conforta tutto il popolo, avvilito ma senza dubbio non piegato dalle avversità degli uomini.
F.Gio.
Nota: l'istantanea fotografica è di questa mattina 30 giugno, alle 9,40: in piazza Roma gli operaj del Comune, evidentemente a causa del famigerato punteruolo rosso che le ha investite, abbattevano alcune storiche, ed antiche -almeno un centennio- palme che ivi allignavano. Ogni riferimento è puramente casuale...
Nota 2: è stato pubblicato il programma della Estate in città, a cura dell'Assessorato alla Cultura (???): strombazzzato come contenitore di eventi, leggendolo ci si accorge che è assente, tranne in un appuntamento dedicato alla Balistrieri, il teatro dialettale e quindi la cultura tipica siciliana nel suo insieme; mentre v'è... la sagra del cous cous, ove meglio sarebbe la festa dell'arancino catanese... In quanto alla riapertura del giardino Bellini, staremo a vedere... Infine alcuni dei protagonisti degli appuntamenti (da Guglielmo Ferro a Roberto Zappalà, ed altri) hanno incarichi plurimi: assessori, docenti con contratto alla Facoltà di Lettere, et similia... Godi popolo!!!

martedì 1 giugno 2010

S.Messa in latino presto anche a Catania

Tre anni dopo il motu proprio del Papa

A presto la Messa in latino anche a Catania

Mentre nella Diocesi di Acireale si applica il volere di Benedetto XVI, ancora in città si attende il pubblico
annunzio della sacra funzione -Molti pronti a partecipare, per lo più giovani -

Anche nella nostra Catania si potrà presto apprezzare il sacro rito della Messsa cattolica apostolica romana -per coloro i quali vi credono- in lingua latina. Si rammenta infatti che il "motu proprio" con il quale, il 7 luglio 2007, il Santo Padre Benedetto XVI ha autorizzato chiunque lo desideri e ne faccia richiesta al parroco -sollevando così lo spinoso problema pòsto dall'indulto di Papa Woityla del 1988, successivo alla scomunica dei 'lefebvriani', per cui era necessaria l'autorizzazione del Vescovo per far celebrare secondo il vecchio rito- ad officiare secondo il Messale di San Pio V, per cui il rito dela messa in latino, tridentino, non fu all'epoca abolito dalla riforma conciliare (entrata in vigore circa quarant'anni fa), ma si può dire messo in sordina. Oggi è possibile senza incorrere in scomuniche o rischi di discussioni, anzi in piena comunione còlla Chiesa, partecipare alla Messa secondo il vecchio e tradizionale formulario. Già in Acireale, una domenica al mese alle 10,30 in una parrocchia, come viene anche comunicato dal quotidiano locale, si celebra la Messa tridentina.
Quale dunque il motivo per cui i fedeli cattolici di Catania -ci risulta sian molti, più di quanti si possa immaginare-, attratti dal fascino sempiterno della tradizione, avvolti dal mistero poetico della lingua di Roma, vivente ancora e perfettamente in possesso delle proprie facoltà creative, non possono ancora anche esteticamente 'godere' di tale funzione sacra? L'Arcivescovo Gristina, pare -qui ci limitiamo a' sussurri delle sacrestìe, poiché nulla o quasi sembra ufficializzato- abbia dato tale incarico, ma nonostante ciò, nessuna funzione in latino nella forma qui richiamata, è stata resa pubblica. Pare inoltre che il Papa abbia chiesto ad ogni Diocesi d'Italia e dell'estero, un resoconto sulla applicazione del suo "ordine", poiché tale è il "motu proprio": evidentemente chi non lo mette in pratica, si pone in aperto conflitto non tanto con la Curia romana, ma colla volontà del Sovrano Pontefice. E se la Diocesi di Acireale, pur guidata dal Vescovo-poeta Pio Vittorio Vigo, non certo incline a tradizionalistiche visioni, sta applicando tale documento, Catania, grande ed antica civitas di fedele devozione agatina e mariana, Catania che da molti decenni langue senza un cardinale, ancor non vede la manifestazione consustanziale (è proprio il caso di dirlo) della Santa Messa in lingua latina, secondo la più che millenaria tradizione della Chiesa Cattolica. D'accordo, sarà antimoderno il rito: ma è informazione al di sopra di ogni sospetto che quasi eclusivamente i giovani, quei che han udito solo la Messa in italiano, nati dopo la riforma, affollano le funzioni in latino, che in moltissime città del nord si svolgono regolarmente, anche ogni domenica. "Sicut in caelo et in terra": v'ha da rieducare una depauperazione dei fedeli, che forse anche il vecchio rito, ora rimesso in auge dell'attuale Pontefice, può contribuire a migliorare. Codesto senza venir meno alle promesse del Concilio che tutti i sacerdoti han fatto, ed i fedeli in gran maggioranza condividono, sia chiaro. Nessuno intende qui tornare indietro, del resto atto impossibile, nella materialità.
E tuttavia, la Santa Messa in lingua latina consente di rinsaldare, chi la vede vacillare, la fede; chi non l'ha, di avvicinarsi ad essa; chi vagola nel dubbio, di ajutarsi a comprendere: "Asperges me, hyssopo, et mundàbor". Da notizie assunte, ci consta che sia in atto nella nostra chiesa catanese un sotterraneo, ma forte e ben determinato movimento diremmo quasi 'legionario' e 'templare', di autentici zelatori dell'Evangelo -quasi novelli emuli di Euplo, il diacono che volle morire per il possesso delle scritture- i quali stanno smuovendo pietre e montagne, per ottenere codesto risultato. E, a parer nostro, l'otterranno, con il concorso del Cielo e della Vergine Madre: senza dimenticare mai che, afferma il Messia, "siamo servi inutili, abbiamo fatto quel che dovevamo fare" (Lc 17, 10). Ed ubbidendo in perfetta armonìa, senza falsità che saranno inevitabilmente punite e senza invescarsi nelle spire di Mammòna, al precetto antico bernardiano: "Non nobis, Domine, non nobis, sed Nomini tuo da gloriam".

