lunedì 5 dicembre 2011

Considerazioni sulla Messa in Latino a S.Giuseppe al Transito in Catania




 
 
Ieri sera nella chiesa settecentesca di San Giuseppe al Transito in Catania recentemente riaperta al culto, si è celebrata, dopo la conferenza sulla figura del Cardinale Francica Nava, la S.Messa nella forma straordinaria del Rito Romano (detta anche comunemente "messa in latino"), da parte del sacerdote Don Antonio Ucciardo, docente di teologia e cappellano dello SMOM, assistito dai diaconi Serrano e Adernò. Hanno partecipato molti fedeli (il tempio era gremito), lieti dopo mesi dalla prima volta -in seguito a silenti e convinte battaglie- che anche nella città etnea si celebrasse il sacro rito secondo il 'motu proprio' del 2007 di Papa Benedetto XVI: a Monsignor Smedila rettore del vicino santuario mariano di S.M.del'Aiuto, è così subentrato il giovane prete Ucciardo, di fine attenzione liturgica.
Alcune considerazioni: la S.Messa in lingua latina, secondo la tradizione ultramillenaria, è di certo una funzione che ispira alla meditazione ed alla preghiera ben più che la messa nelle lingue nazionali dei vari popoli. I fedeli partecipano soprattutto pregando, e nella preghiera si realizza l'unione con l'ipostasi divina. I canti in stile gregoriano che dalla parte alta del tempio, senza l'assistenza di organo, furono eseguiti da valenti interpreti (l'Agnus Dei, il Pater Noster, ed altri), donano lo spirito affatto misticheggiante della funzione, ove l'incenso è anche 'collante' esorcistico. Ma nel 'deserto degli ultimi quarant'anni', come ha detto esplicitamente il p. Ucciardo nell'omelia riferendosi alla nuova liturgia la quale ha in molti casi stravolto il senso della Santa Messa, è difficile ricostruire. Anche tra i motivati fedeli, senza nessun ausilio di messalini col testo intiero (i quali ci dicono siano in arrivo, e saranno venduti a chi ne faccia richiesta), ove non abbiano quelli della nonna, risultò a nostra indagine visiva pressoché impossibile di rispondere, oltre all' "et cum spiritu tuo" ed al "Dominus vobiscum". Meno male che alla fine, dopo l'"Ite Missa est", la lettura in senso del tutto purificante, del prologo del Vangelo di Giovanni, le parole della Luce (sempre in Latino, naturalmente!), pose il suggello alla intensa funzione. Molto v'ha da fare, molto rimane. Che la S.Messa nella lingua tradizionale della Chiesa Cattolica si espanda e vada verso il popolo, come nei secoli passati: e non sia solo serbata per elìtes e cultori nostalgici! Non accada che una funzione così pregna di afflato mistico sia 'riservata' ai soliti noti, ma da parte dei responsabili si utilizzino le moderne tecniche (e tecnologìe) per diffonderne la partecipazione, in molti sensi, non soltanto nella presenza fisica. Può servire l'aggancio a conferenze, incontri culturali: e però ci si metta d'impegno a chiamare i giovani, le nuove leve, non solamente colti studiosi (di una certa età). E' l'autentico spirito del motu proprio che deve essere esaltato, anche oltre la celebrazione. L'alternativa, che a noi può anche andar benissimo ma a lungo raggio si rivela asfittica, è costituire l'ennesimo cenacolo: con la differenza che in quello evangelico gli Apostoli (che erano laici, non sacerdoti...) secondo lo spirito della Pentecoste, andarono per tutte le genti ad annunziare la Buona Novella. Questa a nostro parere, è la pietra angolare: 'battere sullo stesso terreno', ci si passi il termine, la S.Messa in italiano. Molto difficile, non impossibile, per chi crede.
Appuntamento il 1° gennaio per i fedeli che anche a Catania desiderano partecipare alla S.Messa in lingua latina, sempre nella chiesa di S.Giuseppe al Transito (piazzetta Maravigna, di fronte l'Anagrafe) alle 18,30, nel giorno dedicato alla S.Madre di Dio; sarà cantato il solenne Te Deum.
(F.G.)


Nella foto e nel breve video: alcuni momenti della funzione sacra.


venerdì 2 dicembre 2011

Santa Messa in Latino e conferenza sul Cardinal Nava a San Giuseppe al Transito di Catania, 4 dicembre 2011

La Confraternita di San Giuseppe al Transito e San Giovanni Battista
e la Nobile Arciconfraternita dei Bianchi
in collaborazione con il
Sovrano Militare Ordine di Malta e il
Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio (Spagna)

Sono lieti di invitare la S.V. all’incontro sul tema
La Riforma della Riforma:
l’Episcopato Francica Nava
tra i Pontificati di Leone XIII e San Pio X

Nell’83° Anniversario del pio transito
dell’Em.mo Card. Giuseppe Francica Nava di Bondifè
Arcivescovo di Catania

Relatori:
· Prof. Avv. Antonino Blandini, storico e giornalista.
· Rev.do don Antonio Ucciardo, docente di Teologia presso l’ISSR San Luca di Catania,Cappellano Delegazione SMOM e Nobile Arciconfraternita dei Bianchi.

Moderatore
Prof. Giuseppe Adernò


Seguirà la celebrazione della
Santa Messa in Rito Romano Antico
nella II Domenica di Avvento
Presterà servizio il “Collegio Liturgico Card. Francica Nava”

DOMENICA 4 DICEMBRE 2011
ORE 17,00

Chiesa di San Giuseppe al Transito
P.zza Maravigna - Catania

martedì 8 novembre 2011

Successo della II edizione del Premio internazionale di Poesia Antonio Corsaro




































Successo della II edizione del Premio internazionale di Poesia Antonio Corsaro



Un premio di poesia che si tiene nel suo luogo più autentico, ovvero nel 'tempio della memoria', una biblioteca pubblica, è quanto di massimamente armonico si possa imaginare. Così nella biblioteca comunale di Tremestieri etnèo, ariosa e luminosa nella sua struttura nuova ispirata all'antico, si è svolta la II edizione del concorso internazionale di poesia dedicato alla memoria di quel maestro, sacerdote poeta, che fu Antonio Corsaro, figura notevole della Letteratura italiana del Novecento, che ebbe nella città di Catania stabile dimora. L'evento è stato patrocinato dal Comitato Provinciale dell'AICS di Catania - Settore Cultura e dal Comune di Tremestieri Etneo.


Per l'iniziativa instancabile ed altamente laudevole di Vera Ambra, anima e presidente dell'associazione culturale Akkuaria la quale da anni persegue la riscoperta e la valorizzazione della Letteratura in senso autentico e che proprio da padre Corsaro fu incoraggiata a pubblicare la sua prima raccolta di liriche, l'iniziativa ha avuto luogo col successo che conviene a coloro che si raccolgono, invero una folta e qualificata élite, intorno al focolare della Poiesis, della Parola indiatasi nel verso.