Bar.Sea. (Francesco Giordano)

(pubblicato su Sicilia Sera n° 329 del 28 maggio 2010)
Urgono provvedimenti di rigore

Necessario pedonalizzare piazza Dante

L’invasione delle automobili attorno alla chiesa ed all’ex monastero benedettino ha raggiunto proporzioni inaccettabili - Il Sindaco decida di restituire tale storico luogo ai cittadini -

Circa due anni e mezzo or sono, denominammo "invasione degli ultracorpi" un nostro intervento, da queste pagine, su la situazione disastrosa in cui versa la piazza Dante, nel cuore del centro storico (quello autentico, non i luoghi spacciati per tali dai disinformati) di Catania: dirimpetto all’ex monastero dei Benedettini, oggi facoltà universitaria, fronteggiante l’ex collegio delle Verginelle, anch’esso sede della facoltà di Magistero, compresa la parte detta ‘a ferro di cavallo’, insigne creazione dell’architetto settecentesco Battaglia, la quale degnamente quasi abbraccia il vastissimo tempio di San Nicolò la Rena, regale sede del complesso monastico secondo per ampiezza in Europa, la cui ubertosità e vastità fece echeggiare di stupore ogni visitatore il quale, in tempi di civiltà, era felice di visitarlo. In tempi civili, appunto. Si immagini un Goethe od anche i due astronomi Walthershausen e Peters, autori della bella (e novellamente semidistrutta… dall’incuria del Genio Civile che, per cause ignote ma evidentemente imputabili all’Assessorato competente del Comune, dopo quasi vent’anni non ha nessuna intenzione di completare i lavori interni di restauro della chiesa, dal terremoto del dicembre 1990…) meridiana solare che è sul pavimento dell’anzidetto tempio, attraversare oggi il piano di San Nicola, o piazza Dante: atterriti e spaventatissimi costoro preferirebbero tornare nell’etereo mondo del nord, piuttosto che piombare nella bolgia affricana (col massimo rispetto per i popoli della terra d’Affrica, sia chiaro) delle automobili transitanti ed invadenti ogni spazio della platea settecentesca, dagli stàlli adibiti dal Comune, mercé la società Sostare (la quale, per chi non lo sapesse, è per il 51% di proprietà pubblica comunale), ad ogni spazio libero della parte sud, compresi i passaggi riserbati ai pedoni.
L’amministrazione comunale del Sindaco Stancanelli ha fortemente voluto, ed ottenuto dopo qualche mugugno, la chiusura al traffico della piccola parte del centro prospiciente al Teatro Bellini, còlle vie adiacenti: un risultato del quale, alla prova dei fatti, come da qui anche abbiamo scritto, emerge tutta la positività. Or sarebbe bene che i medesimi reggitori dell’azienda Comune, sempre ligia a tartassare il cittadino e vessarlo di pagamenti e richieste di denaro in multiformi modi, si adoprassero al fine di considerare, nella visione globale di città aperta sempre più alle manifestazioni cosiddette culturali (delle quali gli spazi dell’ex monastero, mercé la collaborazione della Facoltà di Lettere, son mèta frequentissima negli ultimi tempi, anche nei fine settimana), constatata la riescita delle chiusure al traffico veicolare delle altre parti del centro, quale fattiva idea la chiusura alle automobili, esclusi naturalmente i residenti in zona, della suddetta piazza. Le motivazioni sarebbero molte, e motivate: peraltro piazza Dante rientra nel quadro di luogo di ritrovo segnalato dalla Protezione civile, in caso di calamità naturali: ed i collegamenti viari con la parte sud della città, da San Cristoforo in poi, potrebbero essere meglio gestiti e verificati, anche dalle forze dell’ordine. Sarà evidente il fatto che i numerosi studenti i quali ogni giorno, da vari punti, discendono in città per accedere alle aule ed assistere alle lezioni, come i docenti ed il personale addetto ivi operante, risulteranno i primi nella lista dei protestatari a tale