In questo senso, dopo i saluti del direttore della Biblioteca dottor D'Urso, hanno relazionato il critico letterario Sergio Collura e lo studioso dell'opera di Corsaro, Francesco Giordano. La voce di Sergio Collura ha intrattenuto mirabilmente l'uditorio, vagando con la nobiltà che è congeniale all'oratore sul concetto di Letteratura e sul significato del verso, della Parola nella visione altamente poetica che ogni ispirato deve o dovrebbe avere, specificando che se non si comunica all'altro il messaggio insito nella Poesia, essa è nulla, e solo la Poesia autentica, egli ha precisato ricordando il giovane lirico Cesare Cellini, può salvare l'Uomo.Francesco Giordano ha scelto di illuminare la figura di Antonio Corsaro poeta e sacerdote, dopo una breve disamina biografica, leggendo alcune liriche tratte dalla raccolta "Il figlio dell'Uomo", ove egli opera una indagine finissima e temperata dalla alta sensibilità che lo contraddistinse, sul significato dell'esistenza dell'Uomo simbolo, Gesù che è negli altri; altresì dando lettura di altra lirica dove il poeta manifesta il suo amore per la terra nativa, "tra il sole e le sciare". Autore, tra le moltissime composizioni, dell'Inno a Sant'Agata che si canta ogni anno durante le celebrazioni per la Patrona di Catania, Antonio Corsaro sempre fu fiero della sua sicilianità, pur essendo uomo di visione internazionale. Dando lettura inoltre di una lirica verticalista (frangia estrema della poesia che vide in Corsaro il suo 'teorico), il relatore ha inteso informare l'uditorio su codesto aspetto della poeticità del 'prete sciolto', come amò definirsi padre Corsaro: un prete che molto amò la Santissima Vergine. E delle poesie alla Madonna, tratte dal volume "La Vergine", il relatore ha letto alcune, testimonianti l'afflato intenso che il religioso per altri aspetti controcorrente, quale Corsaro fu, ebbe sempre per la Madre di Dio, la Theotokòs.


La manifestazione ha veduto infine l'intervento di Vera Ambra, che coadiuvata dalle poetesse Gabriella Rossitto (la quale ha letto in modo affatto delicato e sensibile molte delle liriche premiate) e Mariella Sudano, amabile coordinatrice, ha premiato gli autori vincenti.Una manifestazione semplice e pura, all'insegna della Poesia che è visione salvifica e solenne, in un mondo oramai troppo, indubitabilmente, prosastico.




(***)

mercoledì 26 ottobre 2011

Premio Internazionale di Poesia Antonio Corsaro II edizione



Premio Internazionale di Poesia Antonio Corsaro II edizione




Il 5 novembre 2011 alle ore 18.00 si svolgerà presso la Biblioteca G. Calabrò di Tremestieri Etneo - Zona Canalicchio - la seconda edizione del Premio Antonio Corsaro.

Interverranno:
Vera Ambra, Presidente Associazione Akkuaria

Sergio Collura, Critico Letterario

Francesco Giordano, Giornalista


Per l'occasione, alla presenza delle Autorità cittadine, sarà inaugurata presso la stessa Biblioteca una nuova sezione dedicata agli autori di Akkuaria con i libri che saranno donati dall'Associazione. Gli autori presenti firmeranno personalmente le loro copie.

lunedì 10 ottobre 2011

La Comunità delle Suore Benedettine di Catania festeggia gli ottanta anni della Priora Madre Giovanna







La Comunità delle Suore Benedettine di Catania festeggia gli ottanta anni della Priora Madre Giovanna
 
Nei giorni scorsi la comunità monastica delle Suore Benedettine dell'adorazione perpetua del SS.mo Sacramento, presente da un centennio nella città di Catania nel monastero fascinoso e plurisecolare, sempre benedettino, di via Crociferi, ha festeggiato una ricorrenza importante e significativa, per le monache e gli amici che gravitano intorno alla confraternita, spinti dall'Istituto San Benedetto, la prima scuola cattolica nata nella città etnea: gli ottanta anni della Rev.ma Madre Priora Madre Giovanna Caracciolo, che regge le sorti del monastero dal 1986, allorché succedette alla Madre Maria Rosario.
Il 5 ottobre fu dato nella bellissima, e perfetta nella sua conservazione della prima metà del Settecento, chiesa di San Benedetto (tempio di proprietà della Chiesa, per fortuna... e non dello Stato... come gli altri adiacenti!) in via Crociferi, un concerto di chitarra classica tenuto principalmente dal maestro Agatino Scuderi, con la collaborazione del figlio ed altri promettenti esordienti, in onore di 'Nostra Madre', come la Priora, in virtù del carisma mectildiano dell'Adorazione al Santissimo, viene appellata dalla comunità (ella è in effetti la vicaria della Santissima Vergine, essendo la Madonna l'Abbadessa perpetua del Monastero); si udirono musiche di Paganini, Schubert, nonché pezzi di autori specifici per chitarra quali Cardoso, Tarrega e Sainz De la Masa, inframmezzati dalle riflessioni di Nostra Madre, lette da alcune Suore. Il giorno successivo 6 ottobre il Rev.Mons. Gaetano Zito rettore della chiesa celebrò la S.Messa di ringraziamento per il dono della presenza di Nostra Madre Giovanna a capo delle Suore Benedettine: ella ha voluto sottolineare la sua leggerezza e freschezza ed entusiasmo, nonostante l'età, e ribadire lo sforzo che da parte delle Benedettine si compie, specie nella società attuale, per rendere sempre vicine le genti al messaggio cristiano. Alla cerimonia affettuosa hanno partecipato anche gli amici da sempre vicini alla comunità, ed alcuni piccoli alunni dell'Istituto con le loro famiglie. A febbraio di quest'anno in chiesa vi fu la consacrazione perpetua di Suor Veronica, insegnante della scuola dell'Infanzia in Istituto, ed il 25° di Suor Chiara; prossimamente sarà una nuova consacrazione. Recentemente Suor Agata fu eletta Madre Vice; la segreteria e le relazioni pubbliche sono sempre con brillantezza svolte da Suor Annamaria; la comunità cresce, lenta ma inesorabile, secondo la divina volontà.
Ci piace riportare un passaggio delle riflessioni di Madre Giovanna,intorno alla preghiera: "La preghiera non è pensare ma amare. La preghiera è la nostra vita: sia che siamo in chiesa o altrove, noi parliamo con Dio come un bambino dialoga con la sua mamma. Dobbiamo pregare anche quando siamo nell'aridità con tanta fede: fede nella presenza reale, fede attiva, attuale, amorosa, fede nella presenza di Dio nelle persone, negli eventi. La vita prepara la preghiera e la preghiera accompagna la vita. Si prega vivendo e si vive pregando. La preghiera per noi è vitale perché consiste nel trasformare ogni cosa, ogni attimo in un atto di amore a Dio. Pregare significa vivere col cuore innamorato. Pregare è amare, ascoltare, invocare, chiamare per nome la persona amata. E' la preghiera che ci mette in intimo rapporto con il Padre, con il Figlio e con lo Spirito Santo. E' nella preghiera che Dio si manifesta a noi. Non si cresce nell'amore se non si cresce nella fede. Non si cresce nella fede se non si conosce Dio. Non si conosce Dio se non si prega".
Ad multos annos, per Nostra Madre e l'intiera comunità monastica delle Benedettine catinensi e tutti gli amici!


F.Gio.


Nelle immagini: un momento della cerimonia del 5 ottobre 2011; intorno alla Madonna, abbadessa perpetua, Madre Giovanna appena eletta Priora e la Priora emerita Madre Rosario, il 26 giugno 1986.

La Biblioteca Universitaria di Catania ricorda il direttore Salvatore Mirone ad un anno dalla scomparsa














La Biblioteca Universitaria di Catania ricorda il direttore Salvatore Mirone ad un anno dalla scomparsa
 