provvedimento, inveterata com’è l’abitudine locale a considerare l’automobile, come il veicolo a due ruote, quasi una protesi od appendice del proprio corpo. Lasceranno l’auto in luoghi poco distanti: non mancano, se non l’intenzione di fare a piedi dei passi in più. E tuttavia, come nelle occasioni predette, se ne ha la volontà il Sindaco Stancanelli può imporsi in tal senso, per dimostrare quale considerazione egli abbia degli abitanti del quartiere che gravita intorno all’ex monastero, rione appellato un tempo appunto "dei benedettini". La cui potenza era tale che dopo il tremendo terremoto del 1693, al fine di instaurare un più celere collegamento con gli altri monasteri della via Crociferi, per il percorso della processione del Santo Chiodo, dopo Sant’Agata la festa più bella e partecipata della Catania sino al XIX secolo, finanziarono l’apertura della via di fronte la chiesa, digradante dolcemente verso San Giuliano, la quale si appella de’ Gesuiti: codesta segnalazione sia per dare l’idea di un intiero rione che andrebbe massimamente valorizzato nel suo valore architettonico e monumentale (vi fu il tentativo, ma senza successo, pure con buone intenzioni, di Antonio Fiumefreddo Assessore alla Cultura nei primi del XXI secolo, con l’idea forse un tantino astratta ma di gradevole inizio, del ‘parco archeologico’), sia per rimpianto spirituale e nostalgico di epoche nelle quali, lunge dall’invadente frastuono delle automobili e dalle loro funeste, inquinanti, terrifiche conseguenze per gli edifizi settecenteschi (ove i responsabili della salubrità dell’aria volessero verificare lo stato dell’inquinamento atmosferico apportato dai veicoli a motore che quotidianamente in volume immenso stazionano ivi, sarà sufficiente grattare qualunque facciata antistante e verificare con opportuna analisi chimica, il contenuto, quindi quel che attraverso la respirazione viene ingerito, de’ mefitici veleni delle auto…), Catania barocca era città a misura prettamente umana. Come nell’intervento nostro precedente, rammentiamo le parole di Karl Popper: "Il fatto che la gente si abitui a vedere violenza, che essa diventi il suo pane quotidiano, distrugge la civiltà".
Quella civiltà che si riscopre sopra tutto la notte, allorché cessati gli indecenti clamori del giorno, e senza badare alle false luci delle lampade elettriche, il silenzio invade il quartiere, e (fortunatamente) un bujo quasi crepuscolare avvolge la parte sud del piano di San Nicola, oramai devastato anche nel suo spazio arboreo (se è vero che il punteruolo rosso ha costretto al discerpamento delle palme, l’incuria totale di quel poco verde ivi esistente documenta lo stato di totale abbandono del sito). Allora fantàsime di monaci irritati dal notomìsmo che del loro corpo fisico, il monastero, si compie quotidianamente, vagano gementi tra i muri e nell’ombra delle vie: mentre calmo e flebile, un cocchiere a calesse frusta il cavallo che, felice, trotta facendo scoccare con ritmo eterno i suoi zoccoli sulla via Vittorio Emanuele, antica e sempiterna strada del Corso. Se ancora la fiamma della umanità resiste, lo si deve a codesta, inestirpabile magìa.

Barone di Sealand (Francesco Giordano)

(pubblicato su Sicilia Sera n° 329 del 28 maggio 2010; l'istantanea è dell'autore dell'articolo)

lunedì 31 maggio 2010

Processione festa S.Maria dell'Aiuto a Catania

Si concludono, con il mese mariano, i festeggiamenti della Madonna dell'Aiuto, venerata e popolare festa del centro storico di Catania. In questo video (dell'autore del blog), il passaggio del quadro miracoloso e del corteo, in via Vittorio Emanuele, altezza via della Palma, verso piazza Machiavelli o di San Cosimo. Il sottofondo con il canto delle rondini assolutamente autentico, nel simbolismo vivissimo, rappresenta l'immortalità.