Con una cerimonia più affettuosa ed informale che strutturata nei canoni dell'ufficialità, si è ricordato la mattina del 7 ottobre, nella sala di lettura della Biblioteca Regionale Universitaria di Catania sita nel palazzo centrale, il compianto direttore della medesima Salvatore Mirone, ad un anno dalla sua scomparsa ed a sedici anni dalla sua quiescenza. Convennero a ricordare l'amico, l'uomo buono e gentile e dai tratti affatto sensibili con tutti, molti che gli vollero bene: fu questa anzi la mòlla che spinse a organizzarne il ricordo.
Relazionarono sulla figura di Salvatore Mirone insigne e brillante bibliotecario e capo della gloriosa biblioteca, nucleo rampollato dalla donazione del Vescovo Ventimiglia nel '700, il prof. Antonino Blandini, che narrò con dovizia di particolari le vicissitudini degli anni del XX secolo in cui Mirone fu al vertice della struttura, la loro intensa amicizia e collaborazione ed il fatto che alla sua tenacia si deve l'acquisizione delle carte Verga e De Roberto; il prof. Silvano Salvatore Nigro, ordinario di Letteratura italiana all'Università di Milano, ha voluto ricordare il Mirone sempre disponibilissimo con gli studiosi, ed alcuni personali aneddoti che ne fecero emergere l'umanità; il dott.Francesco Giordano, giornalista letterario, ha scelto di illuminare la figura di Mirone poeta discreto ma di grande levatura, leggendo alcuni versi di sue liriche tratte dagli "Appunti di Viaggio" pubblicati sulla rivista "Incidenza" (vedi la nota http://letterecatinensi.blogspot.com/2010/03/il-tempo-ritrovato-ovvero-due.html, che la direzione attuale della Biblioteca ha voluto affiggere all'ingresso della sala in ricordo del Mirone), così manifestando quel tratto peculiare dell'uomo, denso di grande nobiltà. Infine la dott.ssa Elena Migneco della Sovrintendenza ne ha ricordato la estrema affezione verso coloro che vedevano la Biblioteca come un luogo di pura ricerca; il Direttore attuale dott.Giovanni Viglianisi, allievo di Mirone, precisando l'approvazione di questi alla nascita della sezione musicale ed al corpus fotografico, ha concluso con l'auspicio che se non la Biblioteca (intitolata al palermitano G.Caruso), almeno la sala di lettura possano essere dedicate al nome dell'illustre estinto. L'uditorio intervenuto apprezzò molto il ricordo dell'amico, particolarmente la vedova prof.ssa Maria Salmeri, che di Mirone fu compagna di vita e d'arte, se così si può dire, avendo anch'ella diretto per trent'anni l'altra grande istituzione della città di Catania, la Biblioteca Civica ex benedettina, nel monastero omonimo. L'amico involato verso le eterne luci dell'Oriente, siamo convinti, del ricordo che in terra ancor si ha delle sue rimpiante qualità, avrà delicatamente sorriso.


F.Gio.


Nelle foto: momenti della celebrazione, e Salvatore Mirone in una foto di alcuni lustri fa.

giovedì 15 settembre 2011

Si discute sulla piazza Duomo chiusa al traffico: ma le palme secolari di piazza Stesicoro sono state abbattute... nella generale indifferenza!




Mentre fa in questi giorni discutere, in una città sonnacchiosa ed indolente come Catania (un vecchio detto, rammentato dall'ei fu professor S.Correnti, dice: "Pedi arsi sù li catanisi... forse per codesta ragione, amano muoversi in auto più che deambulando...), la chiusura al traffico, non del 'centro storico' (il concetto ed il perimetro di questo è ben vasto, e discutibile) ma della piazza del Duomo e di un breve tratto di via Vittorio Emanuele, col conseguente snodo viario deviato in strade adiacenti -e sarebbe stato molto meglio, da parte della pur solerte per altri versi (vedi aumento della TARSU assaj consistente) amministrazione comunale, vietare perennemente al traffico automobilistico sia tutta la via Vittorio Emanuele, da 'sardo' (ossia l'incrocio con via Plebiscito) alla 'statua' (piazza dei martiri), che via Garibaldi sino alle 'chianche' (incrocio con via Plebiscito : tali denominazioni popolari, ben note alla gens che frequenta il centro, non appajono sui fogli locali, vergati da inepte et indocte della storia civica... purtroppo...); mentre si attende dunque tale provvedimento il quale, lungi dal danneggiare la già inesistente poiché morta o moribonda, struttura dei commercianti di codeste vie -a parte i cinesi e gli indiani e mauriziani, che han mezzi diversi di mobilità- renderebbe il vero centro storico di Catania, finalmente libero dallo strangolamento quotidiano delle auto, e vivibile, segnaliamo con la foto qui acclusa, da noi scattata il 25 agosto, la situazione di piazza Stesicoro.
Sin dall'Ottocento, lo documentano le cartoline dell'epoca (chi si reca nella Biblioteca comunale, a parte chi lo possiede, può verificarlo nei bei volumi "Vecchie foto di Catania" del compianto giornalista e storico Salvatore Nicolosi), il lato ovest della piazza fu ornato di palme, che la abbellivano ai lati; rimasero solo quelle antistanti l'ingresso dell'anfiteatro romano, i cui discavi iniziati nel 1904, si conclusero nel 1906: opera meravigliosa di alta cultura, merito del Sindaco illuminato dell'epoca Giuseppe De Felice Giuffrida, socialista 'del cuore' alla De Amicis (sull'anfiteatro, cfr.F.Giordano, "l'Anfiteatro romano di Catania", Boemi 2002). Orbene quelle palme che da almeno cento e più anni ornavano la piazza non ci sono più, tranne una: le antiche phenix canariensis che hanno osservato la nostra storia del XX secolo, sono state tagliate, uccise.... dai giardinieri del Comune.
La 'giustificazione', se tale termine si può usare, ce la diede un Vigile Urbano ivi transitante: erano ammalate del noto parassita che da un pezzo le infestava. Ma non è logico. Molte altre palme del giardino Bellini soffrono dello stesso 'male', eppure continuano a vivere. Inoltre, tale morbo non era talmente nefasto da provocarne il taglio netto: cosa del resto già accaduta anni fa, nel più assoluto silenzio, nella parte sud del piano di S.Nicola, o piazza Dante, davanti l'ex monastero sede delle facoltà umanistiche. Inoltre anche un incompetente, in tempi di crisi, si rende conto della impossibilità di sostituire, per la secolarità delle radici inestirpabili, le vecchie palme con altre, se mai si fosse postulata tale eventualità. Troppo costoso, per le casse comunali. Ma era quindi necessario abbattere le vecchie, e secolari? Proprio indispensabile? Davano forse fastidio a qualcosa o qualcuno, dopo tantissimi anni? Vi è davvero da essere maliziosi...
Il dramma è che nessuno se ne lagna, quasi nessuno se ne accorge. I cittadini, la cui etnìa è mista e non allogena, sono abulici come non mai; i politici di qualunque bandiera -vil razza dannata, i politici, si diceva un tempo- pensano al proprio 'particulare'. Ma tutti, ahinoi tutti, imprecano per quel brevissimo tratto di 'centro storico' (che poi è un sessantesimo del centro storico vero!...), che si è osato chiudere alle automobili. E' proprio il caso di dire che si è come a Costantinopoli assediata dai Turchi nel 1453, durante il cui assalto i teologi discettavano sul sesso degli angeli... mentre la città moriva. Infatti le nostre palme sono morte, e non torneranno più, se non nelle cartoline, ad abbellire piazza Stesicoro innanzi l'anfiteatro. In altri tempi, per fatti del genere sarebbe bastata l'autorevole parola di illustri catanesi, da Mario Rapisardi a Salvatore Santangelo (per citare due nomi fra i tanti), per impedire codesto scempio. Chi uccide una pianta, affonda il coltello infatti nel cuore della Natura. Che, come giustamente afferma il motto agatino NOPAQUIE, non ha pietà per chi impunemente la offende. E se i veri catanesi sono oramai molto pochi, come gli indiani nelle riserve dopo la cattura dei grandi capi ribelli, ogni violenza allo spirito, come le offese allo Spirito Santo, non è perdonata.
F.Gio.